E i moduli sono sbagliati

E i moduli sono sbagliati E i moduli sono sbagliati L'odissea di milioni di cittadini per pagare multe spesso sbagliate ROMA. La cassa non c'è più, ma il ministero delle Finanze non lo dice. Anzi, continua a mandare le ingiunzioni con tanto di istruzioni: «Il versamento può essere effettuato direttamente alla cassa di questo Ufficio esibendo il presente processo verbale, oppure con vaglia ordinario, indicando nella causale il numero del processo verbale e la targa». Tutto sbagliato, non una, ma 5 milioni di volte, tanti potrebbero essere i moduli inviati. Provare per credere. Basta avere un arretrato con le Finanze, magari un bollo non pagato tre, quattro anni fa. Nel '98, alla fine di luglio, arriva a casa una raccomandata dell'Ufficio del Registro: contiene un «processo verbale da accertamento e avviso di liquidazione» su un modello 312, compilato l'I 1 novembre del '97, otto mesi prima. Contiene tutti gli estremi della violazione tassa, sovrattassa, interessi e diritto di notifica. Totale: 58.820 lire. Più l'invito a pagare entro 30 giorni. Dove? Alla cassa dell'ufficio oppure alla Posta, con il vaglia. Soluzione più semplice: si va direttamente all'Ufficio del Registro. Che può essere Asti, via Comentina 42, ma anche Bolzano, o Termini Imerese, le cose non cambiano. Modulo in mano e soldi contati, secondo piano stanza 5, impiegato veloce, arraffa i fogli, scompare un attimo e torna con un un altro modulo, il modello 23: «Vada in banca e mi riporti la ricevuta». Obiezione: sul modulo 312 c'è scritto che si può pagare direttamente alla cassa dell'Ufficio del Registro, non che si deve andare in banca e poi tornare. Risposta: «Ma quelli sono moduli di trent'anni fa. Vada in banca!». Nuova obiezione: ma il modulo me l'avete mandato voi, potevate almeno cancellare le istruzioni sbagliate. Ultima, secca risposta: «Non lo dica a me, se ha qualcosa da reclamare vada dal direttore». Il direttore non c'è. Ma la sostituta si prodiga a spiegare che i moduli del ministero son quehi e quelli vengono mandati. Lavoro folle: «Ne abbiamo migliaia». E ìndica una pila di modelli 312, tutti uguali, tutti I modellia rivoalla Cche nel fè stata dal mi invitano gersi assa attempo abolita nistero stampati, tutti da inviare ai contribuenti, tutti con l'invito a pagare direttamente alla cassa deU'ufficio o con vaglia ordinario. Finale rassicurante: «Comunque farò presente al direttore, quando torna». Singolare che il direttore non lo sappia già, come non lo sappiano i direttori dei 500 uffici fiscali dove la cassa è stata abolita dal 1° gennaio 1998, in attuazione del decreto legislativo 237 del 9/7/97. Il ministero delle Finanze aveva persino emesso un comunicato stampa per informare, il 23 dicembre del '97, che dal 1° gennaio sarebbero cambiate le modalità di riscossione «di molti tributi quali imposte di registro, di successione, di donazione, catastali, ipotecarie, regolamentazioni Iva, attualmente riscosse direttamente dagli Uffici del Registro e dell'Iva». Soppressi i servizi di cassa, specificava il ministero, i versamenti sarebbero stati accettati da «banche, uffici postali e concessionari della riscossione, consentendo ai contribuenti l'utilizzazione di circa 36 mila sportelli in luogo dei 500 fino ad ora disponibili». Ultima nota del ministero: «Le nuove modalità di riscossione riguarderanno annualmente circa 9 milioni di operazioni e tributi per un ammontare di 32 mila miliardi di lire». Ottima iniziativa, se i funzionari, i direttori e il ministro Visco non si fossero dimenticati di cambiare i moduli. Così devono aver mandato ai contribuenti, tra gennaio e luglio, al ritmo di 750 mila al mese, almeno 5 milioni di processi verbali di accertamento e avviso di liquidazione sbagliati, 5 milioni di inviti a pagare alla cassa che non c'è più. Quella che il ministro aveva definito «semplificazione» è diventata un gioco dell'oca in tre tappe: infatti prima bastava andare una volta all'Ufficio del Registro, ora bisogna andare all'ufficio, prendere i moduli, andare in banca e tornare al Registro. Tappe obbligate, anche perché non è detto che si possa far da sé. Infatti nel nostro caso il conto inviato a casa non coincide con quello dell'impiegato: le 52 mila e rotti della raccomandata, con il nuovo computo da pagare ih banca, si sono ridotte a 41 mila nette. [b. g.] I modelli invitano a rivolgersi alla Cassa che nel frattempo è stata abolita dal ministero

Persone citate: Tappe, Visco

Luoghi citati: Bolzano, Posta, Roma, Termini Imerese