Congo, gli stranieri fuggono da Kinshasa

Congo, gli stranieri fuggono da Kinshasa Già in salvo centinaia di occidentali. I ribelli a 250 km dalla capitale, il presidente vola in Angola Congo, gli stranieri fuggono da Kinshasa Ma Kabila fa chiudere l'unica frontiera praticabile KINSHASA. Nella capitale del Congo si vive un clima da caduta del regime. I ribelli tutsi banyamulenge affermano di essere a solo 250 chilometri da Kinshasa, che «potrebbe cadere in qualsiasi momento». Il Presidente Laurent Desiré Kabila, ieri in Angola per incontrare il suo omologo namibiano Sam Nujoma, si è rifugiato a Lubumbashi, capoluogo dello Shaba (ex Katanga) e suo feudo personale. Gli stranieri fuggono, o almeno ci provano, visto che da sabato sera la frontiera fluviale con il Congo Brazzaville, l'unica praticabile, è chiusa. Mentre in città monta la rabbia contro Stati Uniti e Francia, accusati di aver fomentato la caduta del regime. Ancora venerdì sera i ministri degli Esteri di Zambia, Tanzania, Namibia e Zimbabwe si erano recati a Kinshasa per tentare una soluzione negoziata. Ma già il giorno dopo gli Usa decidevano di chiudere la propria ambasciata e di evacuarne il personale, mentre Francia, Belgio, Gran Bretagna, Canada, Sud Africa, Russia, Libano e Portogallo organizzavano l'esodo degli stranieri. Prima che l'aeroporto di Kinshasa chiudesse, gli Usa sono riusciti ad evacuarne 130, e altri 178 sono stati portati a Libreville, in Gabon, da un Airbus belga. Circa 700 invece hanno attraversato il fiume Congo, che separa Kinshasa da Brazzaville, la capitale dell'omonimo Paese (Congo ex francese). Così si sono messi in salvo 30 olandesi, una cinquantina di russi, alcune centinaia di francesi e anche 7 italiani, giunti ieri mattina a Parigi: Lora Rocchi e il figlio Stephane Agefilas, Cumonidioco Mankenda e il figlio Alain Teodori, Lidia Zongas (congolese) con i figli Luciano e Livia Barbarossa, e Eugenie N'Toumba Odya (congolese) con il figlio Hervay Strazzullo. Altri tre italiani erano attesi ieri notte Sono stati i francesi a consentire l'esodo fluviale, trattando con le autorità congolesi, e sempre i francesi tentano ancora di far riaprire la frontiera. Ma gli uomini di Kabila hanno mutato atteggiamento. Il capo di gabinetto del Presidente, Abdulaye Yerodia, prima ha ironizzato sulla fuga («Non li capisco, l'Europa è oppressa dalla canicola, mentre a Kinshasa la temperatura è dolce». Poi ha definito gli evacuati «topi che lasciano la nave». Allora migliaia di studenti e impiegati hanno manifestato a Kinshasa davanti alle ambasciate di Usa e Francia e all'albergo Mernling, dove vivono i corrispondenti stranieri, tentando di aggredire gli occidentali sotto gli occhi indifferenti di polizia e militari. Peggio è andata a 4 turisti (un canadese, un neozelandese, uno svizzero e uno svedese) che volevano vedere i gorilla nel parco nazionale di Virunga, al confine con Ruanda ed Uganda. Invece dei quadrumani hanno incontrato i guerriglieri hutu armati da Kabila contro il Ruanda, che li hanno rapiti. Un portavoce dei ribelli ha detto che gli stranieri «fanno bene a met¬ tersi temporaneamente al riparo in altri Paesi», poiché Kabila «ha fatto distribuire machete a giovani drogati incontrollabili, attizzando l'odio, e ci si può quindi aspettare che avvengano dei massacri». La radio di Stato esorta continuamente la popolazione a «massacrare» i tutsi, senza nominarli ma descrivendoli così: «Persone dai nasi lunghi, alte e magre, che ci vogliono dominare». Amnesty international hi realtà denuncia atrocità da una parte e dall'altra, e intanto si combatte attorno a Lubumbashi (dove secondo i ribelli Kabila sarebbe appoggiato da mercenari cubani e vietnamiti) e nell'Ovest, dove i banyamulenge avrebbero conquistato la cittadina di Songololo. Kabila ha iniziato ad arruolare i bambini, affidando l'esercito ad un «collegio di comandanti», mentre i ribelli hanno creato una «Coalizione democratica», guidata da 4 civili e 4 militari, e si dicono sicuri di conquistare Kinshasa entro pochi giorni: «Aspettiamo che la situazione sia matura perché cada senza combattimenti». [e. st.] Cittadini francesi si avviano con pochi effetti personali verso il porto fluviale di Kinshasa per rifugiarsi nel Congo Brazzaville sull'altra riva del fiume [fotoap]