Difendersi nelle città invivibili
Difendersi nelle città invivibili LA LETTERA DI O.d.B. Difendersi nelle città invivibili GENTILE Signor Graziano, la sua protesta è legittima: «Giornalmente si è provocati, taglieggiati senza alcuna possibilità di dignitosa difesa". Bisogna guardare altrove e non farsi coinvolgere, se si vuol portare a casa la pelle. Più di una volta mi sono trovato nel dubbio se passare il semaforo col rosso per evitare anche semplicemente di discutere con i cosiddetti lavavetri. E non mi riferisco ai ragazzini nordafricani ai quali non riesco a negare la mancia, ma ai branchi di delinquenti che bivaccano impuniti in molte zone della città. E cosa dire dei parcheggi dove si è obbligati al doppio pagamento, quello "legale" e quello "parallelo"? Troppo facile far rispettare la legge a chi già la rispetta. Non facciamo della facile demagogia dicendo che dobbiamo aver pazienza, perché gli italiani sono stati anch'essi un popolo di emigranti. Chi è ospite per lavoro in un altro Difennelleinviv dersi città ibili paese deve conformarsi alle leggi e costumi locali e non viceversa. Perlomeno è ciò che capita nelle nazioni civili. Non servono più poliziotti, ma fare rispettare la legge e, se questa risultasse insufficiente, modificarla. Mi chiedo come facciano poliziotti e carabinieri ad avere ancora voglia di lavorare, vista l'inutilità e la frustrazione che deriva dallo svolgere un lavoro assolutamente inutile. Sì, inutile perché i fermati saranno a piede libero nella stessa giornata nella stragrande maggioranza dei casi. Perché i sindacati di polizia non promuovono uno sciopero al fine di una maggiore dignità e considerazione per il proprio operato? Forse ai torinesi dispiace aver strade pulite, agibili, stabili non imbrattati, parchi frequentabili piuttosto che vivere in una città ormai decadente quale quella in cui viviamo? Perché è necessario che ci scappi il morto affinché qualcosa cambi?». Oggi purtroppo c'è anche il morto, anzi la morta, un'altra ragazza colpita per strada a Torino. Gentile Signor Graziano, lei parla per Torino, ma anche per tante altre città. L'invivibilità aumenta. E ogni giorno, ogni notte sbarcano in Italia altri derelitti, magari altri delinquenti. L'Italia ha perso la bussola, ma il ministero dell'Interno si consola, bacchettando i titoli troppo allarmisti dei giornali. Oreste del Buono Gent.mo Sig. Del Buono, le scrivo in merito al ferimento della studentessa torinese avvenuto qualche sera fa ad opera di una banda di balordi, in questo caso albanesi. Su La Stampa leggo dell'arrivo a Torino di rinforzi alla Polizia. I rinforzi ben vengano, non sono tuttavia la soluzione alla «guerra in corso tra bande», come l'ha definita il Sig. Sindaco alcuni giorni fa in un'intervista trasmessa su RAI3. Per la gente comune come me, quella che esce senza scorta, attraversare la città è ormai pericolosissimo... Giorgio Graziano, Torino
Persone citate: Del Buono, Gentile Signor Graziano, Giorgio Graziano, Oreste Del Buono
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