«Mi mandano a vendere dal mattino a mezzanotte»
«Mi mandano a vendere dal mattino a mezzanotte» SFRUTTATI E MINACCIATI «Mi mandano a vendere dal mattino a mezzanotte» SONO tre. Mercoledì pomeriggio erano all'angolo tra piazza Castello e via Accademia Albertina, mercoledì a mezzanotte non avevano ancora finito la loro giornata di piccoli accattoni e venditori di mollette da bucato ed accendini, e fermavano la gente in piazza Vittorio. Masticano «Big-Babol», dicono di avere «Io e lui quasi 15 anni, lui invece 12», ma ne dimostrano non più di 11 i più grandicelli, e sette o otto il più piccolo. Due scappano continuamente per paura, il terzo si fida di più, e racconta le sue giornate. Dice che gli altri due amichetti temono «la c-mune, cmune, ti portano via, non torni più, non sai dove ti portano, certi li uccidono». Viene fuori che il babau, messo in testa ai bambini da chissà quale parente adulto, è la paura di finire in una comunità per minori, che sottrarrebbe ai grandi una fonte di reddito. Istruiti a dovere, si chiamano naturalmente tutti e tre «Mohamed» e «Shamed» (che è la stessa cosa). Ve bene, Mohamed, ma alla vostra età non sarebbe più giusto giocare, invece di stare qui a lavorare? «Noi giochiamo anche qui, ci corriamo dietro». E poi «il lunedì pomeriggio andiamo a giocare a pallone in un campo qui dietro». Perché solo il lunedì? «Non so». I tre Mohamed vendono «dalla mattina alle otto, otto e mezzo, fino alla sera alle nove». Ma poi, a mezzanotte li si reincontrerà in piazza Vittorio, sfiniti, con le cassettine di carabattole da smer¬ ciare ancora piene. «Ma come, ancora qui?» «Oggi abbiamo venduto poco, per mangiare bisogna lavorare, bisogna vendere». Dicono che i loro genitori sono in Marocco: «Veniamo da Kurigba. Io sono qui da un anno, con mio fratello. Ma adesso sono solo, lui è tornato in Marocco a chiedere i permessi per me. Loro due sono qui da 4 mesi. No, anche loro il padre e la madre ce l'hanno giù in Ma- rocco, loro abitano con un cugino, che adesso è in Marocco con mio fratello». Mohamed numero due: «Sì, qui adesso siamo soli, quello che guadagno me lo tengo». Mohamed primo abita «in via Sant'Agostino, sai dov'è?» E gli altri due dicono: «le non la so la via, è a Porta Palazzo, so il numero, stiamo al numero 32, però ci so andare». In Italia sono arrivati «in pullman, passando dalla Fran¬ cia». Anche dalla Spagna, no? «Boh, dalla Spagna non so se siamo passati, so che era un viaggio lungo, non arrivavamo più». Mohamed dice che guadagnano «15-20 mila lire per ciascuno al giorno, poco per mangiare». Lui, Mohamed numero uno, parla l'italiano non solo meglio degli altri due, ma proprio piuttosto bene. «No, a scuola l'anno scorso non ci sono andato. Neanche in Marocco ci andavo. Anche là dovevo lavorare. Ma adesso, a settembre ci vado, mio fratello ha detto che mi manda». Parlottano in arabo. «Anche noi a settembre andiamo a scuola». Perché sennò c'è il rischio della «c-mune», il babau. Scappano via, in un attimo non ci sono più. Il più piccolo ha visto arrivare un'auto dei vigili, e ha dato l'allarme. L'auto va oltre, loro rispuntano: «Dai compra un braccialetto, mi paghi un gelato?» I sogni dei tre ragazzini? Il più piccolo «tornare a casa, o che mia madre viene qui». Mohamed numero due «un motorino». Mohamed primo «diventare dottore». [g. fav.l «Se vai in comunità non torni più Possono ucciderti» 7% Un bambino (sopra) assieme a un'adulta avvicina gli automobilisti ai semafori per impietosirli e chiedere soldi. Due piccoli venditori di carabattole in giro per il centro. Questo venditore (a fianco) ha meno di IO anni
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