«Il giudice forse tradito da una donna» di Pierangelo Sapegno

«Il giudice forse tradito da una donna» Cagliari: nessuna traccia dal giorno dei funerali dell'ultima fidanzata Marinella Cotza «Il giudice forse tradito da una donna» Scompare nel nulla la supertestimone CAGLIARI DAL NOSTRO INVIATO Il taxi si ferma davanti al cancello. C'è una strada deserta, c'è una signora che sta nel sole con un vestitino stropicciato di seta leggera. Via Giotto 14, Cagliari. La signora guarda passare gli intrusi. Un cortile di asfalto, case di periferia. Al citofono, il penultimo campanello: «Cotza». C'è Marinella? «Sono la mamma». E sua figlia? «Non c'è. Non sappiamo più dov'è. Vive da amici». Ma lei la sente? «Spero di sentirla, sì. Ma fino adesso non ha chiamato. Non ha più chiamato». La linea cade. La porta di vetro, le sbarre di ferro. Gli intonaci color della sabbia. E'' da ieri che continua questa ricerca, fatta di numeri di telefono, di indirizzi, di amici degli amici, di appuntamenti a vuoto. L'ultima volta che hanno visto Marinella Cotza aveva un vestito a fiori e i sandali, le gote scavate, gli occhi pieni di lacrime, dentro le volte del Duomo, nascosta in mezzo alla folla, lontana dalle prime file dove piangevano i fratelli e la famiglia Lombardini. L'ultima volta era seduta su un muretto consolata da un'amica. Si erano avvicinati quelli di Canale 5, le avevano chiesto di parlare, lei aveva detto di no, senza fermare i singhiozzi. Poi, Marinella è sparita. Il giudice sceriffo era un uomo pieno di donne. E dicono che forse una donna l'ha tradito. Però, è vero che doveva esserci anche una donna a quell'appuntamento con Melis, e che è lei che vogliono ascoltare i magistrati di Palermo. E' l'ultimo mistero in mezzo agli altri misteri del caso Lombardini: quella donna è un testimone importante, che potrebbe risolverne alcuni. C'è chi pensa sia Marinella Cotza, la sua ultima fidanzata. «Non è mai stato fidanzato con quella signorina», dice Carlo, fratello del giudice. Parlano di una con i capelli rossi, che l'avrebbe accompagnato all'aeroporto di Elmas. Dall'agenda dell'avvocato Luigi Garau: ((All'incontro c'era anche una donna. Capelli rossi...». Marinella è secca, bruna. Paola Bitti, la sua ex, invece era così. Ma è in Africa, ci dicono, «non potete trovarla». Mezzogiorno, via Giotto. Il campanello suona di nuovo. E' il fratello, questa volta: «E' inutile cercarla qui, lasciateci in pace». Ma Marinella vive ancora nella casa del dottor Lombardini? «Noi non sappiamo niente di Lombardini. Se volete sapere qualcosa di Lornbardini andate a chiederlo a mia sorella». E dove la possiamo trovare? Dicevano che viveva in via della Pineta, sulla strada che sale, ima porta, mattoni rossi, dei pini sul marciapiede dopo il cancello. Era la casa di Luigi Lombardini, il magistrato suicida. Ma è andata via da qui subito dopo la tragedia. Forse. Risponde la voce di un uomo al telefono: «Non so niente. Io non l'ho mai vista qui». Come, non viveva qui? «No, adesso ci siamo noi. Siamo i parenti di Luigi. E nessuno di noi conosce questa signorina». Da Beppe, al ristorante, o al Corsaro, sul mare. Qui, Marinella non l'hanno mai vista assieme al giudice. «Veniva con una donna vistosa, alta», dicono. D'un colpo, Marinella sembra sparita anche dal suo passato. E poi perché sarebbe così importante la testimonianza? Davvero soltanto per la notte di Elmas, per l'appuntamento con Lombardini? Ormai anche l'avvocato Piras l'ha confermato. Ci sarebbero persino delle fotografie a provarlo. E allora, perché? La donna può sapere altre cose, rivelare altri segreti? E dov'è Marinella? In via Giotto, la voce che arriva dal citofono graffia piena di rabbia: «Ecco, andate a cercarla. E quando la trovate, fatecelo sapere per favore». E allora riprende questo inseguimento kafkiano. Altri nu¬ meri di telefono, altri indirizzi, altri consigli. «Vive da Grauso», dice qualcuno. Ma Nichi Grauso nega: «No, non è vero. Dovevo sentirla, ma non mi ha chiamato». La si prova a cercare in mezzo alle altre donne di Luigi Lombardini, sfiorando le memorie, chiedendo di Paola Bitti («li vedevamo da lontano, erano facili da riconoscere») o di Anna, la sua segretaria. I ricordi portano alla sua prima donna che morì di sclerosi multipla e che quand'era malata, lui teneva nelle braccia mentre entrava in ospedale, e portano da Marisa Castelli, che era una modella 20 o 30 anni fa, quando si erano fidanzati, e che era stato il suo grande amore. Come diceva Lombardini? «Io mi sono già sposato due volte. Con la Grazia. E con la Giustizia». Adesso Marisa Castelli è una signora che vive a Roma e che era rimasta vicinissima al magistrato suicida. Con lei continuava a sentirsi e a confidarsi. E le ha mai parlato di Marinella Cotza? «No, mai». Ma viveva con lei, se vi sentivate ancora come faceva a non saperlo? «Di lei, Luigi non me ne aveva mai parlato. Ho letto in questi giorni che lei si definiva la sua fidanzata. Lui aveva una governante, diceva che era molto brava, che cucinava benissimo. Lei ogni tanto mi rispondeva al telefono. Però ho mai sentito un'altra donna». Si dice che ci fosse una donna con lui all'aeroporto. Ci crede? «No, assolutamente no». E perché? «Perché lo conosco troppo be¬ ne. Non era un tipo da portarsi dietro un'altra persona, soprattutto in quelle condizioni, a un appuntamento così delicato. Lui non l'avrebbe mai fatto. E poi ho letto che lui sarebbe stato quasi travestito. Stento a crederlo, sinceramente». Lombardini le aveva mai chiesto favori? Telefoni, ospitalità? «Telefoni no. Ospitalità sì». Che uomo era? Un duro? Uno sensibile? Un dongiovanni? «Non era uno che si parlava addosso. Ricordo che aveva sempre questa pistola nella cintura che era talmente grande che mi spaventava. Oh, Luigi, io non posso più uscire con te così. Era di destra, era un uomo d'ordine, ma non gli piacevano i fascisti. Un suo mito era John Kennedy, aveva un mezzo dollaro bucato con la sua immagine. E aveva un solo pensiero fisso. Il lavoro. Non viveva che per quello. Era la sua passione. Le donne erano il suo secondo interesse». Era uno che poteva uccidersi per amore? «No». Per vergogna? «No». Per lavoro? «Sì. Beh, si è ucciso per quello». Quali erano le cose che odiava di più? «I sequestri di persona. Li riteneva i reati più ignobili». E la sua paura? «Non so. Però, il carcere lo conosceva bene. L'arresto era una cosa allucinante per un uomo del genere. Sì, può essersi ucciso per questa paura». Pierangelo Sapegno Forse l'amica può rivelare altri segreti Grauso: «Dovevo sentirla, ma non si è fatta viva» La madre: «Non so dov'è, vive da amici» Il pianto di Marinella Cotza, compagna di L Lombardini, e il funerale del giudice

Luoghi citati: Africa, Cagliari, Elmas, Palermo, Roma