Piras e il giallo dei miliardi «Ne ho ricevuto uno solo»

Piras e il giallo dei miliardi «Ne ho ricevuto uno solo» I SEGRETI DI UN ESPERTO DI SEQUESTRI Piras e il giallo dei miliardi «Ne ho ricevuto uno solo» GAVOI (Nuoro) DAL NOSTRO INVIATO Avvocato Antonio Piras, il terzo uomo. «E perché?». Grauso, Lombardini, Piras. «Guardi, né terzo, né primo, dottore». Cerchiamo di capire qualcosa di questa storia impossibile. Voce appena un po' rauca: «Se posso». C'è un miliardo che gira, c'è un sequestro che finisce, c'è un giudice che si ammazza, e ci sono tutte queste voci, questo intreccio di sospetti, di accuse. Il magistrato che ha combattuto ì'^onima, Vimprenditore più famoso delia Sardegna, e il più popolare notabile della Barbagia: hanno messo insieme un terzetto niente male: «Ecco, hanno messo insieme, dottore». E perché? «Cominciamo con il dire che io Lombardini non l'ho mai incontrato. Neanche una volta, mi spiego? A me di Lombardini me ne ha parlato Tito Melis e mi fece dare la parola d'onore che non avrei fatto il suo nome, e io lo tirai fuori solo quando mi fecero vedere le dichiarazioni di Melis. L'aveva già fatto lui il suo nome». Quali dichiarazioni, avvocato? «Che lui aveva parlato con Lombardini, per i soldi, per il riscatto. Cosa che non seguii. Perché andai in ospedale. Era la notte dell'8». La famosa notte, quella in cui Melis e Lombardini s'incontrarono all'aeroporto? «E in cui Melis venne da me piangente. Noti bene che avevo già il miliardo a casa. Il miliardo che avevo dato a Grauso. Chiedendogli l'assegno. E diedi l'assegno a Tito Melis. Questa è la verità, la pura verità». E perché piangeva? «Perché voleva che mi rendessi garante del pagamento del miliardo». Adesso sono uscite alcune dichiarazioni secondo le quali l'ingegner Melis le consegnò un altro miliardo... «Ma no, dottore. E' sempre lo stesso». E quando ve lo dette? Si ricorda il giorno esatto? «No. Mi ricordo il periodo. Verso maggio. Quando venne da me quella notte era ottobre». E non le consegnò un altro miliardo? «Se Melis dice questo, dice una palla più grande di quanto è grande lui». Ma Melis venne da lei subito dopo aver incontrato Lombardini? ((Alle 5 del mattino. Mi svegliò, e mi buttò giù dal letto. E mi disse: i rapitori si sono fatti vivi, ti chiameranno al telefono e ti daranno la parola d'ordine. Uno mi doveva dire "barracello", il giorno dopo. Era questa la parola d'ordine. E invece due giorni dopo non ricevetti ancora nessuna telefonata; allora chiamai io un amico di Tito Melis e gli dissi "guarda che quella roba che hai regalato al tuo amico sono mozzarelle di bufala avariate". Era un modo per dire che non c'era niente di concreto». Che cosa le dette Melis? «Questo è segreto istruttorio». Non le consegnò una lettera? «Sì, ma il contenuto è coperto dal segreto dal istruttorio». E' un falso quella lettera? E' sua? «E' una lettera scritta di suo pugno. Non è di altri nel modo più assoluto». Non era una lettera in cui c'era scritto che la Procura di Cagliari autorizzava il pagamento del riscatto? «E' segreto istruttorio, l'ho già detto. Ma non c'è niente di vero in quello che mi dice. Riguardava altre cose». Riguardava il sequestro? «Non riguardava il riscatto. E comunque ce l'hanno in mano i giudici, gliel'ho consegnata io. Se qualcuno conta palle, ci sono le prove a smentirlo». Ed è in quest'occasione che Melis le parlò di Lombardini? «Sissignore. Facendomi dare la parola d'onore che sarei stato zitto». E sempre in quell'occasione le disse che l'aveva incontrato nella notte all'aeroporto di Elmas? «Sì. Esatto». I soldi li aveva ancora lei. Poi cosa accadde? ((Alla fine del mese andai in ospedale. Detti i soldi a Grauso, andai da Melis: questa è la ricevuta, tieni. E non seguii più direttamente la vicenda». Melis allora ha pagato un miliardo. 0 di più? «Non mi chieda niente. Grauso ha detto di aver aggiunto 400 milioni. Quando me lo disse, io lo guardai incredulo: chi li ha versati? Io, rispose. Gli dissi: bel coglione. Perché avrebbero potuto portare via due pacchi. I soldi. E lei». Continuiamo. Dopo un po' di tempo, Silvia viene liberata, Lombardini avrebbe confi¬ dato che era una messinscena. «Non le so dire niente». Può essere stata liberata 7 giorni prima? «Non lo so. Ma è una cosa che può essere vera. E' già accaduto». E cosa accade in genere in quel lasso di tempo? «Qualche volta i prigionieri sono stati trattati male. Devono riprendersi. Devono curarsi piaghe, infezioni...». Non ci possono essere altri motivi? Preparare una versione per la stampa? 0 altro ancora? Lornbardrni avrebbe confidato a un giornale che la polizia sapeva. E' vero? «Questo è arabo per me». Avvocato, le chiedo di spiegarmi. Secondo lei, De Gennaro poteva sapere? «Non le so dire. Certo che i rapporti miei con la polizia in quel periodo erano, come dire, molto assidui. Mi seguivano anche in gabinetto, chiedevano i documenti a persone che passavano a 400 metri da casa mia, li pedinavano, li seguivano, anche se non mi conoscevano. Su di me non solo sapevano tutto. Io ero arrivato a un punto che ero peggio di un malato di Aids, e non è bello a 70 anni, dopo una vita integerrima...». Della liberazione che cosa ne pensa? «Io non so niente. Però, in quel periodo un generale dei carabinieri è stato trasferito dalla Sardegna, perché aveva detto che era impossibile che Silvia fosse tenuta lì dove dicevano». Che vuol dire? «Decida lei. Io lego le due cose». Senta. E' possibile che ci fossero due bande in campo, o che Lombardini sia rimasto fregato da degli sciacalli? «Guardi, lei mi sta chiedendo adesso com'è organizzato l'inferno. Però, è successo. Può essere». E allora Lombardini era una vittima? «Non lo conosco. Per quello che si diceva di lui era un giudice integerrimo». Ma anche così ingenuo? «Eh, anche le persone più furbe commettono ingenuità». Allora, perché non indagarlo solo per abuso d'ufficio? «Perché in quel modo si colpisce solo Lombardini, mi sembra ovvio». E di Melis cosa pensa? «Io sono massone. Lui è massone. Era amico dei miei amici. Vedi un po' se puoi fare qualcosa per lui, m'hanno detto. L'ho visto solo 3 volte, l'ultima quella che ho raccontato prima. Basta. Poi, io non credo che quest'uomo sia arrivato al punto di rivolere solo i soldi indietro passando anche sopra chi l'ha aiutato. Ma non deve cercare me, perché cerca me? Io non so cosa abbia detto ai giudici. Io so che la verità non può essere smentita». Cosa sta insinuando, che è un avido? «Non mi chieda cose che non voglio dire». Questa è una risposta? «Il miliardo se l'è preso con i diritti di pubblicità, quando va in televisione in Francia, o a Canale 5». Non ci sembra che le tv paghino tanto. E poi è pur sempre la vittima di un sequestro, no? «Lei provi a informarsi. E comunque noi siamo quelli che l'hanno aiutato». Conosceva l'avvocato Garau? «Mai conosciuto, mai visto. Mai mai». E il suo diario cosa le sembra? «Ma per l'amor di Dio! Bisogna vedere quando l'ha fatto, se prima o dopo. E' pieno di stronzate». Qual è di tutta questa storia, la cosa più brutta? «Il suicidio di Lombardini». E perché? «C'è la morte. E c'è mi uomo che aveva il passato che aveva, che ha fatto molto per la Sardegna. Devo dire che i giudici con me sono stati gentilissimi. Nessuna tortura. L'interrogatorio vero ho letto che è durato due ore. Il mio, 3 ore e mezzo. Ma sono tornato a casa per mangiare. Non per spararmi. Credo fosse un uomo fragile, ormai. Un uomo distrutto». Pierangelo Sapegno I SOLDI «Ho custodito per cinque mesi la somma datami da Melis Gli ho fatto quel favore perché era massone come me Poi a ottobre la diedi a Grauso e all'ingegnere una ricevuta» LOMBAStDINfl «Non ho mai conosciuto il procuratore di persona Nella lettera che mi consegnò Melis non c'era l'autorizzazione dei giudici a pagare il riscatto»

Luoghi citati: Elmas, Francia, Gavoi, Nuoro, Sardegna