L'Asia trema, Russia sull'orlo del crack

L'Asia trema, Russia sull'orlo del crack Un'altra giornata da brividi sui mercati. Kirienko: situazione sotto controllo, pagheremo i debiti L'Asia trema, Russia sull'orlo del crack II 67 riunito d'emergenza. Soros: svalutate il rublo MOSCA NOSTRO SERVIZIO La crisi economica russa è giunta nella sua «fase terminale». La diagnosi spietata appartiene a George Soros che ieri ha lanciato alla comunità internazionale un appelllo a salvare la Russia prima che sia troppo tardi. Il mercato finanziario è praticamente paralizzato. La Borsa di Mosca ieri mattina ha chiuso le contrattazioni appena un'ora e mezzo dopo la loro apertura, con un crollo del 10 per cento rispetto alla chiusura del giorno prima. E' la seconda volta in due giorni che la Commissione federale per i titoli viene costretta a fermare la Borsa: martedì i mercati erano scesi in picchiata del 20 per cento. Il caso, assieme alla crisi asiatica, è finito subito sul tavolo del G7 che, come ha annunciato in serata la Casa Bianca, si è riunito in teleconferenza. Gli indici della Borsa sono da morte clinica. Le azioni delle società russe più importanti ieri sono scese del 15-20 per cento e, se la Borsa non avesse chiuso, avrebbero continuato la loro caduta libera. L'indice Rts ha raggiunto il minimo storico di 95,4 punti: il punto più basso dall'aprile 1996, quando alla vigilia delle elezioni presidenziali la Russia attraversava un'acutissima crisi economica e politica. Il crollo ha coinvolto tutti i settori del mercato: l'interscambio delle obbligazioni del tesoro (Gko) e dei crediti interbancari è completamente paralizzato. Le banche sono a corto di luquido e circolano voci sempre più inquietanti che molti istituti di credito russi sono sull'orlo della bancarotta. Gli esperti del mercato temono seriamente l'inizio di una crisi bancaria devastante In queste circostanze lo Stato ha speso ieri 900 milioni di dollari per sostenere il rublo. La portavoce della Banca Centrale Irini Jassina ha assicurato però che la situazione è sotto controllo e che le risorse per salvare il rublo dalla svalutazione sono più che sufficienti. Una posizione confermata anche dal ministro delle Finanze Mikhail Za- dornov, secondo il quale la svalutazione è «evitabile». Molti però nutrono parecchi dubbi in merito: ieri le banche russe hanno comprato valuta per un volume record di 304 milioni di dollari e gli investitori hanno abbandonato definitivamente il mercato dei Gko, temendo la svalutazione del rublo. E George Soros ha considerato ieri sulle pagine del Financial Times necessaria una svalutazione del 15-20 per cento. Il governo russo in queste circostanze sta cercando di fare buon viso a cattivo gioco: il premier Serghej Kirienko ha dichiarato ieri che il panico sui mercati è frutto di una «psicosi» e che il governo ha intenzione di proseguire il proprio programma anticrisi. Secondo Kirienko, il bilancio di agosto è perfettamente equilibrato e la raccolta delle tasse negli ultimi 10 giorni è nettamente migliorata. Le fonti ufficiali insistono a incolpare della nuova esplosione della crisi le ripercussioni asiati- che e l'ennesima riduzione dei prezzi mondiali sul petrolio. Ma la maggioranza dei commentatori russi e stranieri sono convinti che la Russia soffre innanzitutto di una crisi di fiducia. Entro la fine dell'anno Mosca infatti deve pagare qualcosa come 20 miliardi di dollari per le sue obbligazioni e nessuno ormai crede che ne sarà capace. A quanto pare, la concessione, il mese scorso, di un prestito di 22 miliardi di dollari da parte del Fondo monetario intemazionale e altri istituti finanziari occidentali non ha prodotto una svolta sulla situazione. Il crollo della Borsa di ieri si è verificato esattamente il giorno dopo che il ministro delle Finanze aveva annunciato che un miliardo dei soldi del Fini sarebbe andato a saldare il debito interno. In questa situazione sembra difficile che si possa rimediare alla crisi, come propone Soros, con lo stanziamento di altri 15 miliardi di dollari da parte del G7. In Occidente si parla già di consulenze tra i Capi di Stato dei Paesi più sviluppati per un nuovo finanziamento per Mosca. L'alternativa è la bancarotta definitiva della Russia di Boris Eltsin. Anna Zafesova PRODOTTO LORDO 767 mld di dollari ESPORTAZIONI 88,3 mld di dollari IMPORTAZIONI 59,8 mld di dollari DEBITO ESTERO 130 mld di dollari AIUTI ECONOMICI '90-'96 13 mld di dollari AIUTI ECONOMICI 1998 15 mld di dollari li* CRISI RUSSA Al RAGGI X Variazione del PIL -6% 1 Prodotto pro capite 5200 dollar! J Forza lavoro 73 milioni 1 1 Disoccupazione 9,3% |

Persone citate: Anna Zafesova, Boris Eltsin, George Soros, Kirienko, Serghej Kirienko, Soros

Luoghi citati: Asia, Mosca, Russia