Un finto «pacco-ordigno» alla redazione del Tirreno di C. G.
Un finto «pacco-ordigno» alla redazione del Tirreno Massa: la bomba non poteva esplodere Un finto «pacco-ordigno» alla redazione del Tirreno La Digos privilegia la pista anarchica In passato spediti volantini di minacce MASSA. Era falso, il pacco bomba trovato ieri mattina da un giornalista del Tirreno di Massa davanti all'ingresso della redazione. Ma ha provocato tensione, e paura come se fosse vero. E gli investigatori in serata lo hanno definito un «avvertimento, un'avvisaglia molto brutta», da parte forse di qualche «cane sciolto» vicino all'area dell'anarchia. E' una delle piste al vaglio degli inquirenti, in assenza di rivendicazioni di sorta, anche se nessuno si sbilancia al momento in analogie con i pacchi bomba inviati nei giorni scorsi a magistrati e politici coinvolti nella vicenda dei due squatter torinesi morti suicidi in Piemonte, Edoardo Massari e Maria Soledad Rosas. L'ordigno è stato fatto esplodere dagli artificieri con una microcarica: secondo quanto è emerso, all'interno c'era un congegno elettrico e della strana polvere nera, oltre ad alcuni chiodi per quadri. Ma quella polvere, secondo un primo esame di un artificiere della questura di La Spezia, era innocuo tè. E quel congegno, composto da una lampadina da 100 watt e due batterie da torcia, non avrebbe mai funzionato, neanche con l'esplosivo: il filo elettrico che univa il tutto non avrebbe infatti mai potuto trasmettere alcun impulso. Sul possibile mittente, la Digos di Massa, incaricata delle indagini,.spiega che al «cinquanta per cento si indaga sulla pista anarchica. Altro non si può dire». Il pacco era proprio davanti alla redazione del Tirreno dentro una scatola da scarpe grigia. E' stato il giornalista della redazione di Massa al momento dell'apertura dei locali ad accorgersi dello strano pacco ed avvisare immediatamente la polizia. Gli inquirenti hanno subito escluso uno scherzo ed hanno fatto intervenire gli artificieri da La Spezia. Un mese fa, sempre davanti al portone della redazione di Massa del Tirreno, era stata trovata una busta, con su scritto «Agli sciacalli del Tirreno». E ancora: «Sentite cosa dicono gli squatter prima di dire cazzate. Bastardi». Dentro c'erano copie stampate da siti internet, datate 11 luglio, in cui si parlava della morte di Maria Soledad Rosas, avvenuta quel giorno e si inneggiava contro il magistrato torinese Maurizio Laudi, destinatario di uno dei pacchi bomba. Analoga busta era stata lasciata anche alla Nazione di Massa. Alcuni giorni dopo nella cassetta postale della redazione della Nazione era stata trovata un'altra busta contenente pesanti minacce nei confronti dei cronisti locali. [c. g.]
Persone citate: Edoardo Massari, Maria Soledad Rosas, Maurizio Laudi
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