L'antidoto sta all'estero di Renzo Villare

L'antidoto sta all'estero L'industria cerca di reagire alla crisi dello yen e del mercato L'antidoto sta all'estero Europa e Usa più che mai nel mirino scale. Nei 7 mesi il totale delle vendite è stato di oltre 3 milioni di veicoli con una perdita superiore al 15% rispetto al 1997, che si riduce al 13% per le sole vetture. Nello scorso anno fiscale, chiuso il 31 marzo, le immatricolazioni sono scese a 5,1 milioni con un calo del 4,9%, a cui si aggiungerebbe, secondo gli esperti, un'altra flessione del 4% nel 1998. In un esame delle principali marche, la Toyota ha registrato, da gennaio a luglio, una perdita interna del 6,3%, la Nissan del 9,1% e la Mitsubishi del 21,6%. Sono invece cresciute Daihatsu del 14,4%, Honda del 3,7% e Mazda del 4,5%. Comunque Toyota, leader nel suo Paese e terza al mondo dopo Gm e Ford (adesso il nuovo colosso Daimler-Chrysler le insidia il podio), nonostante le minori vendite in Giappone, ha chiuso il bilancio '97 con un sensibile aumento dei profitti per l'espansione all'estero. Lo stesso ha latto la Honda, grazie al forte incremento delle esportazioni spinte dalla debolezza dello yen. Andamento, invece, meno felice per Nissan e Mitsubishi, i cui profitti sono caduti. Le minori vendite interne non sono state infatti assorbite da un adeguato incremento delle esportazioni. Le due Case hanno puntato molto sui mercati emergenti dell'Asia come Thailandia, Malaysia e Indonesia, investiti dalla bufera finanziaria. Toyota e Honda hanno superato l'ostacolo puntando invece su maggiori sbocchi in Europa e negli Usa. Nel Vecchio Continente attraverso l'espansione produttiva dei loro impianti e l'ingresso in nuovi segmenti e nicchie di mercato; negli Stati Uniti adottando la strategia della differenziazione del prodotto, anche in segmenti in forte espansione su quel mercato come fuoristrada, monovolume e pickup. Operazioni per le quali hanno dovuto operare forti investimenti, ma con ottimi risultati. Proprio in questo specifico settore l'industria giapponese ha potenziato nel primo semestre la sua presenza negli Usa, con oltre 500.000 vendite e una quota superiore al 13,3%, mentre complessivamente ha collocato, tra esportazioni e produzioni in loco, 1.263.000 unità,'oltre il 30% del mercato. E in Europa, sempre nel semestre, con 900.000 consegne, ha raggiunto il 12% contro l'I 1,2% di un anno fa (810.000 unità). La realtà dell'auto nipponica proiettata all'estero cresce in tutto il mondo occidentale, e nell'Unione europea la sua presenza produttiva è massiccia, con il massimo nel Regno Unjto. Tanto per restare ai nomi di maggiore spicco, in Gran Bretagna la Nissan produce Primera e Micra nel suo stabilimento di Sunderland, dal gennaio 2000 anche la media Almera e in Spagna, a Barcellona, vari altri modelli. La Honda, sempre in Inghilterra, costruisce, nella fabbrica di Swindon, la Accord e una serie di motori; la Toyota, nell'impianto di Burnaston, assembla la Carina e, vicino a Deeside, propulsori da 1.6 litri, mentre a Ovar, in Portogallo, produce altri veicoli e in Germania ha una joint venture con Volkswagen. Infine in Olanda, la Mitsubishi, associata alla Volvo nella Nedcar, realizza la Carisma. A queste «grandi» si affiancano Isuzu e Suzuki, con impianti in Gran Bretagna e Spagna. Renzo Villare

Persone citate: Sunderland