Un'Italia seria cambierà anche l'inno
Un'Italia seria cambierà anche l'inno LA LETTERA DI O.d.B. Un'Italia seria cambierà anche l'inno GENTILE Signor Carcassola, mi pare che sia lei a prender tremendamente sul serio l'argomento. «In TV scorrevano le immagini dei giocatori che cantavano "orgogliosamente" il proprio inno, chi tenendosi per mano, chi abbracciati, chi volgendosi alla bandiera della propria nazione o Stato; gli Azzurri no. A nessuno è balzato il pensiero che il comportamento di molte squadre sia stato imposto dall' "alto", come accadeva all'Italia fascista probabilmente? I nigeriani neppure in campo si parlano se non sono della stessa tribù, però bravi perché l'inno lo cantano insieme! Gli Azzurri almeno sono stati liberi di comportarsi a loro piacimento: l'attaccamento alla Patria non si dimostra certo cantando una canzone che ognuno può vivere come ritiene opportuno, anche bai- Un'Italcambanche a seria bierà l'inno landò o standosene muti riflettendo. Noi in Italia abbiamo la fortuna di avere un inno nazionale che è, si, nato quasi per scherzo, ma è diventato un inno a tutti gli effetti. C'è chi ascoltando le sue note piange, chi s'emoziona e urla, c'è chi lo canta e chi no, ma per la maggior parte degli italiani è insostituibile. Inutile pensare di sostituirlo con un'opera di Verdi o Mascagni come suggerisce il Signor Francesco Macchia: anche se fosse orecchiabile, cosa ci "direbbe"? Lo concepiremmo come una canzone, magari più bella, più sensata ma non ci ricorderebbe sicuramente la Patria. Sarebbe come i successi dell'estate ma allora a questo punto perché non adottiamo come nuovo inno una canzone di Fiorello? o "Come mai" degli 883 che ricorderebbe i vent'anni? Magari "Vita spericolata" di Vasco Rossi oppure "La terra dei cachi" di Elio e le Storie tese? Finiamola con queste idiozie e teniamoci il vero inno d'Italia...». Gentile Signor Carcassola, sono anch'io per tenercelo. Ma non per le sue stesse ragioni. Solo perché ormai ce l'abbiamo, e pazienza. Ma l'inno resta sempre ridicolo. Caso mai lo ricambieremo se e quando l'Italia diventerà seria. Oreste del Buono Egregio Signor Del Buono, vorrei replicare alla lettera del Signor Francesco Macchia di Torino riguardante la questione del nostro inno nazionale. Puntualmente, ogni anno, nei mesi estivi (sarà per il caldo?) si ripresenta questa ridicola «querelle» con argomento l'inno di Goffredo Mameli. Quest'anno l'occasione di parlarne è stata offerta dal comportamento degli Azzurri al mondiale di calcio in Francia... Filippo Carcassola Trezzo sull'Acida (Mi)
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