Federica torna a sorridere di Marco Accossato

Federica torna a sorridere La ragazza ferita da un albanese sta bene: «Ho avuto tanta paura» Federica torna a sorridere Dopo un mese lascia l'ospedale Sorride, adesso, Federica Ferrerò. Sorride davanti ai flash che continuano a illuminare i suoi occhi piccoli e lucidi, e alle telecamere che insistono sul volto pallido. «Non stancatela, è ancora debole», si raccomanda papà Adriano. La grande paura è passata. E la giovane studentessa di Moncalieri colpita il 19 luglio da un proiettile vagante in piazza Carducci durante una lite fra albanesi, oggi torna a casa, in strada Genova. Verrà il questore, a salutarla, stamattina. I giornalisti sono tutti qui, schierati nella saletta al terzo piano delle Molinette. Federica, come stai? ((Adesso bene, grazie». Federica, che cosa pensi di chi t'ha ferita? «Non so, non voglio parlare di lui». Sei disposta a perdonare? Silenzio. Federica, ricordi quella notte da Far West? «E' incredibile: in una società civile queste cose non dovrebbero capitare. Ho rischiato di essere uccisa». Papà Adriano indossa la stessa Lacoste giallo canarino di quella maledetta notte, quando verso le 4 il telefono ha squillato: «Sua figlia è grave, correte all'ospedale». Ora lui e la moglie Andreina non fanno che ripensare ad allora e ripetere grazie. Grazie a chi ha compiuto quasi un miracolo mentre la loro figlia pareva condannata a non farcela: «Grazie ai medici, agli infermieri, a chi l'ha soccorsa così in fretta quella notte. Abbiamo incontrato tanta umanità, qui in ospedale. Sono stati vicini anche a noi, nei momenti più difficili». E di momenti brutti ce ne sono stati davvero tanti in questi 27 giorni, durante le due settimane passate in rianimazione, poi quando è stato necessario un secondo intervento chirurgico d'urgenza per fermare un'emorragia interna che ai primi d'agosto ha rimesso in forse la sopravvivenza della ragazza. Ha un viso da adolescente, Federica. Minuta come una bambina, ora passerà qualche giorno al mare. I capelli tirati all'indietro: «E' una ragazza forte», sussurra mamma Andreina. «Di quella notte racconta lei - ricordo che festeggiavo un esame andato bene. Ho sentito spari, credevo fossero petardi. Poi ho sentito un bruciore e sono crollata a terra». L'ambulan¬ za, i medici: le immagini, nella sua mente, scorrono nitide. «Ho capito che cosa mi era successo solo quando il medico sull'ambulanza, via radio, ha parlato con il pronto soccorso e ha detto "colpo d'arma da fuoco"». Nella saletta al terzo piano delle Molinette c'è il professor Gian Ruggero Fronda, primario del reparto di Chirurgia B dove Federica è stata trasferita il 7 agosto: «La convalescenza? Durerà un mese e mezzo, poi potrà riprendere la vita di sempre». E c'è il dottor Sergio Livigni, anestesista-rianimatore del reparto della professoressa Urciuoli, dove la studentessa moncalierese s'è risvegliata dopo il coma: «Quando abbiamo dovuto operarla la seconda volta abbiamo temuto». Il caso di Federica ha acceso roventi polemiche sulla criminalità e sul bisogno di sicurezza in città. Ogni giorno, per tutto il periodo del ricovero in rianimazione, il ministro dell'Interno, Giorgio Napolitano, ha telefonato alle Molinette per essere aggiornato sulle condizioni della studentessa moncalierese. «Spero che la mia vicenda sia servita a qualcosa, a rendere la città più sicura», sussurra la Ferrerò. In carcere, accusato del ferimento, c'è Hysi Arianit, 21 anni, ma i complici di quella folle notte di fuoco non sono ancora stati catturati. Marco Accossato «Spero che la mia storia sia almeno servita a rendere la città un po' più sicura» Federica Ferrerò a lato e con i genitori e con il professor Gian Ruggero Fronda sarà dimessa stamane e potrà tornare a casa

Persone citate: Federica Ferrerò, Gian Ruggero Fronda, Giorgio Napolitano, Hysi Arianit, Sergio Livigni, Urciuoli

Luoghi citati: Moncalieri