«Con Clinton e Blair contro la disoccupazione»

«Con Clinton e Blair contro la disoccupazione» Ma il vertice dell'olivo mondiale» a New York continua a suscitare diffidenze nel centrosinistra «Con Clinton e Blair contro la disoccupazione» Prodi: non sarà un direttorio ROMA. Prodi si spiega, per tranquillizzare gli alleati di governo, sugli obiettivi e la portata di quel vertice del 21 settembre a New York con Clinton e Blair che finora ha suscitato più diffidenze che consensi. Per timore che nasca da questa riunione una sorta di nuovo «direttorio», escludendo la Francia di Jospin e la socialdemocrazia tedesca (con il ridimensionamento dell'Internazionale socialista cara a D'Alema) o magari si allenti il tradizionale legame con il Cancelliere Kohl, sotto l'ipoteca di una difficile elezione la settimana successiva. Così dal «buen retiro» di Bebbio, nell'Appennino Reggiano, Prodi s'incarica di smontare le riserve, di minimizzare le critiche sull'asserito battesimo dell'«Ulivo mondiale» e lancia un messaggio diretto ai partners, sulle comuni preoccupazioni domestiche: «Ho lavorato con i miei collaboratori perché il prossimo autunno sia il meno "caldo" possibile, per preparare tutto quello che si può per la lotta contro la disoccupazione, per una ripresa più forte dell'economia». Parole rassicuranti per D'Alema, Bertinotti e Marini. Perché questa è l'emergenza da tutti condivisa, e la ripresa settembrina è la scadenza attesa e temuta un po' da tutti: partiti di governo e d'opposizione (questi ultimi già impegnati a cavalcare la protesta di piazza sulla disoccupazione) come dai sindacati e dalle imprese. Tantopiù che il panorama economico internazionale si va rapidamente rabbuiando e tutte le previsioni, le stime di crescita rischiano di essere ridimensionate dalla crisi asiatica e dalle pesanti incognite russe. E anche di questo ha parlato Prodi, allargando il discorso dalla situazione italiana al quadro mondiale e alla necessità di consultazioni a livello globale, perché «la risposta di un singolo Paese ormai non basta più». Dunque, ha sostenuto il presidente del Consiglio, «gli eventi dell'Asia hanno colpito parecchio l'economia europea e quella italiana in particolare. Adesso noi pensiamo di rimediare e i dialoghi internazionali che abbiamo cominciato in questi giorni intendono dare proprio una risposta internazionale a problemi internazionali». In questa prospettiva, ma non solo, si colloca allora anche il prossimo vertice con Clinton, Blair e il premier svedese Persson. «Siamo sempre stati abituati a parlare del mondo globale, unico, unito. E l'economia è diventata globa¬ le. Allora di fronte ai problemi di questo mondo unito perché non cominciare a far diventare globale anche la politica?», si è chiesto Prodi, intervistato in Tv, spiegando il senso della prossima riunione a New York. Un incontro accademico fra intellettuali prima, concluso poi con una sessione fra i leader politici. «E' da mesi che con i capi di governo con cui abbiamo più consuetudine, più affinità, più idee in comune abbiamo deciso di cominciare a trovarci assieme in modo sistematico spiega Prodi -, la prospettiva è di aiutarci a risolvere i grandi problemi del mondo: la pace. l'occupazione, gli equilibri internazionali, i problemi dei Paesi più poveri. Nessuna preminenza degli Stati Uniti, nessun discorso chiuso all'interno dell'Europa, una grande apertura al Brasile, che sarà presente e a tutte le nuove democrazie che stanno emergendo». Basta questa spiegazione a sgombrare il campo da possibili frizioni all'interno dell'Ulivo? «Eventuali malintesi - risponde il premier - verranno fugati proprio da queste riunioni. Ma io penso proprio che non crei problemi, perché noi non vogliamo fare né un'Internazionale socialista né un direttorio, per carità». I Verdi, con Paissan, restano scettici: «Il summit ha un valore simbolico e di collegamento. Ma il futuro politico non partirà di lì. E l'esclusione della Francia è incomprensibile». Positivo invece l'atteggiamento del Ppi, che sembra aver superato le iniziali riserve: «Le parole di Prodi ci hanno tranquillizzato», sostiene infatti Lusetti, che esprime «apprezzamento per il segnale distensivo che Prodi ha voluto lanciare agli alleati di governo escludendo che il summit punti alla creazione di una nuova Internazionale, che comporterebbe problemi a molti», [r. r.] Il presidente del Consiglio Romano Prodi

Luoghi citati: Asia, Brasile, Europa, Francia, New York, Roma, Stati Uniti