Ulster, caccia ai killer di Ornagli
Ulster, caccia ai killer di Ornagli Salito a 28 il conto dei morti (9 bambini). Gerry Adams ai terroristi cattolici: fermatevi Ulster, caccia ai killer di Ornagli Blair, ma il processo di pace non si ferma LONDRA NOSTRO SERVIZIO Tony Blair, che ha interrotto la sua vacanza in Francia per volare a Belfast, promette di non risparmiare i mezzi per prendere i responsabili dell'attentato di sabato a Omagh: qualcuno ha interpretato le sue parole come il segnale che i laboristi potrebbero cambiare linea e ricorrere alla carcerazione preventiva dei sospetti terroristi. Anche David Trimble, primo ministro dell'Assemblea dell'Ulster che deve riunirsi in settembre, è rientrato precipitosamente dalle ferie in Germania con parole di fuoco per il Sinn Fein: a suo dire, «la bomba non sarebbe stata innescata o detonata se l'Ira avesse già consegnato le armi». Il conto dei morti è salito a 28: 9 bambini, 13 donne, 6 uomini. I feriti sono 220, di cui una decina in gravi condizioni. Sono le ore più difficili per il ministro del Nord Irlanda Mo Mowlam, che gli unionisti «hard» della Dup accusano di avere «ricompensato i terroristi». I lealisti, che secondo le rivelazioni di un prete si sono riuniti ieri per decidere il da farsi, potrebbero rispondere per le rime, e allora addio processo di pace. Come minimo, la formidabile Mo si ritroverà a dover decidere se introdurre una moratoria nelle scarcerazioni dei prigionieri repubblicani. La promessa di aiuto più forte le arriva dal primo ministro irlandese Bertie Ahern, il quale ha giurato di scatenare una caccia «spietata» ai colpevoli che con tutta probabilità si annidano nella Repubblica. L'orrore che ha trasformato la giornata del «carnevale di Omagh» nella peggiore scena di guerra della storia del Nord Irlanda, con il sangue delle vittime mutilate che si mescolava sul selciato al fiotto di un tubo dell'acqua rotto, è stato ricostruito ieri nella sua cronologia. Alle due e mezzo di sabato un uomo ha telefonato a un giornale locale, ha detto in gaelico di essere un membro della «Real Ira» e ha annunciato che c'era una bomba davanti al tribunale. Cinque minuti dopo la polizia ha cominciato a sgomberare la zona, facendo uscire la gente da bar e negozi e spingendola verso i crocicchi delle strade vicine. Alle 3 e 10, quaranta minuti dopo l'avvertimento falso, la gigantesca auto-bomba è esplosa circa 400 metri più in là, all'incrocio tra la Market Street e la Dublin Road. I poliziotti, alla disperata, sono corsi dentro la vicina farmacia Boots e hanno afferrato pannolini per tamponare le orribili ferite di chi magari aveva perso un braccio o una gamba. Ian Frew, che lavorava in un negozio investito dall'esplosione, ha visto l'inferno: «Una donna era riversa, con gli intestini di fuori. Un bambino piccolo giaceva morto nella vetrina di un negozio, con il passeggino lì vicino». Sua madre, May, dièe: «Ero nel retrobottega quando è scoppiata la bomba. Sono caduti tutti come le carte di un castello. Era scoppiato un tubo e l'acqua scorreva sui corpi: la strada era un fiume di sangue». Louis Godfrey, 18 anni, è accorso in cerca della sua fidanzata. «C'era una ragazza di una ventina d'anni con il suo bambino stretto al petto, coperto di sangue, morto. Non voleva lasciarlo andare». Un altro bambino ha perso mezza gamba e stava seduto a guardarla, con la scarpina ancora attaccata, incapace di piangere per lo choc. Tre donne, nonna, figlia incinta e bambina di 18 mesi, sono restate dilaniate dall'esplosione. Il cadaverino di un altro bambino, a detta di un altro testimone, «era completamente nero e spri¬ gionava fumo». Sabato doveva essere un giorno di festa per i bambini di Omagh: il loro corteo, previsto pressappoco per quell'ora, non era ancora passato per il centro della città. L'ospedale cittadino, il Tyrone County Hospital, ha richiamato in servizio medici e infermieri, ma le vittime erano troppe, e molte hanno dovuto essere trasportate in elicottero negli altri ospedali della provincia. L'angoscia di parenti e amici ha toccato il culmine perché è stato difficilissimo identificare alcuni dei poveri morti sfigurati. La popolazione della città, che ave¬ va conosciuto soltanto un'atrocità terroristica dieci anni fa, quando saltò in aria un autobus di soldati, è suddivisa grosso modo a metà tra cattolici e protestanti e ha una tradizione relativamente pacifica. Le vittime di sabato appartengono a entrambe le comunità. Ieri sera, Tony Blair e Bertie Ahern hanno parlato con i cronisti dopo il loro incontro a Belfast, per ribadire che la loro collaborazione è totale e incrollabile. Si ritiene che il primo ministro irlandese possa inasprire le misure di sicurezza fino a comprendere la detenzione preven¬ tiva, una misura che fino ad oggi era considerata controproducente perché catalizzerebbe lo scontento dei nazionalisti. Gerry Adams, dopo aver visitato Omagh, ha lanciato un messaggio ai terroristi: «Smettetela subito», si è detto «orripilato» e ha «condannato senza condizioni» l'attentato. John Hume, il leader dei nazionalisti moderati dell' Sdlp, ha raccolto più consensi di tutti quando ha detto che i terroristi sono «fascisti puri e semplici, che vogliono imporre la loro volontà all'Ulster». Maria Chiara Bonazzi Il premier della nuova Assemblea del Nord Irlanda «Non sarebbe successo se l'Ira avesse già consegnato le armi com'era nei patti» — A destra il luogo dell'esplosione e fiori per le vittime [foto ap-reuter] Gli ultra protestanti discutono se riprendere la lotta. Ma le vittime sono di entrambe le fedi
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