IL SIMBOLO DI UNA TRAGICA GIUSTIZIA di Gad Lerner
IL SIMBOLO DI UNA TRAGICA GIUSTIZIA IL SIMBOLO DI UNA TRAGICA GIUSTIZIA DENTRO alle ricorrenti emergenze che da mezzo secolo contraddistinguono la cronica debolezza del nostro Stato - dalla strategia della tensione, al terrorismo di sinistra, alla mafia, fino a Tangentopoli e al conflitto che ne è scaturito tra Politica e Giustizia - figure come quella del magistrato torinese Giancarlo Caselli finiscono per assumere la funzione di un discrimine. E allora, diciamolo con chiarezza: esprimere solidarietà a Caselli, specie in un momento difficile come questo, non significa né inneggiare a un presunto eroe né tifare per un giustiziere di parte, bensì identificarsi con la tenuta democratica delle nostre regole di convivenza civile là dove esse sono gravemente rimesse in discussione. A cominciare, per l'appunto, da Palermo, ma, purtroppo, ben oltre Palermo. Nel suo recente volume pubblicato da Einaudi sulle vicissitudini dell'Italia contemporanea, lo storico inglese Paul Ginsborg presenta Caselli come «il più leale servitore dello Stato italiano». La sua biografia giustifica una tale definizione, e ai numerosi detrattori vorremmo augurare di vivere solo una Settimana, non di più, come lui è costretto a vivere per via del proprio incarico. Dobbiamo però rilevare ancora, a maggior ragione dopo il suicidio del procuratore cagliaritano Luigi Lombardini, come il nome di Caselli si ricolleghi non casualmente alla dimensione tragica assunta dall'esercizio della Giustizia in questo Paese. Tragica, non casualmente, appare la stessa vicenda umana e professionale del giudice Caselli, contraddistinta da dedizione assohita e fedeltà democratica dentro un contesto sconvolgente: da Patrizio Peci a Giulio An- Gad Lerner CONTINUA A PAG. 6 SESTA COLONNA
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