«False accuse per boicottarmi» di Francesco Grignetti
«False accuse per boicottarmi» «False accuse per boicottarmi» Nel dossier lo sfogo per le mancate promozioni CAGLIARI DAL NOSTRO INVIATO Un giudice contro. E per questo motivo osteggiato in tutti i modi dai colleghi. Il magistrato Luigi Lombardini consegna al suo memoriale una difesa della sua carriera di giudice che si muoveva sullo sfondo di faide tra uffici giudiziari. Nel 1991 aveva aspirato a diventare procuratore capo di Palermo e il Csm gli preferi Caselli. Nel 1996 aveva sperato nel posto di procuratore capo di Cagliari e il Consiglio superiore della magistratura aveva scelto l'altro concorrente, Carlo Piana. Adesso, grazie alla riforma del giudice urico, gli si apriva la strada per diventare procuratore aggiunto di Cagliari. E lui scrive, con amarezza: «E' gradita la sua nomina ai colleghi cagliaritani con i quali non ha conservato un buono rapporto? Ancora: c'è un nesso tra la possibile promozione a procuratore aggiunto di Cagliari e la fitta corrispondenza contro Lombardini in partenza da Cagliari per Palermo?». Il memoriale di Lombardini racconta soprattutto i tormenti di un giudice in esilio. Per venti anni è la superstar della magistratura sull'isola. All'improvviso, nel 1989, Lombardini cade nel dimenticatoio. All'inizio, in verità, qualcuno si ricorda ancora di lui. «La sua esperienza - scrive di sé in terza persona - è stata preziosa per autorevoli politici come l'ex Capo dello Stato, Francesco Cossiga; l'ex ministro dell'Interno, Scotti; l'ex capo della polizia, Vincenzo Parisi». Da notare che all'epoca, nel 1990, era tutta gente all'apice del potere. Ma il telefono smette presto di squillare. Ogni suo tentativo di avanzare nella carriera viene frustrato. Il Csm non prende in considerazione la sua candidatura alla procura di Palermo «motivando il diniego sulla base del mancato compimento del periodo di 4 anni alla Procura presso la pretura. Una valutazione formale che il Csm non ha ritenuto necessaria quando si è trattato di accogliere la domanda del procuratore Giammanco». I rapporti con gli altri magistrati cagliaritani, peraltro, si guastano. E lui non ne fa mistero. Anzi. Lascia intendere, nel memoriale, che vengono fabbricate false accuse ogni volta che si avvicina a qualche poltrona che conta. «La procura di Cagliari ha trasmesso alla procura di Roma, un tempo competente per i giudici cagliaritani, e poi a quella di Palermo, oggi competente, 5 procedimenti penali» sul suo conto. Ben cinque denunce dei «cari» colleghi, dunque. «Non è azzardato ipotizzare che a tutto ciò sia estraneo il fatto che non fosse gradito il mio proposito di riprendere la mia precedente attività di lotta ai sequestri». E dove non arrivavano le denunce, agli occhi esasperati di Lombardini, ci si mettevano i giornalisti. «Nel 1996 venne scatenata una campagna di stampa nella quale mi si accusava di aver tentato di incassare 100 milioni, proprio a ridosso della mia domanda a procuratore di Cagliari». Ennesima bolla di sapone, ennesima bocciatura. Lui, a sua volta, rispondeva a suon di denunce. Aveva messo gli occhi su certe lezioni clandestine dei colleghi ad aspiranti giudici, «riguardo ai quali sono state inviate tutta una serie di segnalazioni a tutti gli organi competenti». Francesco Grignetti
Persone citate: Carlo Piana, Caselli, Francesco Cossiga, Giammanco, Lombardini, Luigi Lombardini, Vincenzo Parisi
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