Violante: Grauso dice bugie di Enrico Martinet
Violante: Grauso dice bugie Il presidente della Camera, in vacanza a Cogne: ma è facile smascherarlo Violante: Grauso dice bugie «Lombardini non poteva diventare procuratore» COGNE DAL NOSTRO INVIATO «E' una sciocchezza. Il magistrato Luigi lombardini non poteva diventare procuratore di Palermo. Nessuno ha potuto preferire Gian Carlo Caselli a lui, semplicemente perché Lombardini non aveva i titoli per diventare procuratore di Palermo, non aveva i quattro anni necessari nel precedente incarico». Il Presidente della Camera Luciano Violante smonta così il «teorema Grauso», anzi il teorema che l'editore dice essere contenuto nel memoriale di Lombardini. Il «j'accuse» di Grauso è che la nomina di Caselli «sia stata un'esigenza politica». E ancora, che il «regista dell'operazione» sia proprio Violante. Il presidente è in vacanza a Gimillan, davanti al Gran Paradiso, un balcone naturale su Cogne. Non vuole domande, rifiuta interviste. «No, non è il momento». Amarezza? «Non è il momento». Al microfono del Tgl dice, facendo riferimento alle accuse dell'editore che tanta parte ha avuto nella liberazione di Silvia Melis: «Si tratta di una bugia... e abbastanza scontata. Piuttosto, bisogna chiedersi perché si dicono bugie di questo genere in un momento difficile come questo, bugie facilmente smascherabili». Esiste im «dossier Ixramardini» dice Grauso, ma esiste anche la «bocciatura» del Consiglio superiore della magistratura sulla domanda di Lombardini di poter ricoprire l'incarico di procuratore capo di Palermo. Documenti che provano quanto detto da Violante e cioè che il magistrato non aveva i 4 anni previsti nel precedente incarico. Al Tgl Violante aggiunge: «Dobbiamo tenere la testa fredda, mantenere la calma, abbiamo problemi gravi da affrontare, non dobbiamo farci distogliere da queste menzogne». Clic, tutto spento. La Rai se ne va, il presidente accompagna la troupe verso i gradini in pietra che che portano alla stradina asfaltata. Quando il cronista arriva il presidente è chino accanto a due amici, con le mani affondate nella terra nera di Gimillan, a piantare arbusti e fiori per «quel sogno inseguito da 20 anni». Quale? «Riuscire a venir qui, in questo posto». Non più l'alloggio in un condominio di Cogne, ma una villa in legno e pietra (un'antica casa ristrutturata) nel posto più panoramico della vallata. Pantaloni in cotone blu, camicia a quadri e maglia mélange, il presidente ha appena finito di piantare un rododendro accanto a una pietra grigiomarrone del prato, quasi perso nella leggera nebbiolina della calura salita per 200 metri dalla valle, che sull'altero versante rincorre fino al cielo il Gran Paradiso. I suoi amici-ospiti piantano qualche stella alpina. «Io no, solo rododendri», dice Violante. E' la sua risposta alle roventi polemiche, alle accuse. Sta lontano da questa vicenda torbida, misteriosa. Perché si son dette bugie? «Non lo so... non me lo chieda, non dico null'altro». Un anno fa, proprio d'estate, Luciano Violante, da Cogne si recò a Courmayeur per partecipare a un incontro pubblico (tra gli altri vi era il segretario del Censis Giuseppe De Rita) su scienza e politica. E disse: «Il problema della fine di questo millennio e, soprattutto, del prossimo, sarà l'etica». Disse della difficoltà di conciliare le due facce della verità parlando delle mini anti-uomo, del fatto che fosse stato sacrosanto vietarne la produzione, ma che i generali avevano ammonito: «Chi non le produce, non saprà neppure disinnescarle». Questa «coda» del sequestro Melis è la dimostrazione di quanto lei sostenne? «Non me lo chieda». Enrico Martinet «Ci sono problemi gravi da affrontare manteniamo la calma» Il presidente della Camera Luciano Violante
Luoghi citati: Cogne, Courmayeur, Palermo
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