Mosca: Kabul nido dei killer
Mosca: Kabul nido dei killer Mosca: Kabul nido dei killer Bin Laden visto coi conquistatori Taleban KABUL. «L'Afghanistan può trasformarsi in breve tempo in una nuova culla del terrorismo internazionale». L'allarme è stato lanciato ieri dal primo viceministro degli Esteri russo Boris Pastukhov, che ha annunciato un rafforzamento della già importante presenza russa (25 mila «guardie di frontiera») ai confini tra l'Afghanistan e le repubbliche ex sovietiche di Uzbekistan e Tagikistan. I taleban, «gli studenti di Dio», hanno in mano il 90% del territorio afghano, sono ormai vicini ai confini di quella che era l'Unione sovietica, e martellano le sacche di resistenza della «Alleanza del Nord», composta da Ahmad Shah Massud, «il leone del Panshir», dall'uzbeko Rashid Dostum e dagli sciiti dell'Hizb-i-Wahdat. Pastukhov, citando racconti di profughi giunti in Tagikistan, ha riferito che i taleban hanno perpetrato «massacri etnici» a Mazar-i-Sharif, ed ha lanciato un appello alla comunità internazionale, e in particolare «agli influenti leader politici e militari» che appoggiano gli «studenti di Dio», a far cessare le stragi. «Capiscano - ha detto - che una destabilizzazione in quella regione non potrà portare a nulla di buono». Proprio ieri l'agenzia iraniana Ima ha riferito il racconto di «un cittadino afghano di nome Abdulrahman», secondo cui il miliardario saudita Osama Bin Laden, so- spettato per gli attentati alle ambasciate Usa a Nairobi e Dar es Salaam, avrebbe visitato mercoledì scorso Mazar-i-Sharif, appena conquistata dai taleban. Bin Laden sarebbe giunto a bordo di un pulimmo, scortato da numerosi miliziani, poi «ha fatto un giro della città a bordo di un carro armato e, dopo una breve sosta al comando taleban, è ripartito». Imbaldanziti dai successi, i taleban hanno investito la città di Bamiyan, ad Ovest di Kabul, con massicci bombardamenti aerei: «Tutta la città è in fiamme, ci sono molti morti», ha detto un testimone, «le organizzazioni umanitarie hanno lasciato la zona, e i feriti sono abbandonati a se stes¬ si». Proprio a Bamiyan, secondo un portavoce del ministero degli Esteri iraniano, si troverebbero 11 diplomatici, un giornalista e 32 camionisti iraniani presi prigionieri dai taleban a Mazar-iSharif. Teheran avrebbe ricevuto assicurazioni dal Pakistan sulla buona salute dei prigionieri, che dovrebbero essere rimpatriati, ma il fatto che a Bamiyan si combatta rende il tutto assai dubbio. Anche per questo la stampa iraniana, sia conservatrice che «progressista», ha invocato ieri «l'uso della forza» per liberare gli ostaggi, criticando il ministro degli Esteri Kamal Kharrazi. Dal Pakistan, intanto, arrivano ai taleban massicci rinforzi: centinaia di studenti delle scuole islamiche, le «madrase», si sono già presentati al centro di reclutamento di Peshawar, città pakistana a 40 km dall'Afghanistan. Chiunque abbia la barba lunga viene considerato idoneo ma, ha detto un ufficiale taleban, «non li manderemo a combattere, piuttosto serviranno a mantenere l'ordine nelle zone appena conquistate». Eppure i comandanti anti-taleban non rinunciano alla lotta. Massud sta organizzando la resistenza nel massiccio del Panshir ed a Badakhshan, e uno dei luogotenenti di Dostum ha detto: ((Abbiamo conosciuto momenti più difficili quando combattevamo contro i russi. La guerra non è affatto finita». [e. st.] Il miliardario-terrorista Bin Laden
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