«Il rimpasto non sarà un maquillage» di Fabio Martini

«Il rimpasto non sarà un maquillage» Il presidente del Consiglio festeggia il successo di Pantani a Cesenatico. Tanti applausi e gli strali del Ccd «Il rimpasto non sarà un maquillage» Prodi: è solo una ipotesi, non subirò diktat CESENATICO DAL NOSTRO INVIATO In camicia a maniche corte, alla guida della sua Ford Mondeo station wagon, Romano Prodi arriva per primo, alle 20,35 e deve aspettare una mezz'oretta sul Lungomare di Cesenatico prima che finalmente arrivi il festeggiato, Marco Pantani. Incredibile, imprevedibile Pirata: arriva su un motorino, con una bandana gialla sulla testa e appena un cronista gli chiede: «Ma insomma questo Pantani-day è una festa di destra o di sinistra?», il Pirata, gli risponde così: «Non diciamo cazzate! Questa è solo una festa, non buttiamola in politica!». E il Professore? Prodi «incassa» tanti applausi della gente e ripete così un'antica abitudine dei politici di tutto il mondo — ultimo Chirac con i bleus — quella di sfilare accanto ai campioni delio sport, finendo per essere accomunati nelle ovazioni. Certo, Prodi ama la bici, ci fatica sopra, ci è salito per la prima volta quando Pantani non era ancora nato e anche per questo la gente di Cesenatico avvolge il Professore in un'ovazione, a dispetto delle polemiche che in quelle stesse ore si stavano consumando sulle agenzie di stampa, protagonisti il Ccd Carlo Giovanardi («Invitando Prodi, Pantani rischia di alienarsi la simpatia del 60% degli italiani») e il sindaco popolare di Cesenatico Damiano Zoffoli («Se Berlusconi si fosse fatto vivo, lo avremmo accolto a braccia aperte»). Ma a fine agosto, quando Prodi tornerà a Roma, non troverà nessuno ad applaudirlo. E infatti già da qualche giorno, il presidente del Consiglio ha cominciato a preparare il suo piano per sopravvivere all'autunno caldo. Ne ha parlato a lungo con gli amici del clan bolognese, con Micheli, Parisi, Andreatta e alla fine ha deciso la stra- tegia per passare alla controffensiva. Primo: inutile far programmi a lunga gittata, all'inizio della prossima estate si vota per il Quirinale e dunque — si è ripetuto nelle chiacchierate informali di questi giorni — la fase-2 del governo sarà a tempo, fino al giugno 1999. A quel ponto «si faranno i conti, si vedrà se andare ad elezioni o se ci sono le coindizioni per concludere la legislatura». Secondo: il rimpasto di governo non è più un tabù. E questa è una novità corposa. Negli ultimi tre mesi, in tutti i vertici a porte chiuse, Prodi aveva fatto le barricate contro ogni ipotesi di rimpasto, ma ora ha cambiato idea. Non dispiace la proposta, avanzata da Alfiero Grandi del pds, di legare il rilancio programmatico del governo con un cambio di alcuni ministri, magari legando il tanto atteso rilancio sui problemi del lavoro al varo di un «super-ministero» dell'occupazione. Quel che Prodi ha confidato ai suoi è che se si arriverà ad un rimpasto, il presidente del Consiglio «non lo subirà», ma prenderà lui l'iniziativa e non per un riassetto di piccolo cabotaggio. Per dirla con uno dei suoi collaboratori, «non si farà un rimpasto per mettere il socialista Boselli al posto di Fantoz- zi». Prodi sa bene che Franco Marini vedrebbe bene un avvicendamento di due ministri — Luigi Berlinguer e Tiziano Treu — e che D'Alema vedrebbe con favore il cambio della delegazione pidiessina, che soltanto in una minoranza risponde al segretario. E il tam-tam che arriva da palazzo Chigi trova indiretta conferma in Enrico Letta, vice-segretario del Ppi, in ottimi rapporti con il Professore: «Credo sarebbe sbagliato pensare che Prodi abbia deciso di fare un rimpasto. Probabilmente, ora, la considera una delle opzioni possibili». L'altra novità delle ultime setti¬ mane è che, accanto al tradizionale rapporto con Bertinotti, Prodi ha stretto una rete più stretta con i cossuttiani, grazie al feeling con il presidente dei deputati Oliviero Diliberto e al filo rosso tra Nerio Nesi e il ministro Ciampi. E poi il rapporto sempre più solido con Di Pietro. Lo ha spiegato al suo amico Umberto Bonafini, direttore della Gazzetta di Reggio: «L'iniziativa di Di Pietro sul referendum? L'ho seguita con interesse...», un atteggiamento che potrebbe influenzare, al momento opportuno, la Corte Costituzionale. Fabio Martini Grandi (Pds): legare il rilancio programmatico del governo con il cambio di alcuni ministri Il Ppi vorrebbe sostituire Treu e Berlinguer D'Alema favorevole a una staffetta dei Ds Il presidente del Consiglio Romano Prodi con Marco Pantani

Luoghi citati: Cesenatico, Roma