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Oro nero Oro nero Nuovi minimi per il brent LONDRA. Il prezzo del brent, il parametro di riferimento per il greggio del Mare del Nord, è sceso ieri fino ad un minimo di 11,55 dollari al barile sulla posizione settembre. Nelle ultime battute è risalito a 11,69 dollari, con una perdita di 22 cents rispetto a lunedì. E' la quotazione più bassa degli ultimi dieci anni: per trovare prezzi più bassi bisogna risalire agli 11,30 dollari dell'ottobre 1988. Neanche le rinnovate tensioni tra Iraq e Nazioni Unite e gli attentati alle ambasciate statunitensi in Kenia e Tanzania sono riuscite a far riprendere i corsi del greggio. Due fattori concomitanti alla base del ribasso: all'effetto stagionale si è infatti aggiunta la crisi asiatica, con il corollario delle voci di svalutazione dello Yuan con la possibilità di una nuova crisi, questa volta imperniata sulla Cina. Nel complesso, osservano gli operatori, questo significherebbe un ulteriore calo dei consumi, già molto deboli. A pesare sui prezzi del petrolio è anche il livello record degli stock dei paesi industrializzati, che secondo i dati dell'Aie sono saliti a 2,8 miliardi di barili e che non torneranno a livelli normali prima del '99. La situazione è aggravata dalla convinzione del mercato che i paesi membri dell'Opec non abbiano veramente l'intenzione di impegnarsi a ridurre la produzione, come dimostra il superamento delle quote estrattive da parte di vari membri. Secondo varie società di analisi l'impegno riduttivo sarà rispettato al massimo al 66%. In luglio la produzione è scesa a 27,81 milioni di barili al giorno dai 28,17 di giugno (dati Aie), ma resta ancora superiore al tetto di 27,5 milioni di barili fissato nel novembre scorso. L'Opec, in effetti, potrebbe decidere una risposta in comune coi produttori esterni, ma la decisione richiederebbe parecchie settimane di tempo.

Luoghi citati: Cina, Iraq, Kenia, Londra, Tanzania