«Si, Violante venne a parlarmi di Caselli»

«Si, Violante venne a parlarmi di Caselli» «Si, Violante venne a parlarmi di Caselli» Martelli: si assicurò che non ostacolassi la sua nomina L'EX MINISTRO DELLA GIUSTIZIA CLAUDIO Martelli, lei nel dicembre '92 quando Caselli diventò procuratore di Palermo era ministro della Giustizia. Grauso sostiene che quella scelta fu fatta su pressione di Violante. Lei conferma? «Forse conviene fare un passo indietro, per inquadrare il contesto storico. In quegli anni il ministero della Giustizia era il quartier generale della lotta contro la mafia. Lo era da quando Falcone venne a lavorare con me, e ancor di più dopo le stragi dell'estate: lima, poi Falcone, poi Borsellino, poi Costanzo, e i due attentati contro di me. Com'era naturale lo Stato reagì, con il varo di provvedimenti eccezionali: legge sui pentiti, superprocura, procure distrettuali, rafforzamenti dei dispositivi di prevenzione». In questo contesto il Csm deve scegliere il sostituto di Gianimanco alla Procura di Palermo. Violante ha avuto un ruolo? «Luciano Violante era presidente della commissione Antimafia, avendo sostituito dopo la morte Gerardo Chiaromonte. Con Chiaromonte c'era un'intesa perfetta, facilitata dal fatto che con me lavorava Falcone, con Chiaromonte c'era Ajala, e s'era sviluppato un rapporto efficace e costante. Giammanco, che non poteva più lavorare per questioni ambientali a Palermo, si dimette, e il Csm apre l'iter per la successione. 18 i candidati, con la commissione incarichi direttivi che li porta a due. Gli altri non avevano i titoli». Compreso Lombardini, giusto? «Esatto. La commissione lasciò in corsa due magistrati: Caselli e Pietro Grasso, stretto collaboratore e amico di Falcone. Per tre voti a due prevalse Caselli, e il plenum confermò la scelta, a larghissima maggioranza». Ma cosa accadde nei corridoi del ministero? Davvero Violante esercitò una qualche pressione per favorire Caselli? «Violante, con il quale avevo rapporti politici e istituzionali, venne al ministero per fare una specie di sondaggio e sapere che cosa intendevo fare». Ma perché lo voleva sapere? «Forse perché prima di allora mi ero opposto ad alcune designazioni del Csm, sollevando in un caso un conflitto di fronte alla Corte Costituzio naie. Violante voleva assicurarsi che non avrei ostacolato la nomina di Caselli». Lei considerò indebita questa <untrusione»? «Guardi, io ero abituato a un rapporto chiaro con Chiaromonte, con cui si discuteva spesso anche dei comportamenti di singoli magistrati. No, non ho trovato invasivo l'intervento di Violante. In circostanze diverse avevo notato l'interessamento di esponenti de per altre persone». Si informò anche dell'eventuale gradimento per Grasso? «No, non mi chiese nulla su Grasso Voleva solo sapere di Caselli». Lei come rispose? «Gli dissi quello che poi avrei fatto, e cioè che avrei dato l'assenso ad en trambi, perché li ritenevo meritevoli e capaci. E così feci, in fretta visto che non si poteva lasciare sguarnita la Procura di Palermo, cioè l'avamposto della lotta alla criminalità organizzata. Già era praticamente decapitata dalla morte di Falcone, e Giammanco non era in condizione di operare». Cosa le disse Violante? «Gli interessava che non ci fossero obiezioni alla nomina di Caselli. Ma era scontato, visto l'orientamento della commissione. Vede, io escludo complotti o cospirazioni. Il rapporto fra Caselli e Violante era arcinoto, e Violante aveva già cominciato in commissione Antimafia a redigere quella relazione sui rapporti tra la mafia e la De siciliana che poi fu vo- tata anche dagli esponenti de in commissione, a condizione che alla parola De si sostituisse "alcune correnti siciliane della De", perché chiamava in causa la responsabilità del partito siciliano nella collusione con la mafia». Ma c'è un collegamento con il processo, poi istruito, nei confronti del sen. Andreotti? «Beh, dire questo sarebbe supporre per l'appunto che quel complotto c'è stato. Io non sono convinto che le cose siano andate così, credo ci siano molti altri fattori, compresi interventi internazionali. Comunque dissi a Violante che volevo conoscere Caselli perché non l'avevo mai visto prima di allora». E incontrò il giudice? «Sì, venne al ministero nei giorni a cavallo dell'insediamento a Palermo e discutemmo delle priorità nella lotta al crimine». La visita in casa sua di Violante e Cesare Salvi ci fu davvero? «No, è una ricostruzione fantasiosa. Non c'è mai stato quell'incontro a casa mia. Violante e Salvi verniero invece al ministero». Per chiederle cosa? «A portarmi im memoriale che indi- viduava 8 processi curati da Carnevale in Cassazione che a loro giudizio erano stati condotti non correttamente per errori o vizi». Era normale che accadessero cose come questa? «Beh, che il presidente dell'Antimafia parli con il ministro della Giustizia mi pare di sì. Su Carnevale poi c'era un vespaio di polemiche, un tormentone che durava da anni, e loro chiedevano formalmente che io prendessi provvedimenti contro quel giudice, come la messa in stato d'accusa o l'incompatibilità. Ma rifiutai, promuovendo invece un monitoraggio di tutte le sentenze della Cassazione in materia di mafia per valutare se vi fossero anomalie. Cosa che poi gli uffici trovarono». Cosa pensa della ricostruzione del memoriale di Lombardini, secondo cui Caselli fu mandato a Palermo per processare la De? «Io conosco l'atti e documenti, e questi mi fanno pensare che sei anni fa ci fu prima - chiamiamola così un'istruttoria politica in seno alla commissione Antimafia condotta da Luciano Violante, che si concluse con quella relazione di cui ho detto e che alzava il dito accusatore prima contro la De e poi contro alcune correnti della De siciliana. Successivamente ci fu l'avvio del processo Andreotti. Sono fatti, la loro concatenazione logica, secondo me, probabilmente dovrebbe tener conto di altri fattori: gli scambi con l'autorità giudiziaria americana, gli interrogatori di pentiti a cominciare da Buscetta...». E delle polemiche politiche che il suicidio del dott. Lombardini sta scatenando, che cosa pensa? «La materia della giustizia in Italia è infuocata e avvelenata, e sa perché? Non è carino dirlo da ex, ma secondo me la colpa è la latitanza del ministro. Il dovere politico impone di assumerei delle responsabilità e intervenire, non evitare di prendere posizione per principio. Il non prendere posizione non sempre aiuta a superare i momenti più drammatici, come questi». Caselli è nel mirino di Berlusconi... «Ma come si fa a ragionare in questa mescolanza spaventosa di indagini giudiziarie e interessi politici? E' chiaro che da una parte; c'è l'interesse a screditare Caselli, a presentarlo come un mostro vestito da angelo vendicatore, e dall'altra c'è stata e c'è una tendenza a colorire politicamente le indagini». Il suo giudizio su Caselli? «Complessivamente buono, soprattutto nella fase iniziale del suo lavoro. Ma, se posso dire, ricordo che Falcone e Borsellino, quando sentivano puzza di bruciato e pensavano che certe dichiarazioni dei pentiti relative ai politici fossero equivoche o foimulate per catturare la benevolenza dell'investigatore, reagivano con la massima fermezza. Non sempre, mi pare, il dottor Caselli ha operato allo stesso modo. Salvo in un caso, forse: quando Brusca chiamò in causa Violante. Allora, in 24 ore l'imbroglio di Brusca fu smascherato. Non sempre Caselli ha avuto lo stesso zelo nel tutelare l'onorabilità di esponenti politici». Stimo Caselli anche se valuta con diversi metri le accuse ai politici di certi pentiti^ ^Lombardini? La sua candidatura per Palermo non è mai arrivata sul mio tavolo p j Non considerai indebita l'interferenza dell 'allora presidente della Commissione Antimafia J p I rapporti fra giudice e attuale presidente della Camera erano noti i i i i e . e o l , a a mdplmsAdrpM A sinistra Claudio Martelli che nel '92 era ministro di Grazia e Giustizia Accanto a lui Luciano Violante e, a destra, Nicola Mancino Qui accanto il ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick Flavio Corazza

Luoghi citati: Chiaromonte, Falcone, Italia, Palermo