La promessa di Kohi: se perdo lascio la Cdu di Emanuele Novazio

La promessa di Kohi: se perdo lascio la Cdu Ma si dice che, anche in caso di vittoria, punterebbe alla presidenza della Commissione Ue La promessa di Kohi: se perdo lascio la Cdu Colpo di scena del Cancelliere che recupera ancora nei sondaggi BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Se perdo le elezioni lascio la guida della Cdu». A meno di sette settimane da un voto sempre più incerte, che secondo gli esperti di cVjmoscopia sarà «un testa a testa ■> /erra deciso «sul filo», Helmut Ki inette in gioco a sorpresa l'intera sua leadership: quella di m~ di governo e quella di cape di un partito che da 25 anni si identifica con lui. Non c'era stanchezza, ;?ri mattina, sul volto e neha vo :e di un Cancelliere completa mente proiettato alla vittoria, il 27 di settembre. Non c'erano le esitazioni o le incertezze che, in un passato anche recente, hanno sollevato dubbi sulla sua capacità di contendere a Gerhard Schroeder la vittoria! C'era, al contrario, il senso pieno della sfida, che il vecchio combattente ha strategicamente e drammaticamente identificato con il suo doppio ruolo di leader: leader di parte ma anche nazionale e «collettivo». E proprio perché quella di ieri è una sfida che mette in gioco tutto il suo potere, assume il tono di un appuntamento col destino. Come molti avevano previsto, l'avvio della «fase calda» della campagna elettorale ha subito riservato un colpo ad effetto del patriarca della politica tedesca: ma sarebbe sbagliato sorridere di un Cancelliere che, dopo sedici anni ininterrotti di governo e 25 anni alla testa del partito, «minaccia» il ritiro dalla vita politica in caso di sconfitta. Se una parte consistente dell'elettorato - e qualcuno all'interno dell'apparato Cdu - ne saluterebbe con sollievo l'uscita di scena, la sua identificazione col Paese ha forme complesse. L'uomo che l'Spd chiama «il Cancelliere della disoccupazione» - con riferimento al record di senza lavoro raggiunto negli ultimi due anni - è anche il Cancelliere della riunificazione, ma soprattutto è l'uomo politico che ha guadagnato alla Germania il rispetto dell'Europa e del mondo. E' il Cancelliere che ha pareggiato - per quanto possibile - i conti con la storia, garantendo al suo Paese la completa legittimazione internazionale attraverso il compimento del suo disegno europeo: dietro l'Euro non ci sono soltanto commerci e parità valutarie; la moneta unica è anche il biglietto d'ingresso in Europa di un Paese che ha dovuto ricostruirsi una leadership politica, oltre che economica. Gli anni di Kohi alla guida della Cdu e del governo sono anche questo, e i tedeschi lo sanno. Averglielo ricordato indirettamente ma enfaticamente non è soltanto un modo per drammatizzare il voto del 27 settembre: è una chiave di lettura di queste tormentate elezioni, e della storia personale e politica del vecchio Cancellie¬ re. E' difficile credere che Kohi mancherebbe all'impegno preso ieri davanti agli elettori, al partito e al Paese. Ma davvero una sconfitta il 27 di settembre significherebbe la sua definitiva «uscita di scena»? Davvero Helmut Kohi si ritirerebbe nel suo Palatinato a scrivere memorie e qualche nuovo libro di ricette, insieme ad Hannelore? I bene informati, a Bonn, suggeriscono altri scenari: se Bonn gli diventasse impraticabile, resterebbe Bruxelles con la presidenza della Commissione europea. Le sue credenziali sono ottime e come «uomo dell'Europa e dell'Euro», Kohi ha pochi rivali. Il progetto, si dice, gli interessa talmente che potrebbe porvi mano anche in caso di vittoria: lasciando fra due anni il bastone al suo riconfermato successore, Wolfgang Schàuble. Emanuele Novazio

Persone citate: Gerhard Schroeder, Helmut Ki, Helmut Kohi, Kohi, Wolfgang Schàuble

Luoghi citati: Bonn, Bruxelles, Europa, Germania