Decapitata e fatta a pezzi dall'ex convivente
Decapitata e fatta a pezzi dall'ex convivente Decapitata e fatta a pezzi dall'ex convivente Arrestato, confessa: «Ho strozzato Monica col filo elettrico» Una vecchia valigia di cartone, proprio come quelle legate con 10 spago degli immigrati. Lì dentro è finito una parte del corpo di Monica Sassone. Era una bella bionda di 36 anni con 11 viso rotondo, piccola, fragile. L'ha ammazzata l'ex convivente, tossicodipendente come lei, nel piccolo alloggio in cui avevano vissuto insieme. Roberto Di Martino, 38 anni, l'ha strangolata con un filo elettrico. Poi con meticolosa pazienza ha sezionato il corpo: con la sega ha separato tronco, testa, arti. Con impressionante lucidità ha disposto le membra in parte nella valigia, in parte in sacchetti di plastica. Poi ha ripulito per bene i pochi metri quadrati all'ultimo piano di via Cantalupo 18 bis, un edificio giallo di inizio secolo nel pieno di San Paolo. Testa e arti li ha depositati nel cassonetto :, . sotto casa, insieme < V al vecchio aspira- * polvere bianco e v'- ' ■* * verde con cui ha rimesso a posto la casa. Sono scomparsi con la rimozione della spazzatura all'alba di ieri. E li stanno cercando, anche con l'aiuto dei cani, nella discarica di via Germagnano. Voleva disperdere il corpo, cancellare la sua esistenza. Ma il tronco è rimasto nella valigia in fondo all'armadio della camera da letto. E lì è stato trovato dall'ispettore Laura Siracusa e dagli agenti del commissariato San Paolo coordinati dal dottor Pierluigi Leone. Monica era scomparsa dalla casa dove viveva con i genitori - un pensionato e una casalinga di cui polizia e magistratura proteggono l'identità a causa delle condizioni di prostrazione in cui la tragedia li ha precipitati - da due giorni. Era tornata a vivere con loro da un anno, quando si era incrinato il suo rapporto con Di Martino. Alto e magro, con lunghi capelli neri e occhi azzurri. Erano stati insieme quando la droga li univa in una esistenza disperata. Avevano vissuto nel piccolo alloggio di via Cantalupo: uri ingressino, due stanze da letto a sinistra, una cucina e il bagno sulla destra. Nel novembre del '97 Monica lo lascia, lui finisce in galera per violenza sessuale; patteggia e viene condannato a due mesi. Lei torna dai suoi, ma il padre continua a pagare l'affitto nel caso Monica voglia vivere da sola. Roberto Di Martino continua a abitare in via Cantalupo. I due si sono ancora rivisti, di certo si erano scritti. Probabil¬ mente Monica voleva che lui lasciasse l'alloggio per poterci abitare da sola. Di sicuro si sa solo che martedì Monica esce di casa e sparisce. Il giorno dopo il padre va al commissariato di San Paolo. E' preoccupato, teso: «Mia figlia è uscita, non è tornata. Le è successo qualcosa; ho paura». E spiega che l'ha cercata nella vecchia casa, senza trovarla. L'inquietudine dell'uomo spinge i poliziotti a andare in via Cantalupo. E' sera tardi, quasi mezzanotte: entrano insieme al padre. L'alloggio è a posto, pulito, tranquillo, vuoto. Ma l'angoscia dell'uomo non si placa. Ieri mattina torna al commissariato. Dice: «Roberto è sotto casa, lei non c'è. Aiutatemi». La volante torna. Di Martino è in strada, quando vede gli agenti, si agita. Trema. E' deciso: «Non vi faccio entrare. Non apre casa mia». Gli agenti non si convincono, entrano, ispezionano le stanze. Aprono l'armadio della piccola stanza da letto e trovano la valigia. Roberto De Martino, jeans e polo rosso sbiadito, sembra assente. Immobile, confessa con poche parole: «Sono stato io». Poi spiega e racconta, spesso tra le lacrime, davanti al magistrato, il dottor Riccaboni, al suo difensore, Cavallo, al capo della omicidi, Molino. «L'ho strozzata con il filo elettrico. L'ho messa nella vasca da bagno, l'ho spogliata. Ho tagliato il suo corpo con un coltello e un seghetto». Di Monica ora dice: «Le volevo bene, la volevo solo penne. La nostra storia andava avanti tra alti e bassi». Quando il delitto? Di Martino: «Martedì, alle 15,30. Eravamo in camera da letto; sono andato in cucina a prendere lo stereo. Mi sono trovato in mano il cavetto elettrico di riserva... non ricordo altro». Ma perché ha smembrato il corpo? «Volevo disfarmene; il tronco mi faceva impressione, l'ho chiuso nella valigia». L'avvocato dice: «Chiederò una perizia psichiatrica». Nel settembre del '62 un feroce delitto aveva sconvolto la città. Un uomo, Ignazio Sedita, era stato ucciso, fatto a pezzi e nascosto in due valigie. I suoi assassini avevano portato le valigie da Chivassso - dove era avvenuto l'omicidio - fino a Ceva e qui gettate nel torrente. Del delitto erano stati accusati la giovane moglie, Lucia Montavano di 21 anni e il cugino di lei, Giuseppe La Bella di 17. Marina Cassi La polizia cerca testa e arti della donna nella discarica di via Germagnano :, . < V * v'- ' ■* * Sopra, Roberto Di Martino e Monica Sassone in una foto scattata quando erano fidanzati. A fianco, i poliziotti setacciano la discarica Amiat: i resti della giovane potrebbero trovarsi qui
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