«Pini e Marini capiranno?»

«Pini e Marini capiranno?» «Pini e Marini capiranno?» Turci: ma questo percorso è irreversibile INTERVISTA LA REAZIONE DELLA QUERCIA ALLORA, on. Lanfranco Turci, il 21 settembre sarà l'ora X dell'Ulivo mondiale, come vi preparate voi del pds? «Io penso che la cosa vada vista in questi termini: tradizionalmente non c'è mai stato un gran rapporto tra la sinistra di tradizione socialista e la sinistra americana espressione del partito democratico perché, appunto, questa ha una matrice diversa dalla nostra e non proviene dall'Internazionale socialista. E la differente matrice ha storicamente costituito un elemento di freno a un confronto effettivo fra le esperienze sia nello Stato sociale che nelle politiche del lavoro o economiche generali». Adesso invece che cosa è cambiato? «S'è trasformata la cultura socialista europea. Attenzione: parlo di quella socialista, non di quella internazionalista comunista. Guardo alle tradizioni socialdemocratiche, insomma all'Internazionale socialista classica. Ecco, in questo terreno si sono stemperati i fattori classisti. La classe operaia, il lavoro dipendente non sono più visti come unica fonte per ogni analisi della società, non sono pim la base per le proposte di riforma. E questo stemperamento porta naturalmente ad accostare l'esperienza della sinistra europea e quella americana». Questo a prescindere dall'Ulivo di Prodi, vero? «Certo. In questa analisi infatti parlo più di Blair, cioè dell'evoluzione ultima del socialismo europeo. Ma anche la presenza di Prodi, se la svincoliamo dal contesto italiano, mi pare in perfetta sintonia con ciò che ho spiegato». Cosa intende dire? «Dico che Prodi è il leader di una coalizione in cui confluiscono esperienze riformiste di diversa matrice: il pds, quindi il partito comunista con le relative trasformazioni, parte del socialismo italiano, le culture riformiste di tradizione cattolica e di matrice laica. E' logico, dunque, che Prodi stia a quel tavolo di riformatori». Sarà così, ma come la mettiamo, tornando in Italia, con il partito Popolare? Il leader di riferimento europeo di Marini non è Blair, ma Helmut Kohl. Non è una grossa contraddizione, nello scenario che lei ha tratteggiato? «Sì, senza dubbio. Questo è un problema se noi guardiamo ai fatti partendo dagli schieramenti così come sono storicamente conside rati in Europa. Non c'è dubbio che il Ppi guardi ai conservatori europei, da Kohl a Aznar, e mi fermo lì perché sennò si arriva a Berlusconi. Certo, c'è una contraddizione potenziale, ma va messa nel conto dell'evoluzione degli schieramenti storici ereditati dalle diverse forze politiche. Penso che il partito di Marini esprima una componente più riformista di quanto non faccia la de tedesca. Per non parlare poi degli spagnoli di Aznar. E da noi non c'è dubbio che, morta la de, il filone dei Popolari sia l'erede della tradizione della sinistra dossettiana, dell'esperienza di Moro e di altri riformisti». Prodi con Clinton e Blair a fondare l'Ulivo mondiale: la notizia non rovinerà le vacanze a D'Alema? «Non la vedrei così. Guardi, io avrei una forte preoccupazione, che non riguarda però D'Alema, ma l'Ulivo. Della coalizione, infatti, fanno parte anche altre forze di centro con posizioni più moderate rispetto a Marini. Penso al movi¬ mento di Dini, che sta al centro nel senso più classico della geografia politica. Credo che queste componenti farebbero fatica a collocarsi in uno schieramento mondiale capeggiato da Blair, Clinton o anche dall'Ulivo. Ma non credo ci saranno riflessi politici automatici sulla vita italiana dal vertice del 21 settembre. Sono livelli differenti, qui si amministra un paese, lì si comincia un percorso per adesso culturale». E l'Internazionale socialista tanto cara a D'Alema, che fine farà? «D'Alema stesso disse già tempo fa che quando si sarebbe aperto il dibattito sulla terza via non si sarebbe liquidata l'Internazionale socialista. Bisognerà stabilire un rapporto nuovo fra l'Internazionale e le altre esperienze riformiste sparse in tutto il mondo». Quindi l'Internazionale socialista non andrà in soffitta... ((Assolutamente no. Al momento il tema non si pone neppure. Nell'Internazionale ci sono anche importanti realtà dell'America Latina, africane, asiatiche». Sedere al tavolo con il vecchio «nemico», l'uomo della Casa Bianca, non creerà problemi a chi un tempo nel pei vedeva l'America come il diavolo? «No, è davvero passata tanta acqua sotto i ponti. E poi oggi alla Casa Bianca ci sta un democratico. La politica di Clinton non è quella di Reagan... Il fatto che oggi in America lo schieramento di governo sia democratico-progressista aiuterà tutta la sinistra europea». Flavio Corazza Però non mi preoccupo per i Popolari italiani: loro sono molto più riformisti della Cdu tedesca di Kohl Non ci saranno riflessi automatici sulla vita politica italiana, il confronto per adesso è sul piano culturale Nella foto grande il diessino Lanfranco Turci A sinistra il Cancelliere tedesco Helmut Kohl

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