«Berlusconi? Parla come un matto»

«Berlusconi? Parla come un matto» «Berlusconi? Parla come un matto» Di Pietro all'attacco. An: lo vuole nel Gulag MILANO. «Né possibile, né accettabile. Una scempiaggine del genere poteva essere detta solo da Berlusconi». Non usa mezzi termini Antonio Di Pietro per replicare, nella sua rubrica sul settùnanale «Oggi», all'accusa mossa da Silvio Berlusconi ad alcuni Pm che, a suo giudizio, vanno isolati come fu fatto con le Br. Ribadendo le critiche a chi nel centrosinistra «insisterà nel cercare il dialogo con Berlusconi in tema di giustizia» o «l'asservimento del gruppo dirigente di An» alle tesi del Cavaliere, l'ex pm afferma che il leader di Forza Italia «si esprime come una persona non più sana di mente», oppresso dalle con¬ danne che ha già ricevuto o che potrebbe ancora ricevere, e dagli anni di carcere che dovrebbe scontare una volta che le sentenze fossero passate in giudicato. Il senatore dell'Ulivo mette anche in allarme i suoi lettori: «il polverone» sulla giustizia serve solo a non rendere esecutive le condanne: «Italiani, fatevene una ragione», riuscirà a evitare il carcere, perché «per Berlusconi, Craxi e compagnia la pacificazione sociale, perché avvenga, dovrà passare sotto le forche caudine del colpo di spugna per i reati da loro commessi». «Se poi ci scappasse una zampata vendicati¬ va verso i magistrati che hanno rotto le uova nel paniere - conclude - tanto meglio». Il senatore del Mugello definisce, inoltre, «deprimente l'asservimento del gruppo dirigente di An, partito che un tempo esprimeva rispetto per l'ordine e la legge» e afferma che «sarebbe ora che l'elettorato di An reagisse all'asservimento dei suoi dirigenti alle mascalzonate berlusconiane, risvegliandoli dal loro torpore intellettuale». Di Pietro torna anche a parlare dei fondi che An avrebbe ricevuto da Pacini Battaglia: «Quelli di An - scrive -, invece di accusare ingiustamente me di inesistenti rapporti con Pacini Battaglia, farebbero bene a chiedersi chi, nel loro partito, teneva le fila e tesseva la tela. Soprattutto, se vogliono dimostrarsi trasparenti come dicono... Invece alcuni esponenti del partito, Gasparri in testa, reagiscono scompostamente prendendo me a male parole. Mi sa tanto che hanno la coda di pàglia». Nel definire «deprimente» ^«asservimento del grappo dirigente di An» alle tesi di Berlusconi sulla giustizia, Di Pietro afferma ancora: «Pensate: dopo aver sentito Berlusconi equiparare i magistrati ai terroristi delle Brigate Rosse, il portavoce del partito di Fini, Adolfo Urso, ha detto: "L'appello del Cavaliere va letto in senso positivo, come un appello alla sinistra a separare le proprie responsabilità da quella dei Pm estremisti, come a suo tempo il pei contribuì alla salvezza delle istituzioni con il suo atteggiamento senza tentennamenti nei confronti delle Br..."». «Ma dov'era Urso - si chiede Di Pietro - ai tempi del terrorismo? Non sa che allora i giudici venivano assassinati dalle Br? Non sa che i magistrati che Berlusconi paragona ai terroristi (per esempio Caselli, Borrelli, D'Ambrosio) sono proprio tra coloro che si sono esposti per combatterli?». Pronte le repliche del Polo. Maurizio Gasparri (An)' ritiene «sconcertante che escano articoli del genere mentre il cadavere di Lombardini è ancora caldo». Incalza Adolfo Urso, portavoce di An: «D tono ed il linguaggio del senatore Di Pietro mi stupiscono sempre più. Dire che 0 capo dell'opposizione è un malato di mente, mi porta alla memoria il comportamento di quei giudici sovietici che, in riferimento ai dissidenti politici, prima li definivano barboni o criminali e poi, per l'appunto, malati di mente. Dopo di che li rinchiudevano negli ospedali psichiatrici». Reagiscono anche gli azzurri, attraverso il coordinatore Claudio Scajola: Berlusconi - sostiene - rappresenta per Di Pietro «una ossessione, dalla quale liberarsi perché rappresenta un ostacolo insormontabile alla sua brama di potere». A sostegno di «Tonino» si schierano, invece, i dipietristi eletti nel centrosinistra. Federico Orlando, parlamentare della lista Dini ed ex condirettore del «Giornale» di Indro Montanelli, arriva a chiedere una verifica sul programma della maggioranza «allo scopo di chiarire una volta per tutte gli obiettivi dell'Ulivo e di Rifondazione»: «E' ora di finirla con i dialoghisti oltranzisti che cercano in tutti i modi di flirtare con il Polo. Sulla giustizia, con Berlusconi non può esserci nessun accordo. Men che meno accetteremo la commissione parlamentare d'inchiesta su Tangentopoli che D'Alema non solo è pronto a varare a settembre, ma è anche disposto a farvi entrare gli inquisiti», [r. int.] Il senatore dell'Ulivo Antonio Di Pietro

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