Un appello per Foscolo offeso a Zacinto. Una poesia per Del Piero

Un appello per Foscolo offeso a Zacinto. Una poesia per Del Piero lettere AL GIORNALE Un appello per Foscolo offeso a Zacinto. Una poesia per Del Piero Le memorie sull'isola in totale abbandono Di ritorno da Zacinto, l'isola greca in cui - come noto - nel J778 nacque Ugo Foscolo, vorrei segnalare come le memorie foscoliane presenti nell'isola siano in totale abbandono. Il cenotafio posto dove sorgeva la casa del poeta, andata distrutta in un terremoto, è abbandonato a se stesso. Una piccola stele marmorea posta quasi in riva al «greco mar» riporta versi del sonetto «A Zacinto» trascritti con banali errori ortografici. Vorrei sollecitare al ministro dei Beni culturali, di concerto con quello degli Esteri, un rapido intervento - di per sé neppure particolarmente costoso - volto a tutelare il ricordo di uno dei massimi poeti italiani. Se il ministero italiano non prowederà tempestivamente a riparare il torto subito dal Foscolo, tutelando all'estero un grande retaggio culturale e civile, la Federation of Free Culture - Sezione italiana «Benedetto Croce» si farà promotrice del restauro. Pier Franco Quaglieni, Roma Federation of Free Culture Meglio non definirlo calciatore «fenomeno» Condivido l'opinione di Alessandro Del Piero sull'argomento Juventus. E' da tempo che da tante parti il veleno dell'invidia, della gelosia, dell'irrazionalità è stato sparso dapprima lentamente ed ora a piene mani. Lo stile Juventus, i (giusti ed intelligenti) silenzi stampa, i campionati vinti hanno infastidito coloro che amano le polemiche, le risse. Ho persino sentito pronunciare in «Striscia ecc.» a maggio la denominazione «Juvecentus» con un sarcasmo e un disprezzo degni di miglior causa. Ora rivolgo una preghiera ai valenti giornalisti sportivi di non definire più Del Piero il Fenomeno bianconero, non ne ha necessità. Il sostantivo Fenomeno lo riservino tutto per quello «sprinter» delle convulsioni facili che si lamenta se non gli servono i palloni su di un piatto almeno d'argento e che nonostante la notevole stazza cade all'indietro se riceve sul davanti un'ostruzione, come accadrebbe a una qualsiasi vecchietta, quale sono io. Chiudo con i primi versi di una poesia di Vittorio Sereni (interista) posta da Oreste del Buono nel libro Un tocco in più e che invio a Del Piero. «Rinascono la valentia e la grazia...». Avalle-Monti, Alessandria I corridori avvelenati dai gas dei seguito A proposito di doping e quindi di avvelenamento, la stampa sportiva e l'altra si sono mai chieste quanto benzolo e anidride respirino i ciclisti durante le gare? Limitiamoci al Giro e al Tour. In generale, ma specie nel momento del massimo bisogno di ossigeno (fuga, inseguimento, volata, eqc), i corridori sono preceduti dalla carovana pubblicitaria, dalle auto delle forze dell'ordine, da una ventina di motociclette tra polizia e cronisti (queste ad appena una diecina di metri). Poi sono accostati e sorpassati dalle varie ammiraglie, anzi talvolta le seguono a ruota. Al termine della tappa, con il fiato dei ciclisti si possono accendere le sigarette... Questo i vari telecronisti non l'hanno mai detto. Tiziano Di Leo, Fabriano (An) L'uomo Pantani campione di umiltà Con la vittoria del Giro d'Italia e ora al «Tour» di Francia Marco Pantani ha saputo dare una lezione di ciclismo, di vita e di umiltà: «Quando sono partito, sul Galibier, pensavo di guadagnare tre-quattro minuti sul mio antagonista Ullrich. Invece ne ho guadagnati quasi nove. E' stata anche per me una cosa inaspettata». Sono dichiarazioni sincere e umane che danno maggior grandezza a Marco Pantani. L'umiltà è la più grande vhtù per un uomo, senza la quale saremmo sempre attorniati da nemici e non troveremo mai serenità. Non ho gradito il commento di qualche quotidiano sull'arrivo della tappa Vizille-Albertville di km 204 vinta dal tedesco UUrich. Si leggeva di una vittoria che Pantani ha offerto con troppa magnanimità, che si è visto un Pantani costretto a frenare per non sorpassa¬ re, che lo stato di Ullrich era pietoso, barcollante e boccheggiante. Ecco cosa sanno fare certi commentatori in televisione. Per molti giornalisti servirebbero corsi di riqualificazione, come in certe aziende. Solo in Italia ci si può divertire con titoli e aggettivi. Oreste Moretti, Treviso Cortina e Lorenzago sono in Veneto Se non mi stupisce che riviste pseudo cultural-sociali scrivano, per ben due volte nello stesso articolo, che Lorenzago di Cadore è in provincia di Bolzano (per esteso) e di seguito che il Cadore è in Trentino, mi ha molto sfavorevolmente colpito che anche La Stampa domenica 2 agosto abbia scritto: «...Temporali, frane e allagamenti anche in Trentino Alto Adige, dove Cortina...», quando notoriamente Cortina è in Veneto, provincia di Belluno (e, per inciso, Lorenzago di Cadore è in Veneto, stessa provincia di Belluno)! Elda Fabris, Roma La «Gazzetta di Reggio» ha intervistato Prodi Per mero amore di verità, l'intervista con il premier Romano Prodi, di cui anche il vostro giornale fa cenno a pagina 9 dell'edizione di ieri, è stata rilasciata al nostro giornale e non alla Gazzetta di Parma. Dato che i parmigiani ci hanno già derubato della paternità del formaggio grana, non vorrei che finissero per credere di aver intervistato loro il presidente Prodi. Umberto Bonafini direttore della «Gazzetta di Reggio» Ritrovare la campagna occasione di sviluppo Il dibattito sulla tutela ambientale dopo lo scempio degli incendi che devastano i boschi mi suggerisce alcune riflessioni. Come presidente dell'Associazione nazionale delle Città del Vino, che fa della tutela ambientale uno dei suoi cavalli di battaglia, sono convinto che si tratti in primo luogo di un problema culturale. Certo anche di mezzi disponibili, ma l'aspetto tecnico e pratico (più uomini e mezzi in difesa del territorio) è conseguente a una presa di coscienza collettiva. Viaggiando lungo le tante Città del Vino, ben 270 in tutta Italia, ci possiamo accorgere quanto sia importante per una fetta consistente della popolazione il rapporto che affronta ogni giorno con l'ambiente. Il frutto di questo incontro è il paesaggio: colline coltivate, filari di viti, strade bianche che conducono ai luoghi della memoria di una civiltà contadina troppo presto dimenticata. Quello che brucia con i boschi devastati da crimmali piromani è anche questo patrimonio ideale. Oggi assistiamo a un fenomeno estremamente interessante. Il turismo rurale, e il turismo del vino in particolare, sta vivendo un momento magico. Aumentano un po' in tutta Italia le aziende agricole che. si dedicano all'agriturismo, cioè nuove occasioni di sviluppo sociale e economico, dando lavoro a molti giovani. Ecco perché è deleterio l'abbandono in cui versano ampie porzioni di campagne, dove la presenza dell'uomo garantirebbe il presidio contro ogni forma di scempio ambientale, incendi compresi. Lo dimostra la presenza diffusa della vite che, quando coltivata, costituisce persino una barriera contro le fiamme. Credo che debba riaffermarsi in modo nuovo il concetto di «ruralità» non più inteso come tutela di antiche tradizioni legate all'agricoltura, ma come moderna concezione di sviluppo. Come Associazione stiamo sollecitando la Commissione Agricoltura del Senato ad approvare quanto prima il testo della legge per le strade del vino, veri e propri modelli di offerta turistica che coniugano ambiente, produzione e sviluppo del territorio. E stiamo sviluppando tra i Comuni associati un dibattito sulla gestione dei parchi rurali, intesi non solo quali aree da difendere ma veri e propri strumenti per creare occupazione; parchi visti non come musei ma come territori dinamici in cui l'uomo possa intervenire con il suo lavoro nell'ambito d'uno sviluppo sostenibile. Massimo Corrado, Siena presidente Associazione nazionale Città del Vino Le lettere "'%. vanno inviate*^ LA STAMPA | f Via Marenco 32.10126 TORINO % f fax 011 -6568924 | e-mail lettere@lastampa.it