Vittori: è l'ignoranza il vero male del calcio

Vittori: è l'ignoranza il vero male del calcio IL MAESTRO DI MENNEA Vittori: è l'ignoranza il vero male del calcio CARLO Vittori è il santone dei muscoli. La sua carta d'identità: età 67, residente ad Ascoli Piceno, già titolare della cattedra di preatletismo e condizione fisica alla Scuola dello sport di Roma, già direttore tecnico del centro di Formia, già allenatore di Pietro Mennea e altri campioni, già consulente della Fiorentina con il grande merito di aver recuperato al calcio il giovane Baggio. Ora è consulente della Fidai (atletica) sui problemi dell'allenamento. In gioventù, primi Anni Cinquanta, due volte campione italiano dei 100 metri. Professore, il doping esiste da tempo in tanti sport. Ora si è infilato anche nel calcio, a quanto pare... «Quello che io definisco il doping volgare, l'arrivo massiccio delle farmacie e degli stregoni nello sport è cominciato negli Anni Cinquanta prima sulla spinta degli interessi d'immagine dei Paesi dell'Est, poi per interessi economici. Più circolano i soldi, più si trovano atleti disposti a tutto. Nel calcio i soldi sono tanti, gli interessi sono enormi». Quindi Zeman ha fatto bene a denunciare una certa situazione? «Credo di sì, ma mi domando: c'è stato qualcosa che ha stimolato questo intervento? E mi domando anche: perché la Juventus ha risposto con le parole del medico e del preparatore atletico, che hanno spiegato per filo e per segno che cosa fanno e che cosa prendono i giocatori? Lippi, secondo me, più che con Zeman dovrebbe essere arrabbiato con il suo staff. Fa la figura di chi ha messo soltanto a posto le pedine che altri gli hanno preparato, e non credo proprio che sia così. Quando vinceva l'ultimo Milan era Sacchi, a vincere. Qui mi pare che vogliano vincere i dottori, non gli allenatori con i loro calciatori». I muscoli hanno davvero bisogno di tante attenzioni? Andando avanti a pane e acqua non si può competere con chi cerca aiuti dalla farmacia? «Chiedetelo a Sabìa o Pavoni, per non citare sempre e solo Mennea, che con una giusta cultura dell'allenamento sono arrivati a livello mondiale. Se a 25 anni un giocatore non è in grado di sostenere un giusto training, vuol dire che c'è qualcosa di sbagliato nell'impostazione del lavoro. Il problema del calcio però mi sembra un altro». Sarebbe a dire? «Mi viene da ridere a pensare che per correre quanto si corre in una partita di calcio ci vogliano gli additivi, gli aminoacidi e compagnia bella. Prendiamo il centrocampista, che è il giocatore più impegnato: al massimo in una partita fa per 55 volte scatti di 25-30 metri. Tutto il resto del suo trottare serve per recuperare. La partita a tutto gas per lui non dura più di 160 secondi. E per sostenere questi sforzi ha bisogno delle farmacie?». Una squadra di calcio dunque potrebbe andare avanti a pane e acqua senza perdere in competitività? «Un tempo la preparazione fisica nel calcio era quasi inesistente, oggi ha acquistato troppa importanza. Il training atletico ha acquisito una preponderanza percentuale rispetto all'aspetto tecnico-tattico, poi viene eccessivamente valorizzato, malamente ridistribuito e modulato durante l'anno. Ecco dunque che spuntano gli integratori per sostenere giocatori troppo spremuti». Intende dire che ci troviamo di fronte a un mondo sovradimensionato? Che innescando una marcia in meno tutto funzionerebbe bene egualmente? «Pressappoco. I preparatori atletici stanno diventando i veri padroni del calcio. Vogliono andare anche loro in prima pagina. Dopo una buona preparazione estiva il calciatore, specialmente se gioca due partite vere la settimana, dovrebbe mantenere soprattutto la condizione. Invece spesso deve allenarsi duro. Aggiunge fatica a fatica e poi ha bisogno dei famosi integratori». Ma la condizione si può mantenere a lungo senza adeguata preparazione fisica? «Per mantenere la forma, se si è fat- to un buon lavoro a monte, spesso è più importante curare l'aspetto nervoso che non quello muscolare. Non bisogna accavallare la fatica del training con quella della competizione. Invece spesso si innesca una spirale senza via d'uscita, al giocatore stanco viene somministrato qualche additivo per sostene¬ re altri allenamenti, quando due giorni di riposo risolverebbero meglio il problema. Perché c'è sempre di più la cultura dell'aiuto e la cultura dei preparatori atletici». E si gonfiano troppo i muscoli? «Sicuramente. Mennea in otto anni, dal '72 all'80, aumentò la massa muscolare di 600 grammi. E ne ebbe a sufficienza per diventare campione olimpico a Mosca. Qui si parla di chili e chili, senza che ci sia nessuna spiegazione fisiologica a sostegno di questa strada». Lei ritiene dunque che ci sia ancora molta ignoranza nel calcio? «La fisiologia provi a studiare l'uomo a fondo nelle sue potenzialità, prima di usarlo come cavia». Gianni Romeo c'è fi fi Ma che bisogno di dare integratori a chi in una partita compie al massimo 55 scatti brevi'! I preparatori atletici esagerano con gli allenamenti poi hanno bisogno di tirare su i giocatori ij y Hi

Luoghi citati: Ascoli Piceno, Formia, Mosca, Roma