Prodi: Finanziaria pronta, Prc d'accordo

Prodi: Finanziaria pronta, Prc d'accordo Il premier torna all'attacco di Berlusconi («Mina la democrazia») e sulle riforme sta con Di Pietro Prodi: Finanziaria pronta, Prc d'accordo Nota aggiuntiva, Rifondazione divisa Romano Prodi non prevede sorprese da parte di Bertinotti in sede di varo della prossima Finanziaria. «Posso dire che è quasi pronta; ricalca perfettamente le linee del Dpef che Rifondazione ha approvato in Parlamento», afferma il Presidente del Consiglio. E ancipa: «Il raccordo con Bertinotti non sarà difficile». Ma tra i neo-comunisti è ancora scontro, dopo che Nerio Nesi ha proposto una «nota aggiuntiva» alla prossima Finanziaria. «Non è che con qualche discorso e qualche ritocco la nave va...», replica Fausto Bertinotti. Ma nel mirino del segretario Prc («Spero che Nesi non voglia augurarsi la scissione di chicchessia»), più che l'esperto economico del partito, c'è il presidente Armando Cossutta. Così, in vista dell'autunno caldo, bertinottiani e cossuttiani si scontrano in una guerriglia interna all'ultimo uomo. «Una rottura nei confronti del governo sarebbe una sconfitta - sostiene Marco Rizzo, componente dell'ala "cossuttiana" di Rifondazione -. Quello di Bertinotti è un dato di nervosismo... Solo alla fine di un lungo percorso potremmo arrivare alla rottura con il governo». Anche Oliviero Diliberto, capogruppo alla Camera, prende le difese di Nesi: la sua idea - spiega - è uno sviluppo della linea del partito. Lo scontro tutto interno al Prc lascia presagire un «settembre nero» per il governo Prodi? Al momento, il premier ostenta sicurezza e, dal suo rifugio ferragostano di Bebbio, nel Reggiano, concede alla «Gazzetta di Panna» una conversione a 360 gradi. Nel Prodi-pensiero ci sono il Prc e la Finanziaria; ma ci sono anche Cossiga («Mai e poi mai ho discusso, accennato o proposto patti politici. Resta l'amicizia») e Di Pietro («Ho seguito con attenzione e interesse l'iniziativa di Antonio Di Pietro per la riforma della legge elettorale; al primo punto del programma dell'Ulivo vi è la previsione di una legge elettorale basata sul doppio turno di collegio»). E c'è anche un'altra stoccata a Silvio Berlusconi per le sue esternazioni sui pm-Br: «Affermazioni gravissime», sostiene. E assicura che, per lui, è un «dovere morale sollevare la questione etica» dell' «anomalia» Berlusconi e del suo attacco ai giudici: «Un simile atteggiamento mina le basi della democrazia italiana». Prima di Prodi, anche Antonio Di Pietro, ha indicato «pollice verso» sulla ricerca di dialogo tra centrosinistra e Cavaliere. Non è più accettabile che, in nome delle riforme, si dialoghi e si patteggi con il «Diavo¬ lo» Berlusconi a cui interessa solo l'impunità, ha detto senza mezzi termini Di Pietro a «Repubblica». Tonino se la prende con An («Sta inghiottendo troppi bocconi amari») e critica D'Alema perché continua a dire che bisogna dialogare con il Diavolo: «Io dico di no, vanno chiusi i rubinetti, almeno finché Berlusconi non risolve i suoi conflitti di interesse e i suoi conflitti con la giustizia». Le sue frasi sui pm-Br spiega l'ex magistrato - «sono un attacco premeditato: teme di essere condannato definitivamente». Un'intervista che fa subito discutere. Feroci le repliche del centro-destra: «Il vero comunista nell'Ulivo non è Bertinotti ma l'ex pm - sostiene Adolfo Urso, An -. L'Ulivo se ne liberi e Segni rifletta»; «Ha una bella faccia tosta; non era lui che voleva sfasciare Berlusconi?», incalza Enrico La Loggia, senatore azzurro. Mentre la sinistra si divide. Non è tenero Antonio Soda, deputato della Quercia e uno dei protagonisti delle trattative in Bicamerale sulla giustizia: «Non dobbiamo rifiutare un dialogo con le opposizioni, anche se stigmatizziamo e condanniamo le dichiarazioni di Berlusconi sui pm brigatisti». Ma stanno sostanzialmente con Di Pietro sia il Ppi Enrico Letta («Di Pietro sbaglia nel minimizzare il tema della giustizia, ma ha ragione quando sostiene l'impraticabilità di un dialogo istituzionale con un Polo nella sua attuale configurazione»), sia il Prc Diliberto: «Io credo che Di Pietro abbia ragione su un punto: il fatto che il dialogo con Berlusconi, tenacemente perseguito da una parte del Pds, sia un errore». Mario Tortello Il presidente del Consiglio Romano Prodi