La follia dei piromani impuniti. Fulmini sul Monte Bianco

La follia dei piromani impuniti. Fulmini sul Monte Bianco LETTERE AL GIORNALE La follia dei piromani impuniti. Fulmini sul Monte Bianco Ma dove corre la folla prigioniera? La calura infierisce e gli incendi distruggono boschi, ingoiano case, fanno cenere della vegetazione. In altre parti del globo, infuriano gli uragani e le acque invadono le campagne, sommergono paesi e città. La televisione sgomenta con visioni catastrofiche .. Poi lo schermo mostra code interminabili di auto bloccate a Sud, a Nord, a Oriente e a Ponente. Dove corre la folla, obbediente al calendario, prigioniera dentro scatole di plastica e di metallo? L'auto è la prima necessità e la villeggiatura è la seconda. Al resto si penserà dopo... o non si penserà affatto: si vive alla giornata e chi governa corre allo sbaraglio con la smemoratezza dell'irresponsabile. Dissennato è chi incentiva produzioni che aumentano il degrado ambientale e provoca il surriscaldamento del Pianeta. E' follia, anche, lasciare impuniti i piromani; ma è folle pure l'autorità che lascia lungo le strade dei centri balneari cumuli di foglie aghiformi, infiammabili come benzina... Il buonismo semplifica l'esistenza a chi comanda, ma invita a perseverare nel delinquere. Dal Mediterraneo piombano orde di fuggiaschi, spinti da motivi politici, religiosi o economici ad abbandonare le loro terre d'origine. Da anni è in atto l'invasione dei fedeli di Maometto e la religione cristiana trova sempre meno spazio. Le alte gerarchie ecclesiali ostentano sicurezza nei riti solenni, celebrati con paramenti fastosi nelle nostre basiliche... Ma l'Italia non è la Mecca... Il popolo ignora il Vangelo e non conosce il Corano. Ricco di iniziative e di fantasie, negli ultimi decenni è uscito dalla miseria secolare con un lavoro indefesso e, oggi, vuole dimenticare che sta di nuovo impoverendo e ha poco o nulla in sovrappiù da offrire alle orde dei fuggiaschi. Tarcisio Bertoli, Padova Ricordo una tragica avventura alpina Sulla Stampa del 28 luglio un puntuale e utile servizio di E. Martinet ha suggerito cosa fare per evitare di essere colpiti dal fulmine in montagna. In esso si ricorda che fra le zone del Monte Bianco più pericolose per quel motivo c'è la Cresta del Brouillard, dal nome ingannevole (nebbia, in Francese) che sembra giustificare il maltempo che tante volte vi si abbatte e che invece l'ormai introvabile Guida Touring-CA.I. «Monte Bianco» ed. 1963, di Chabod-Grivel-Saglio (quella con le piacevoli ma ormai forse troppo romantiche divagazioni suU'origme dei toponimi alpini) assicura derivare dal frequente nome «breuil» - zona acquitrinosa, in patois - come pare tempo addietro fosse la zona in Val Veny alla base di quella cresta. Avendo riconosciuto, in copertina di Tuttoscienze del 29 luglio, Walter Bonatti mentre ammira un ghiacciaio della Patagonia, il nome del grande scalatore, trattando di fulmini, mi ha subito fatto ricordare che appunto in quella zona, letteralmente inchiodato per molti giorni al Pilastro centrale del Fréney, appena accanto al Brouillard, Bonatti e altri sei compagni di scalata, italiani e francesi, vissero forse la più tragica avventura alpina tra le folgori. Come hanno magistralmente ricordato lo stesso Bonatti e il giovane ma bravo Marco Ferrari nei loro rispettivi volumi I giorni grandi e Frèney 1961, nel luglio 1961 una serie infinita e fuori calendario di tempeste di neve accompagnate da mi gliaia di terrorizzanti lampi causò, su sette alpinisti, la morte di quattro di essi, mentre altri due dovet tero la vita alle sublimi doti fisiche e morali del vincitore della Ovest del Dm, che, aprendosi la strada nella neve fino al petto, ai limiti estremi della resistenza umana riuscì a condurre se stesso e loro in salvo. Grazie per le tue sempre fresche e soprattutto limpide imprese, Walter! Gabriele Barabino, Tortona Agricoltori, categoria in via di estinzione Sono un vignaiolo da almeno cinque generazioni, come tale e non so quanti agricoltori vanno in ferie specie in questo periodo, cosa mangerebbero i festaioli? Categoria in via di estinzione ma nessuno ne parla, e quindi a nessuno interessa, cosa mangerete se non arrivassero tutte quelle derrate alimentari dall'estero? Alcuni camionisti dicono le più pesticizzate, mai un controllo. Con i terreni abbandonati che ci troviamo, ed i disoccupati o extracomunitari che ci troviamo in Italia potremmo produrre molto di più e produzioni controllabi- li in loco, ma se nessuno riesce a darci queste persone ad un costo possibile tutto finirà lì, e anche presto. Pare che in tutto l'Astigia no ci siano meno di 100 giovani .sotto i 20 anni che si interessano di agricoltura, noi anziani finia mo presto e poi? Senza volontà politica non si risolvono i problemi, molta frutta è stata sradicata, molti frutteti hanno i frutti che pendono quasi maturi ma non ci sono persone capaci a raccoglierli resteranno lì, come da qualche anno a questa parte. Cosa ne pensate? Nino Pronda Nizza Monferrato vignaiolo Un vescovo porti dialogo tra Palestina e Israele Ho letto con molta preoccupazione della nomina di monsignor Butrus Muallem quale vescovo della comunità greco-cattolica di Galilea e delle proteste che questa nomina ha suscitato nel governo israeliano. Monsignor Muallem è notoriamente legato a monsignor Capucci e alla frangia estremista palestinese. Chi ha buona memoria, si ricorderà di «fatti e misfatti» di monsignor Hilarion Capucci: nel bagagliaio della sua Mercedes furono rinvenute armi destinate ai terroristi dell'Olp (vent'anni fa, all'epoca di questi fatti, l'Olp compiva frequenti attentati, in Israele e non solo, con numerose vittime). Capucci faceva parte del Consiglio Direttivo della stessa organizzazione che aveva come scopo la distruzione dello Stato ebraico. Lo stesso monsignor Capucci purtroppo continua a mantenere posizioni direttive, malgrado il formale impegno che la Città del Vaticano aveva assunto con il governo israeliano quando chiese ed ottenne la grazia per il monsignore terrorista. Con questi precedenti ecco quindi la mia preoccupazione e la mia perplessità: perché la parte migliore e progressista dei palestinesi non si oppone a questa nomina che potrebbe, in futuro, rappresentare un'ulteriore minaccia ai già precari colloqui di pace fra Israele e i palestinesi? Perché non dimostrare, con una scelta più moderata, la seria volontà di rinnegare definitivamente un passato di sangue? Immagino non sia facile com¬ battere contro i «falchi» che non hanno basi né democratiche né di dialogo, ma spero vivamente che in questa occasione, ed in altre in futuro, prevalga l'opinione di quei palestinesi che sinceramente e in maniera più consapevole vogliono il bene della loro gente! Chicca Falcone, Torino Presidente Federazione delle Associazioni Italia-Israele Su «Nuovi Argomenti» Moravia c'è ancora Vi devo una precisazione in merito all'articolo di Pierluigi Battista dal titolo «Moravia degli indifferenti». Non so francamente se la «sinistra» (bisognerebbe stabilire quale, se c'è, cosa fa) abbia dimenticato Moravia. E' un problema della sinistra, di sicuro da approfondire. Per quel che riguarda Nuovi Argomenti, consiglio Battista di evitare il sole di Capalbio oltre le sue onde che animano da giorni - ole le pagine «culturali» di molti quotidiani. Noterebbe così che sotto la testata della rivista, in copertina (e anche nel frontespizio) è detto: «Nuovi Argomenti, Trimestrale fondato nel 1953 da Alberto Carocci e Alberto Moravia». Dev'essere proprio colpa del sole toscano, visto che Battista aveva recensito tempestivamente ed egregiamente il primo fasci colo della nuova serie. Enzo Siciliano Onda su onda, ho fatto confusio ne su Nuovi Argomenti. Ma, anche lontano da Capalbio, il sole picchia forte. E rende tutti molto, ma molto suscettibili. [p. bat.j Le lettere "%fcyanno inviate /LA STAMPA /Via Marenco 32,10126 TORINO^ fax 011 -6568924 e-mail lettere@lastampa.it