«Meglio star soli che allearsi con Cossiga»

«Meglio star soli che allearsi con Cossiga» Quasi 1200 lettori hanno già risposto al sondaggio promosso dal quotidiano della Lega nord «Meglio star soli che allearsi con Cossiga» Non convince l'intesa Bossi-Udr: prima prendiamoci la Padania IL FUTURO DEL CARROCCIO PMILANO IUTTOSTO che turarmi il naso per votare un alleato, mi taglio la mano destra per non votarlo», promette Roberto Fabbri, 49 anni moglie e due figli, che scrive dalla provincia di Bologna con una calligrafia fitta e un pensiero solo. Che la Lega stia da sola, che Umberto Bossi non apra a nessuno, che questa svolta «può andare bene solo ai salumieri bergamaschi, quelli che non pagano le tasse e intanto pensano Italia o Padania, purché se magna». Eccolo qui, il granitico popolo della Lega. Spiattellato sotto forma di fax e lettere sulla scrivania di Gianluca Marchi, direttore de La Padania, stupito lui per primo del successo del referendum lanciato da Bossi, quello per determinare dove andrà la Lega a settembre. «Da sabato a oggi hanno scritto in 1184, i distributori del giornale chiedono più copie», fa i conti. Sarà che nel deserto ferragostano la politica romana latita, sarà anche che Bossi ne inventa una al giorno per avere i riflettori, ma in questo mare di messaggi passa un bel pezzo del Nord che anche con i 38°, succhia politica come se fosse un ghiacciolo. «Una temporanea intesa con i poteri forti potrebbe convincere gli elettori del Berlusca a votare Lega Nord», sogna Mario Gatto, alla macchina per scrivere da Valdobbiadene, Nord Est. E quindi Padania, un solo cuore, appena qualche sfumatura tra i millecentoquarantotto che hanno risposto all'appello pubblicato a pagina 2 del quotidiano della Lega. Tre domande appena, tre caselle da riempire con una «X» o con pagine fitte dattiloscritte e a stampatello, a seconda dei gusti. Ipotesi 1 : la Lega sta da sola. Ipotesi 2: ci si allea con i poteri forti e quindi con Cossiga e l'udr. Ipotesi 3: li guida un mafioso, non fanno opposizione, ma se ci alleassimo con il Polo di Berlusconi? «Seicentonovantacinque vo¬ gliono stare da soli, quattrocentoventisette vogliono allearsi con Cossiga, appena in ventisei pensano al Polo», snocciola dati Gianluca Marchi. E in quel primo groviglio di aspirazioni, ma solo a settembre si tireranno le somme, c'è l'immagine di un partito che pulsa come un movimento, che beve con Bossi le mitologie sul dio Po, si veste in camicia verde polo griffata, per il direttore della Padania - e adesso si chiede come acchiappare i moderati. Non sarà quella di Salerno, ma la svolta della Versiliana di Umberto Bossi, quella che passerà alla Storia per l'arrivederci alla Secessione, fa già discutere. I politici che abboccano e si dividono tra sì, no o forse. E i militanti che si infervorano, vero zoccolo duro di questo movimento capace di scrivere: «Propendo per andare avanti da soli. Fermo restando che, una eventuale decisione da parte dell'onorevole Bossi di seguire la via dei poteri forti, sarà da me comunque condivisa». Come scrive Giorgio Fossati, lettera datata Milano, uno dei tanti che non si sono accontentati della semplice «X» sulla casella. «Da una parte siamo stupiti, ma dall'altra sappiamo che i nostri lettori partecipano veramente alla vita del partito», spiega ancora Gianluca Marchi. Un'analisi semplice, che farebbe impazzire qualunque statistica. A meno di considerare ovvio che se un giornale vende trentacinquemila copie e indice mia raccolta di firme, per una lettera da inviare all'Onu sull'autodeterminazione della Padania, raccoglie in quattro mesi quasi quarantamila consensi. E' successo l'anno scorso, si replica quest'anno. Là c'era il missile da spedire all'Onu, qui c'è da scegliere dove va il partito. Per dare la spinta giusta, ci mette il cuore Costantino da Gallarate, mentre intesta il suo fax «Al Grande Meraviglioso Condottiero Umberto Bossi», con quell'infilzata di maiuscole. Il messaggio, poi è uno solo. Premesso da una lunga citazione su Giovanni delle Bande Nere, riparato in Svizzera dopo il tradimento degli alleati. E quindi, riassume Costantino: «Come diceva mia madre, Umberto non andare con i delinquenti». «Capisco che si rendano necessarie delle alleanze...», è invece l'esordio con cautela di Marco Rota che faxa da Cremona. Mentre Giuseppe Bonomo da Mantova cita il presidente Mao: «I partigiani falliscono, se non possono contare sul popolo». Magari la citazione non è tra le più corrette, ma c'è il cuore lì dentro. Mino Longagnani da Pavia che chiede di «disarticolare forza Italia», ci inette la strategia. Mentre un «C» puntato, chiede che si facciano alleanze al più presto. «Perché non voglio più essere un leghista braccato, non voglio più essere come una volpe in Inghilterra», fa il paragone. «Questo referendum Bossi lo ha voluto fortemente, è un modo di avere il polso della situazione», spiega il direttore del giornale della Lega. Ma un dubbio, cerca di insinuarlo Franco Rocca. Che da Mantova chiede: «E se il Berlusconi inquina il referendum, compilando tante schede tutte uguali?». Fabio Potetti «E se Berlusconi compra tante schede per inquinarci il referendum?» «Prima o poi le alleanze serviranno» POLITICA 0 IPOTESI | tPOTESt ■ ì hVoii wffmMSi SczSX j IPOTESI & T9^"^*'-sx ut «ricconi**^ c!w iia fel,m,mo> H Carroccio a Roim«flai«fe in ilbiteknw gli ex ut 1 a^sSss ".: vaJSH&h TEST*»» ~Ki£), .;r.. ! m ;gg|l pg£| wmm ife&£ **$££3fc» HScJS»As Ì5&s%^$m WmS^Si msssss&fm w&Z&zm