LA GRANDE PIAGA di Michele Fenu

LA GRANDE PIAGA LA GRANDE PIAGA QUELLA degli incidenti stradali è una piaga che attraversa l'Europa in ogni direzione. Migliaia di vittime, migliaia di miliardi di costi sociali: come se, ogni anno, una città di una certa importanza fosse cancellata di colpo. C'è un aspetto da non sottovalutare: ormai ci siamo quasi assuefatti a queste tragedie di tutti i giorni. Solo quando sono particolarmente impressionanti (il mega-tamponamento in autostrada, l'incidente che distrugge in un attimo una famiglia) salgono lo stupore e, magari, l'indignazione. Lo stupore è inutile, l'indignazione, magari la rabbia, sono doverose. Per molti motivi, specialmente in Italia, Paese dove le leggi non mancano, anche in tema di sicurezza stradale, ma dove è difficile che vengano fatte rispettare, nelle città come nella grandi arterie extraurbane. Per molte ragioni che conosciamo tutti: organici insufficienti delle forze dell'ordine, una certa propensione a raccogliere le multe più «facili» (ad esempio, quelle di divieto di sosta), la scarsità di mezzi, il destinare, di necessità o di virtù, molto personale a compiti di altro tipo. Risultato: la prevenzione rimane un fatto relativo, affidato - come dire? - al buon cuore e alla disponibilità dei singoli mentre la repressione non viene posta in atto. Perlomeno quanto dovrebbe. Per vedere un po' pohzia sulla Torino-Savona è dovuto accadere l'ennesimo grave incidente con successiva mobilitazione generale. Ma qui occorre prendere in esame anche un altro lato della vicenda. Siamo in anni in cui si predica la cultura dell'efficienza, della qualità, della soddisfazione del cliente. Bene, il cliente che viaggia in autostrada, spesso e volentieri, può chiedersi se questo tipo di cultura vale per tutti ma non per lui. Segnalazioni carenti o in ritardo, cartelli abbandonati lungo le carreggiate quando i lavori sono conclusi, informazioni ai caselli inesistenti (domandate a quelli che sono rimasti bloccati in Liguria per gli incendi nella zona di Deiva). E allora? Allora chi guida ha le sue brave, maggiori responsabilità. Ma non è l'unico. ■ Michele Fenu

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