Cinque donne per un tè col duce

Cinque donne per un tè col duce Ultimo ciak del nuovo film di Zeffirelli, tratto dalle memorie del regista Cinque donne per un tè col duce «Le mie donne raccoglieranno l'Oscar di squadra il protagonista sono io, un bambino verso l'arte» ROMA. «Io sono stato sempre amico della vostra democrazia inglese». Le urla e i passi del Duce spezzano il silenzio della sala. La voce di Hester, la vedova di un console britannico che ha realizzato il sogno di incontrare Mussolini, è, invece, fioca, flebile. Roma, museo delle Arti popolari: si gira l'ultimo ciak, la scena principale del nuovo film di Franco Zeffirelli, «Un tè con Mussolini». La pellicola, girata quasi interamente a Firenze, è tratta dal libro delle Memorie del regista, datato 1986 e pubblicato in 12 lingue, tuttavia mai in Italia. Dalle parole di Zeffirelli subito avanza l'ironia per «questa vergogna» e poi, tra sudore e sigarette, nasce il racconto: «E' un intreccio di storia e commedia, un salto da un'epoca ad un'altra, un film raccontato attraverso gli effetti che il fascismo ha avuto sui singoli personaggi». Per il regista sono «le ultime ore d'agonia», ma il suo volto s'illumina quando accenna alle sue «ladies»: la rockstar Cher, la vedova di Laurence Olivier Joan Plowright, la protagonista di «Camera con vista» Maggie Smith, la prediletta di Robert Altman Lily Tomlin e, infine, Judy Dench, già con Zeffirelli in «Giulietta e Romeo». Sono le magnifiche cinque, battezzate le «Scorpione», in tutto 3 Oscar e 6 nomination. «In un anno in cui le figure femminili non sono valorizzate le mie attrici tutte insieme raccoglieranno un Oscar di squadra», promette Zeffirelli. Il film, quasi tutto montato, 11 settimane di lavorazione, 110 ambienti diversi, 24 miliardi di lire come spesa, uscirà entro la fine dell'anno in tempo per l'Academy Awards. Non una storia ma tante storie. Di donne. Donne, eccentriche, dalla spiccata personalità, dalla ferrea volontà. Eppure il vero protagonista è un bambino, Luca Innocenti (ovvero Franco Zeffirelli), interpretato in giovane età da Charley Lucas, poi da Baird Wallace. Per affermarsi nel mondo dell'arte diventa un perfetto gentleman inglese grazie alle cure di queste cinque signore: Elsa (Cher), ex ballerina ebrea, personaggio complesso, generoso, alla ricerca della passione ma poi tradita proprio dall'amore; Hester (Maggie Smith), affascinata dal Duce ma poi internata a San Gimignano; Mary (Joan Plowright), una donna che sceglie di diventare «madre» del bambino; Geòrgie (Lili Tomlin), una irriverente archeologa americana, e Arabella (Judi Dench) rapita dalla bellezza dei palazzi, delle chiese, dei musei italiani. Sono costretti, invece, a muoversi quasi nell'ombra Massimo Ghini, il padre del bambino, e Paolo Seganti, l'amante-traditore che denuncerà Elsa ai tedeschi. Confinata sullo sfondo Firenze, tra l'assalto dei tedeschi rispettosi dell'arte («Non c'è dinamite» afferma il maggiore nazista per salvare la città) e la liberazione degli Alleati che sottraggono le donne al destino avverso. L'ultimo zoom però è per quel bambino diventato grande che ora, finita la guerra, potrà cimentarsi nell'arte, nel teatro, nel cinema. «Quel bambino ora è diventato vecchio», sorride Zeffirelli visibilmente soddisfatto della sua ultima performance: «Alla mia età non voglio fare solo la fine di Fellini, morto di inedia e di vergogna». Ed eccolo, quindi, subito orientato verso il futuro: «Il 20 ottobre ho le prove per La Traviata al Metropolitan di New York ed in mente mille idee, mille aerei che aspettano solo di atterrare». Tra quegli «aerei» c'è il progetto di un film sul dopo-2000 e di un libro sul periodo '35-'45, anni in cui si ambienta la sua ultima fatica. «Non posso guardare al presente - spiega Zeffirelli -. Dovrei raccontare un romanzo alla Tolstoj, solo che in questa era c'è solo guerra e non pace». Ed infine arrivano anche appunti di storia: «Ad ogni azione succede una reazione: personaggi come Hitler in Germania, Mussolini in Italia e Pinochet in Cile sono la logica conseguenza delle ingiustizie del Trattato di Versailles». Le telecamere smettono di girare, gli attori, le attrici e le comparse si fermano. Nella calda vigilia di Ferragosto ora si apriranno le bottiglie di champagne. Tra poco comparirà la parola fine. Ma non per il regista. L'ultima stuzzicante battuta è per il caso doping: «Nel calcio tutti prendono stimolanti». [gio. lamb.] «Nel mio futuro c'è molto lavoro non voglio finire come Fellini» Fra le interpreti c'è anche Cher Massimo Ghini assieme al piccolo Charley Lucas A destra: Franco Zeffirelli sul set di «Un tè con Mussolini»

Luoghi citati: Cile, Firenze, Germania, Italia, New York, Roma, San Gimignano