«Non torchiamo gli indagati» di Giovanni Bianconi

«Non torchiamo gli indagati» LA PROCURA NEL MIRINO «Non torchiamo gli indagati» Caselli: la registrazione smentisce chi ci diffama PALERMO DAL NOSTRO INVIATO In teoria sarebbe tempo di ferie, ma il giorno dopo la tragedia c'è l'intero vertice della Procura palermitana schierato a difendere quell'atto formale e normale l'interrogatorio di un indagato che il giudice Lombardini ha deciso di concludere sparandosi un colpo in testa. Nell'ufficio del procuratore c'è lui, Gian Carlo Caselli, che porta in faccia i segni del turbamento, insieme ai precuratori aggiunti Aliquò, Lo Forte e Croce, e ai tre sostituti che indagano sui risvolti oscuri del sequestro Melis. Due di loro, Di Leo e Ingroia, hanno praticamente assistito al suicidio del loro collega. Parlano a monosillabi, e se gli chiedi che cosa potrebbe essere successo nella mente di Lombardini alzano le spalle, increduli anche loro. «E' una tragedia che ha colpito un uomo, un collega, ma riguarda tutti noi», dice Caselli, che proprio perché c'è di mezzo un morto non ha voluto le telecamere. E non vuole rispondere alle accuse di chi gli ha gridato «assassino», a lui e ai suoi sostituti. «Non spetta a noi - spiega - replicare alle ingiurie e alle speculazioni basate su vere e prorie falsità. Non ne vogliamo parlare, così come non possiamo parlare dei contenuti dell'inchiesta, compreso l'interrogatorio di ieri. Intendiamo soltanto sottolineare alcuni elementi di fatto per rettificare ricostruzioni non corrette». Detta così sembra una formalità di poco conto, ma invece è il tentativo di affrontare l'ennesima estate bollente del palazzo di giustizia palermitano. E' dall'88 che non passa un agosto senza polemiche e veleni, dai tempi dell'adire Meli-Falcone che Caselli visse in prima persona da «inquirente» del Csm. Poi ci fu l'estate del «corvo», quella del dopo-stragi, quella del pentimento ambiguo di Giovanni Brusca. Oggi, rispetto a dieci anni fa, Caselli è dall'altra parte della barricata, e decide di fare lui il primo passo verso il «giudice naturale» delle accuse che gli piovono in ufficio attraverso il televideo. «Invieremo al più presto al Csm - dice il procuratore - la registrazione integrale dell'interrogatorio del dottor Lombardini, onde consentire la più autorevole e imparziale verifica sullo svolgimento dei fatti». Anche il ministro della Giustizia Flick ha chiesto notizie, e ieri pomeriggio i tre sostituti delegati all'indagine erano già al lavoro per stendere la loro relazione. Quelle bobine della durata di circa quattro ore, secondo Caselli, sono la prova che non s'è trattato di un confronto teso né stressante: «Non è stato torchiato nessuno, perché non è prassi di questo ufficio torchiare chicchessia. Anzi, al termine dell'interrogatorio c'è un'attestazione non richiesta dell'avvocato difensore sulla regolarità e ineccepibilità del comportamento dei magistrati inqui¬ renti». La registrazione audio, precisa Caselli, è imposta per legge quando si interroga un indagato detenuto, mentre per quelli a piede libero è una scelta dei pubblici ministeri. «In questo caso l'abbiamo fatta per dare il massimo delle garanzie all'interrogato». E quei cinque pm schierati davanti a un loro collega, che a qualcuno sono parsi esagerati per un atto che doveva essere solo formale e normale? Anche su questo punto il procuratore precisa: «Io sono andato per un atto di rispetto e considerazione verso un colllega a capo di un importante ufficio giudiziario. E gli altri dovevano compiere contestualmente diversi atti istruttori». L'interrogatorio di Lombardini era stato fissato in contemporanea con quello dell'avvocato Garau, indagato per favoreggiamento. All'inizio Caselli, Aliquò e Ingroia hanno cominciato con il magistrato, mentre i pm Sava e Di Leo ascoltavano il legale. Ma Garau s'è avvalso della facoltà di non rispondere, e quindi i due pm si sono sbrigati in pochi minuti; chiuso il loro verbale, si sono aggiunti all'interrogatorio di Lombardini. Poi c'era da reinterrogare Tito Melis, e quindi alla fine erano di nuovo in tre ad ascoltare il giudice. Il televideo lampeggia sulle notizie che provengono da Cagliari, le accuse di Niki Grauso sulla presunta rivalità tra Caselli e Lombardini quando c'era da nominare, nel 1992, il nuovo procuratore di Palermo. Caselli legge e scuote la testa. Replica? «Nessuna». A replicare, in questo caso, sono gli atti del Csm conservati a palazzo dei Marescialli: Lombardini non venne nemmeno preso in considerazione dalla commissione incarichi direttivi del Consiglio, perché non aveva i titoli; non aveva compiuto i quattro anni di permanenza nell'ufficio precedente, e alla votazione finale, in plenum arrivarono soltanto Caselli e il giudice Piero Grasso. Poi ci sono gli attacchi che arrivano dai palazzi della politica. Gli uomini e i mezzi d'informazione vicini a Berlusconi paventavano da tempo un'estate calda palermitana sotto la regia di Caselli. Il loro tam tam batteva sulle indagini sul riciclaggio, invece agosto è diventato bollente per un suicidio che nessuno s'aspettava, e c'è chi ne ha approfittato per scatenare altre polemiche. Ma l'unica risposta del procuratore rinvia ancora una volta alla registrazione dell'interrogatorio: «Lì c'è la smentita più evidente alle diffamazioni in atto». Qualcuno domanda che fine farà ora l'inchiesta, visto che l'indagato che ne radicava la competenza a Palermo non c'è più. «Su queste questioni formali, per adesso prevalgono quelle della tragedia e del dramma umano - risponde Caselli -, comunque ci sono delle regole ben precise fissate dai codici, e ci comporteremo di conseguenza. Grazie a tutti e buon lavoro». Le dichiarazioni pubbliche finiscono qui, a porte chiuse proseguono gli incontri tra i magistrati; arriva anche Gioacchino Natoli, ex-pm del processo Andreotti neo-eletto al Csm. Ferragosto è alle porte, ma la nuova estate dei veleni, a Palermo, sembra appena cominciata. Giovanni Bianconi I Sopra Lombardini poche ore prima del suicidio A destra Caselli e il pm Aliquò Sotto Marinella Cozza compagna di Lombardini in lacrime davanti alla procura

Luoghi citati: Cagliari, Palermo