Casagrande: «Sono innocente»

Casagrande: «Sono innocente» Il corridore positivo alle analisi (testosterone) si presenterà il 25 al Coni Casagrande: «Sono innocente» In Portogallo stop per sette CICLISMO GLI ITALIANI NELLA BUFERA DEL DOPING LA bufera del doping investe anche il ciclismo italiano, uscito dal Tour vincitore con Pantani e appena sfiorato dall'operazione-pufizia che aveva messo molti corridori sotto inchiesta. In Francia soltanto Rodolfo Massi, lo scalatore dalla «maglia a pois», era stato appiedato. Ora c'è Francesco Casagrande, fresco vincitore di San Sebastiano, positivo al testosterone. Ma lui non ci sta: «Sono innocente». E al Giro del Portogallo sono addirittura in sette, quattro martedì e tre ieri, i corridori italiani fermati per ematocrito alto (cioè densità del sangue oltre i limiti). Cerchiamo di scrutare meglio questo inquietante panorama. Casagrande si difende. «Sono ancora frastornato, non riesco a capire, in sette anni di professionismo è la prima volta che mi succede una cosa del genere. Ma per altri versi sono tranquillo, perché non ho mai preso sostanze proibite in vita mia». Così Francesco Casagrande, il ventisettenne corridore fiorentino risultato positivo al testosterone a un controllo antido- ping effettuato in maggio al Giro di Romandia. Ma sentiamo ancora Casagrande: «Pensavo a un errore e non volevo crederci, quando alla fine di maggio mi fu comunicata la notizia delle analisi. Un mese dopo la federazione ciclistica internazionale mi spedì a Colonia per sottopormi ad altri controlli e tutto risultò nella norma. Ora mi dicono che le controanalisi effettuate il 3 agosto a Losanna hanno confer¬ mato l'esito dei primi accertamenti. Ma ho la coscienza a posto, spero che tutto si chiarisca al più presto. Al massimo posso aver preso in dosi elevate integratori come gli aminoacidi ramificati e la vitami¬ na E, non sostanze vietate». Come Paola Pezzo. L'incartamento, dopo il riscontro delle controanalisi, passa ora nelle mani della procura antidoping del Coni, che ha convocato Francesco Casagrande a Roma per il 25 agosto. Fino a quella data il corridore ha confermato che rispetterà il suo programma agonistico gareggiando già domenica prossima ad Amburgo, perché è sotto accusa ma non ancora sospeso. Semmai lo sarà, perché a suo favore gioca un precedente non di poco conto. Paola Pezzo, la bionda campionessa di Atlanta '96, ebbe lo stesso problema ma il suo caso venne dichiarato «non procedibile per doping» perché le quantità di testosterone erano poco chiare, in quanto l'anabolizzante viene anche prodotto dall'organismo. Non a caso, crediamo, a difendere Casagrande davanti alla Procura ci sarà lo stesso avvocato che ha «salvato» Paola Pezzo, Davide Guardamagna. Non sarà licenziato. Martedì in un comunicato la Cofidis, la squadra francese per la quale il corri- dorè è tesserato, aveva preannunciato il licenziamento di Casagrande qualora fosse stata accertata la sua colpevolezza, ma l'interessato smentisce questa versione dei fatti: «Ho parlato con i dirigenti della società, mi hanno confermato la loro fiducia. Se verrò condannato, al massimo mi sospenderanno lo stipendio per la durata della squalifica. Ma ripeto che vado avanti a testa alta, perché non ho fatto alcunché di illecito». Portogallo, stop per 7. Cambiamo scenario. Martedì era toccato a Paolo Alberati, Graziano Recinella, Mario Monzoni e Renzo Ragnetti, tutti della squadra Mobilvetta. Ieri al Giro del Portogallo sono stati bloccati, dopo gli esami del sangue, Gilberto Simoni, trentino, classe '71 ; Andrea Dolci, bergamasco, del '69; Massimo Apollonio, pavese, del '70. Quest'ultimo gareggia per 0 team «Vini Caldirola», i primi due per «Cantine Tollo». Il motivo dello stop è identico per tutti: ematocrito alto. Il riscontro dell'ematocrito troppo elevato non è la dimostrazione di uso di sostanze dopanti, ma rivela una densità del sangue oltre la norma, che mette a rischio la salute. Se dopo due settimane i valori sono tornati normali, i corridori possono riprendere l'attività. Identica sorte dei sette «portoghesi» toccò un anno fa a Chiappucci, fermato alla vigilia del Giro d'Italia e poi ai Mondiali. Corse meno pesanti. Il problema di fondo è che i corridori si sottopongono ad allenamenti durissimi, una media di sei ore al giorno, per reggere il ritmo ossessivo imposto dal calendario. Perciò ricorrono agli integratori alimentari, unica via possibile per recuperare in fretta le energie. Ma in quale quantità possono essere usati questi integratori? Fino a che punto sono additivi indispensabili per il fisico dell'atleta, da che punto cominciano a mandare in tilt i valori e ad accendere la spia del doping? Per risolvere almeno parzialmente il problema occorrerebbe sfoltire il calendario e rendere le corse meno dure. E' quanto ha sostenuto a Losanna, in un incontro con i dirigenti dell'Unione Ciclistica Internazionale (Uci), il francese Jalabert: «Le corse sono lunghe e massacranti, la stagione non finisce più. Forse dovremmo rivedere l'intero sistema per evitare che certi corridori vengano tentati dalla strada del doping». Gianni Romeo Jalabert suggerisce ai dirigenti deU'Uci: «Il nostro problema sta a monte, bisogna ridurre le corse, troppo massacranti» 5 Francesco Casagrande (nella foto dopo il trionfo di sabato in Spagna) è professionista dal '92. In carriera ha vinto molto; è 2° in Coppa del Mondo dietro Bartoli e 5° nella classifica dell'Ilei