Quanto è snob fare passerella sotto la pergola del ristorante

Quanto è snob fare passerella sotto la pergola del ristorante LE TRIBÙ7 DELL'ESTATE/^ Nei locali preferiti da intellettuali, ex sessantottini e fricchettoni Quanto è snob fare passerella sotto la pergola del ristorante URCA, mica è facile resistere alla coscia-flash, al tetteflash. Guardare il noto critico teatrale, ad esempio: non sa più dove posare gli occhi mentre gli occhiali gli si allungano sul naso, sembrano quasi volare là, a destra, per planare sulle belle forme vestite (si fa per dire) della brunona abbronzatissima al cui fianco il compagno, cieco a tanto bendidio (sarà l'abitudine?), si diverte come un bimbo nel consumare i tasti del cellulare per scrivere messaggi. Gli occhiali del suddetto critico non sono i soli a sembrare sempre sul punto di decollare sulla scollatura generosa laggiù, nell'angolo della pergola, o sull'altrettanto generosa mini in direzione dell'ingresso: per la clientela maschile questa sera è un incanto, sotto i fanali della topia è tutto un lampeggiare di intrawiste femminili nudità, i tetta e coscia-flash di cui sopra. Notevole davvero la serale parata di belle, vistose donne e ragazze ai tavolini della trattoria «Dagli imbianchini» rinata a nuova vita due mesi fa grazie all'ex immobiliarista Giorgio Certano che, stanco di trattare case, ha deciso di vendere farri e polli alla cacciatora rilevando con la sorella Margherita la gestione del locale all'interno della centenaria «Società cooperativa di consumo e mutua assistenza Corale Po, Borgo Bo e decoratori» alle spalle della Gran Madre. Società che ha sempre respirato clima artistico e intellettuale: cliente fedele era quella penna stupenda che si chiamava Arpino, qui nacque nel 75 «Tuttolibri», l'inserto letterario della Stampa: negli anni 70 e 80, fu sede della Cooperativa di Arti Visive, con il pittore Eugenio Comenciiù, docente dell'Accademia: artisti facevano mostre, poeti declamavano. E, quassù, al fondo di via Lanfranchi, di lato al cinema Ritz, la presenza intellettuale è ancora ben viva. Però, siccome il posto è mio di quelli più alla moda dell'estate, troverete, accanto a qualche famigliola, ricconi o presunti tali, snob, modelle o stangone speranzose di diventarlo. Insomma, la variopinta tribù di quelli «che se la tirano», che «le vacanze le faccio a luglio o a settembre, perché in agosto in città si sta da papi». Salvo poi (tavolo occupato da 4 coppie) sbofonchiare sulla canicola asfissiante e invidiare «Enrico e Mara a Cortina», «Michele e Giò in barca». Già il garbuglio di macchine che strozza la stretta via annuncia di qual genere è la gente che affolla i cento e passa posti sotto il verde: Mercedesone e spider ad abundantiam, e anche le Mercedesine, quelle che una volta si ribaltavano e che adesso sono l'auto del danaroso: fuori «Dagli imbianchini» paiono allineate quasi in parata. Che ci sia ima cena di concessionari? No, no: come tutte le sere è la cena di clù sposa il soldo all'aplomb intellettuale o di chi possiede solo il secondo o finge di possederlo. Le 35 mila lire del conto sono comprensive della formichina che sgambetta sulla tovaglia, della foglia che cade dalla pergola. Suvvia, che diamine volete che sia quando il vicino di tavolo può essere un noto giornalista? Oppure, il pittore Pisotti, il dentista trapano d'oro che una sua otturazione vi costa come una settimana al mare? 0, ancora, Giorgio Comaschi con la Zingara protagonista dell'omonima trasmissione? La fauna tv non è rada perché la compagna del gestore, Marilena Fogliatti, è regista Rai. Il popolo si gode l'illusione di frescura mangiando, parlando, qualcuno giocando a bocce sui due campi a fianco dei tavolini. Sul cicaleccio, sulle risate, ùnmancabile e implacabile, il trillo dei cellulari: raro che la foresta di telefonini taccia per due minuti di fila. Malgrado il pienone, non c'è baccano di voci: è proprio vero che quelli che «se la tirano» amano farsi vedere, mica sentire. Così, a parte i problemi di parcheggio, non sembrerebbero condannati a grossi fastidi gli abitanti delle case delle vie Villa della Regina e Palladio che circondano la trattoria e le cui finestre s'aprono proprio sulla topia. A questa gente la serata offre un diversivo in più che non sia la tv, anche quella satellitare dato che i palazzi sono dotati di parabola. E quindi, su balconi o affacciati ai davanzali, ecco qualcuno accecarsi con i tette e cosciaflash lampeggianti attraverso i filari di foghe, percepire mozziconi dei discorsi sotto il verde. Discorsi sulle vacanze, su «questo maledetto caldo storico», sulla previdenza di Monica Lewinsky nel conservare gli abiti macchiati, sul libro alla moda. E, intanto, si mangia, si ride con levità, si telefona e si è telefonati, ci si esibisce (le donne) mentre i maschili ocelli planano qua e là vogliosi (tutti), ipocriti (molti), imbarazzati (pochini). Stessa società, stesse parole, stesso trillare, stessi flash in via S. Agostino 25, nell'altro accampamento della tribù della Torino «in» che il titolare, Riccardo De Giuli, figlio del costruttore che ha bonificato l'intero quartiere ristrutturando edifici su edifici, ha chiamato «Vineria tre galli» per dare una compagnia alle «Tre galline», l'antico ristorante che sorge a un isolato di distanza. Sino all'altra sera (l'osteria è andata in ferie per dieci giorni, ndr) nei tavolini all'interno, e nei tavoloni nella piazzetta alla confluenza con l'altra via pedonale, Bonelli, si sono fatte le 2 assaggiando i piatti del cuoco Ivan e vuotando la straordinaria cantina a colpi di bicchieri di rossi, bianchi e rosati che costano 4 mila lire l'uno. Non sono mancati i soliti «che se la tirano» con l'amica che è bello portare in pubblico ma guai se la moglie lo sa e, alla vista del fotografo, qui come «Dagli imbianchini», con fulminee acrobazie sulla sedia hanno dato di spalle all'obiettivo scoprendo improvviso, totale interesse per la A dell'anarchia che mano di ignoto squatter ha vergato sul muro tra i finestroni. Non sono mancati i soliti «che se la tirano», invece, ordinando, a 16 e 15 mila lire il calice, un Amarone della Valpolicella o un Igt Solesina (85 per cento di Cabernet Sauvignon e 15 per cento di Merlot). Tutti sofisticati gourmet questi nottambuli accaldati, doverosamente cellularattrezzati, non pochi con macchinone posteggiato in piazza Emanuele Filiberto? Mali, sarà... Però, gli intenditori assicurano che «I tre galli erano più alla moda un'estate fa, non sono più i primi». Qual piuma al vento mobile è la gloria nel regno di snob, intellettuali, vecchi fricchettoni e stagionati sessantottini. Claudio Giacchino [4. continua] Tra un calice e l'altro si parla di libri «Sexgate» e viaggi autunnali Gli occhi scrutano nel tavolo vicino per trovare il volto o la firma noti «Gli Imbianchini» (a sinistra) o i «Tre galli» (a destra) ospitano in queste sere il pubblico che cerca i locali alla moda

Persone citate: Claudio Giacchino, Giorgio Certano, Giorgio Comaschi, Marilena Fogliatti, Merlot, Monica Lewinsky, Palladio, Riccardo De Giuli

Luoghi citati: Mali