La Nato verso il raid aereo

La Nato verso il raid aereo La Nato verso il raid aereo Bruxelles chiederà le basi all'Italia IL VERTICE DEI SEDICI ROMA. La riunione dei rappresentanti permanenti dei sedici alleati della Nato a Bruxelles, presieduta ieri dal vice-segretario generale Sergio Balanzino, ha definito le «tre opzioni» militari per il Kosovo e dato luce verde alle consultazioni con i paesi membri per studiare i contributi operativi che ognuno potrà dare. Fra questi, naturalmente, l'Italia, già in prima linea per le operazioni di pace Nato in Bosnia. I rappresentanti dei Sedici hanno dedicato particolare attenzione all'esame dell'opzione raid dal cielo per interrompere gli scontri ed il flusso di profughi se le trattative diplomatiche dovessero fallire. Si tratterebbe di blitz chirurgici contro obiettivi militari serbi in Kosovo come basi dell'esercito, centri di comunicazione e controllo, piste di aviazione, postazioni di artiglieria, depositi di armi. La seconda ipotesi è lo schieramento di un contingente lungo le frontiere macedoni ed albanesi per evitare il traffico d'armi e l'estensione dei conflitto ad altre nazioni della regione. Ma di questo gli esperti militari torneranno a discutere nei prossimi giorni alla luce delle impreviste resistenze dei kossovari, preoccupati per le proprie linee di rifornimento. L'ultima opzione è invece legata ad uno scenario in cui le trattative hanno successo e prevede l'intervento militare di terra con l'invio di circa 60 mila uomini in caso di cessate il fuoco o di 36 mila se vi sarà un accordo di pace. Ma come ha spiegato il segretario generale della Nato, Javier Solana, in una nota diffusa da Madrid, l'attenzione si concentra sull'ipotesi dei blitz. Per questo, ha affermato Solana, le «autorità militari della Nato sono state autorizzate a consultare i Paesi membri sul contributo di forze che sarebbero pronti a fornire a possibili operazioni aeree». Secondo quanto riferiscono fonti informate a Bruxelles questo passo per l'Italia significa che gli inviati dell'Alleanza nei prossimi giorni sonderanno il governo di Romano Prodi per verificare la disponibilità a consentire l'uso delle basi aeree della Nato sul territorio e la partecipazione dell'aviazione ai blitz. Per la Nato la consultazione è una procedura obbligata in vista del possibile scenario dei blitz, necessaria solo per rendere «rapida ed efficace» - come ha detto Solana - l'eventuale decisione di colpire gli obiettivi militari serbi. Per Palazzo Chigi questo si¬ gnificherà invece tornare a confrontarsi con la più volte manifestata opposizione di Rifondazione comunista ad un coinvolgimento italiano in operazioni Nato nel Kosovo. Toccherà al ministero della Difesa ed allo Stato Maggiore rispondere formalmente alle domande formulate da Bruxelles. Per la Farnesina comunque la crisi del Kosovo non può costituire un'eccezione nell'ambito della nostra Ostpolitik. «Due sono i punti fermi spiega Piero Fassino, sottosegretario agli Esteri per l'Europa della politica estera italiana. Primo: la regione dei Balcani ha per noi un'importanza strategica vitale e dunque l'Italia non può non essere partecipe di tutte le iniziative della comunità inter- nazionale nei Balcani. Secondo: intendiamo condurre ogni azione con i nostri partner europei e in piena sintonia con le alleanze internazionali di cui facciamo parte, a partire dalla Nato». Ovvero: la lealtà verso gli alleati e l'impegno per assicurare la stabilità dei Balcani sono due facce della stessa medaglia. Mentre la macchina militare dell'Alleanza si mette in moto l'Italia resta tuttavia impegnata a favorire una soluzione politica della crisi che vede una missione franco-tedesca in queste ore a Belgrado mentre l'inviato americano Richard Holbrooke è atteso a Pristina. «Siamo stati e restiamo favorevoli, a differenza di altri, all'azione di Richard Holbrooke - spiega Piero Fassino - perché Washington è impegnata da una parte a creare le condizioni per il negoziato fra Slobodan Milosevic e Ibrahim Rugova e dall'altra a favorire l'unità dei kossovari, senza cui una trattativa resta difficile. Anche per questo è stata giusta la decisione di Holbrooke di incontrare i rappresentanti dell'Esercito di liberazione del Kosovo, non già perché Holbrooke volesse legittimare la lotta armata ma perché è essenziale evitare che possa sorgere un'altra leadership alternativa a Rugova». L'altro punto-cardine della posizione italiana è il necessario avallo da parte dell'Orni - ovvero il consenso dei russi - che è oggetto di confronto fra gli alleati perché la Nato sulla carta potrebbe decidere i blitz da sola. «Ma è auspicabile un mandato del Consiglio di Sicurezza - sottolinea Fassino - per ragioni politiche perché se si persegue una soluzione duratura servono interventi efficaci e con un vasto sostegno internazionale». Fassino definisce «realistiche» le opzioni della Nato perché «rivelano le tre scelte possibili in questo momento: colpire i serbi per bloccare l'escalation militare, schierare le truppe ai confini macedoni ed albanesi per evitare l'allargamento a macchia d'olio della crisi, inviare i soldati in Kosovo per garantire il rispetto di un eventuale accordo fra le parti». «E soprattutto - aggiunge il sottosegretario - escludono l'intervento di terra in Kosovo in caso di continuazione del conflitto». Maurizio Molinari Tra le opzioni possibili anche lo schieramento di truppe di pace Fassino: Roma non può non essere partecipe delle iniziative internazionali GLI SCENARI DEL BLITZ W^WJOffWlfflJWXJP'Jt.'lJOEVlV',ir ——I—M—E— RAID AEREI SU OBIETTIVI MILITARI SERBI DALLE BASI AEREE NATO DELLA REGIONE ADRIATICOBALCANICA PRIMA FASE DI ATTACCHI CONTRO OBIETTIVI MILITARI SERBI IN KOSOVO (BASI MILITARI, CENTRI DI COMUNICAZIONE, POSTAZIONI DI ARTIGLIERIA). SECONDA FASE CONTRO OBIETTIVI MILITARI SERBI ANCHE FUORI DAL KOSOVO. INVIO DI TRUPPE DI TERRA NATO SUL ;<.;<> TERRITORIO DELIA FEDERAZIONE JUGOSLAVA, E IN PARTICOLARE IN KOSOVO (60.000), PER FAR RISPETTARE UN EVENTUALE CESSATE IL FUOCO O IN CASO DI ACCORDO DI PACE FRA SERBI ED ALBANESI SU ESEMPIO DELL'IMPIEGO DEL CONTINGENTE SFOR IN BOSNIA ERZEGOVINA (35.000). INVIO DI TRUPPE DI TERRA NATO LUNGO I CONFINI DEL KOSOVO CON ALBANIA E MACEDONIA PER IMPEDIRE IL TRAFFICO DI ARMI E L'ALLARGAMENTO DELLA ZONA DI CONFLITTO II segretario della Nato, Javier Solana