La morte di André Weil
La morte di André Weil La morte di André Weil Principe dei numeri, aveva 92 anni A NDRE' Weil, uno dei più grandi matematici del '900, noto per il carattere stravagante e poco socievole, è morto a Princeton il 6 ago¬ sto, ma solo ora la figlia ne ha dato l'annuncio. Aveva 92 anni. Un giorno a una conferenza, presentato come il più grande matematico vivente, aveva voluto precisare: «Sono il più grande matematico e basta». Grande lo è stato sicuramente. Si è occupato di teoria dei numeri e di geometria algebrica. «La caratteristica dell'opera di Weil - ha scritto Enrico Bombieri in un suo testo fondamentale, Teoria dei numeri è il rigore quasi monastico delle idee, unito a un'ampiezza di respiro che ritroviamo soltanto nei grandissimi matematici». André Weil, nato a Parigi il 6 maggio 1906, da una famiglia della buona borghesia ebraica, è il fratello di Simone Weil, ben nota per il suo impegno politico e sociale. All'inizio della carriera, Weil andò a insegnare in India, dove conobbe Gandhi. Nel '34 con giovani brillanti matematici francesi fondò il gruppo bourbakista, il più importante movimento matematico del '900. Obiettivo: rivedere i fondamenti della Matematica secondo la teoria degli insiemi. Ogni nuovo lavoro di Bourbaki, lo pseudonimo col quale si firmavano, diventò un capitolo dei Fondamenti della Matematica la cui influenza sulla matematica contemporanea è pari a quella che ebbero per la matematica classica gli Elementi di Euclide. In Ricordi di apprendistato racconta che gli anni più difficili furono quelli della guerra, quando si rifiutò di andare sotto le armi. Evitata per poco la fucilazione, incarcerato a Rouen, nel forzato isolamento riuscì a ottenere alcuni brillanti risultati matematici. Uscì dal carcere solo dopo aver chiesto di entrare nei reparti combattenti. Dopo essere stato mitragliere al fronte e a Londra sotto i bombardamenti della Luftwaffe, Weil decise di trasferirsi negli Stati Uniti. «Non sapevo che gli americani - osservò così ospitali nei confronti di quelli che non hanno bisogno di loro, lo sono molto meno nei confronti di quelli che si trovano alla loro mercè». Ottenuto il visto, finì in un oscuro collegio della Pennsylvania: «Il mio compito e quello dei miei colleghi - raccontava - la cui ignoranza matematica era totale, si riduceva a ripetere di continuo una serie di ricette convenzionali tratte da manuali stupidi e a far funzionare senza intoppi mia macchina che sfornava diplomi senza valore». Solo nel '58 approdò a Princeton per dedicarsi finalmente senza problemi ai suoi studi preferiti. «La Matematica - scriveva Weil alla sorella Simone - non è nient'altro che arte, una specie di scultura in un materiale estremamente duro e resistente, come certi porfidi usati a volte, credo, dagli scultori». Ma per scoprire la bellezza della Matematica come forma d'arte non bisogna certo frequentare scuole, purtroppo ancora così diffuse, come il collegio della Pennsylvania che aveva scandalizzato Weil. Federico Peiretti lì André e Simone Weil tra i pini durante le vacanze del 1922 (da André Weil, «Ricordi di apprendistato» ed. Einaudi)
Luoghi citati: India, Londra, Matematica, Ndre' Weil, Parigi, Pennsylvania, Stati Uniti
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