«Preso lo stragista anti-Usa» di Franco Pantarelli

«Preso lo stragista anti-Usa» Fonti anonime di Washington: ha confessato di aver cooperato agii attentati di Nairobi e Dar-es-Salaam «Preso lo stragista anti-Usa» Arrestato in Pakistan, la da lo interrogherà NEW YORK NOSTRO SERVIZIO C'è forse un reo confesso nella vicenda delle bombe fatte esplodere alle ambasciate americane in Kenya e Tanzania. E' stato arrestato in Pakistan mentre tentava di raggiungere l'Afghanistan e da quanto se ne sa alcuni degli uomini della Cia e dell'Fbi, che da giorni stanno lavorando a Nairobi e Dar-esSalaain, sono ora in volo per la capitale pakistana Islamabad, allo scopo di interrogarlo. Sembra una conferma della fattiva collaborazione esistente da tempo fra i servizi segreti americani e quelli pakistani. Furono questi, tempo fa, ad arrestare e subito trasferire negli Stati Uniti l'uomo considerato la mente dell'attentato al World Trade Center di New York, e fu ancora con la loro collaborazione che si arrivò alla cattura dell'uomo che tempo fa sparò davanti ai cancelli del quartier generale della Cia a Langley, uccidendo due persone. L'uomo da loro catturato questa volta si chiama Mohammed Sadique e ha 32 anni. I poliziotti di servizio al confine con l'Afghanistan si sono insospettiti perché la faccia di Sadique non era abbastanza somigliante a quella raffigurata nella foto sul suo passaporto. Lui ha pensato bene di offrire del denaro per convincerli a non essere troppo pignoli e loro lo hanno arrestato. Poi, durante l'interrogatorio, ha ammesso di avere partecipato all'operazione che ha portato alle due esplosioni, che due suoi complici erano riusciti a passare il confine prima di lui e a rifugiarsi nell'Afghanistan e che nell'organizzare l'attentato in Kenya hanno avuto l'aiuto di un gruppo collegato alla «Jihad» egiziana, quella cui viene fatto risalire l'assassinio del Presidente Anwar Sadat nel 1981. Tutto questo, secondo la ricostruzione della storia fatta dal giornale pakistano «The News», è avvenuto il 7 agosto, cioè lo stesso giorno delle due esplosioni, il che indica che se Sadique ha davvero partecipato all'organizzazione degli attentati non ha evidentemente partecipato alla loro fase finale, che del resto secondo le informazioni che si hanno finora è stata svolta da uomini votati al suicidio. Quanto al fatto che siano passati quasi dieci giorni prima che si sapesse dell'esistenza di quest'uomo, potrebbe indicare che il suo arresto è avvenuto il 7 agosto ma la decisione di «cantare» lui l'ha presa più tardi. Da chiarire per bene, dicevano ieri i loro «referenti» di Washington che naturalmente parlano solo a condizione di non essere nominati, ci sono almeno due cose: una è se la confessone di Mohammed Sadique non sia stata solo un espediente per porre fine al «trattamento» cui presumibilmente la polizia pakistana lo stava sottoponendo; l'altra è se lui costituisca la risposta su cui il dipartimento di Stato contava quando ha deciso di offrire due milioni di dollari di ricompensa a chi avesse fornito informazioni capaci di portare alla cattura dei responsabili dei due attentati. Un altro sviluppo che potrebbe risultare molto utile alle indagini è un riconoscimento fatto da un poliziotto kenyota in servizio all'ambasciata di Nairobi. Gli agenti dell'Fbi, si è saputo, gli hanno mostrato delle foto (probabilmente tratte dai loro archivi) e in una di esse lui ha riconosciuto un uomo che aveva visto aggirarsi vicino all'ambasciata il giorno dello scoppio. Il nome cui quella foto corrisponde non si conosce, ma alcuni giornali dicono che si tratta di un personaggio associato a Osama bin Laden, il miliardario saudita che ha lanciato la parola d'ordine di «colpire gli americani dovunque». Il nome di bin Laden è stato il primo a spuntare fuori subito dopo le esplosioni di Nairobi e Dar-esSalaam. Si ritiene che si trovi in Afghanistan, il che - se l'accusa contro di lui sarà esplicitamente formulata - pone quel Paese nel mirino delle rappresaglie minacciate giorni fa da Madeleine Albright, il segretario di Stato, contro il Paese che dovesse essere individuato come protettore dei responsabili dei due attentati. E' per questo, probabilmente, che le fonti ufficiali americane, almeno per ora, preferiscono non dire nulla di ufficiale sulle novità che le indagini hanno prodotto. Franco Pantarelli Riconosciuto in foto a Nairobi un collaboratore del ricercato saudita bin Laden Era lì il giorno del massacro Il saudita Osama bin Laden forse è legato agli attentati alle ambasciate Usa in Kenya e Tanzania. A destra, agenti del Fbi esaminano le macerie a Nairobi

Persone citate: Anwar Sadat, Langley, Madeleine Albright, Mohammed Sadique, Osama Bin Laden, Salaam