Kosovo, foga in massa nelle foreste
Kosovo, foga in massa nelle foreste Ancora scontri Kosovo, foga in massa nelle foreste ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Mentre le forze serbe continuano ad attaccare i villaggi albanesi del Kosovo, cresce il numero dei profughi nella regione. Secondo gli ultimi dati dell'Alto commissariato per i profughi dell'Onu sono 231 mila le persone che sono state costrette ad abbandonare le loro case a causa dei combattimenti: più del 10 per cento della popolazione del Kosovo. La gran parte della gente costretta a fuggire è rimasta nella regione. Sono 167 mila i profughi interni, quasi tutti concentrati nelle città di Pristina, Pec, Prizren, Kosovska Mitrovica e Vucitr. In tutte queste località cominciano a scarseggiare i viveri. Decine di migliaia di civili albanesi continuano a nascondersi nei boschi. Sono più di tremila le persone che sopravvivono in condizioni drammatiche nelle foreste intomo a Drenica. Quasi tutti i villaggi di questa zona sono stati rasi al suolo dalle truppe di Milosevic. Benché le autorità di Belgrado ripetano che i profughi possono rientrare nelle loro case, in realtà non hanno più un posto dove andare perché le loro abitazioni sono state distrutte dalle fiamme. «Nel paese di Klava Sarija hanno trovato rifugio 4000 persone. In questa località di solito vivono 850 abitanti», ha dichiarato il portavoce dell'Alto commissariato per i profughi Chris Janowski, aggiungendo che il paese non è attrezzato per ospitare tutta questa gente e che mancano cibo, acqua e medicinali. L'esempio più drammatico è quello di una casa del villaggio di Cirez dove hanno trovato rifugio 189 persone. Una squadra dell'Unicef ha ritrovato nel Kosovo orientale un gruppo di 450 civili albanesi nascosti nei boschi, di cui 400 bambini. I casi di dissenteria non si contano perché sono proprio i piccini a soffrire di più della vita all'addiaccio, resa ancora più difficile dalle temperature torride delle ultime settimane Anche ieri sono continuati i combattimenti tra le unità jugoslave e i guerriglieri separatisti albanesi. Gli scontri più violenti rimangono a Junik, la roccaforte dell'Esercito di liberazione del Kosovo a pochi chilometri dal confine albanese, assediato dalle truppe di Belgrado da più di tre settimane. Il portavoce dell'Uck ha reso noto che un eventuale intervento internazionale lungo il confine tra Jugoslavia e Albania verrà considerato come un attacco contro la nazione albanese. Tra i serbi e la Nato è previsto infatti anche un dispiegamento delle forze alleate lungo questa frontiera. Per i guerriglieri dell'Uck significherebbe la fine dei rifornimenti in armi. Gli ambasciatori della Nato si riuniscono intanto oggi a Bruxelles per esaminare le possibilità di intervento nel Kosovo. Ingrid Badurèna
Persone citate: Chris Janowski, Milosevic
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