I Taleban dilagano nel Nord

I Taleban dilagano nel Nord AFGHANISTAN Un lanciarazzi autotrasportato dei Mosca minaccia di intervenire, l'Iran si appella alle Nazioni Unite I Taleban dilagano nel Nord Presa Taloqan, l'ex Urss a soli 50 chilometri KABUL. I guerriglieri Taleban, gli «studenti di teologia», hanno conquistato ieri la città di Taloqan nel Nord dell'Afghanistan, a 50 chilometri dal Tagikistan, accelerando una internazionalizzazione della crisi. La Russia ha infatti immediatamente minacciato un intervento a protezione delle frontiere delle ex repubbliche sovietiche. Aspra la tensione anche fra Teheran e Islamabad, dopo che l'Iran ha detto di ritenere il Pakistan responsabile della sorte dei dieci diplomatici iraniani e del corrispondente dell'agenzia Ima, presi in ostaggio a Mazar-i-Sharif dai Taleban che li hanno accusati di spionaggio. Il Pakistan è l'unico Paese a riconoscere il regime dei Taleban e viene accusato di sostenere apertamente l'attuale offensiva. Teheran ha anche chiesto l'intervento dell'Onu. La caduta di Taloqan, roccaforte del comandante Ahmad Shah Massud nella provincia di Takhar, è stata riportata dall'agenzia stampa vicina ai Taleban, l'Afghan Islamic Press (Aip), e successivamente confermata da fonti militari e diplomatiche nella capitale tagika, Dushambè, citate dall'agenzia stampa russa Itar Tass. Le fonti militari hanno aggiunto che unità dei Taleban sono state avvistate nei pressi del confine col Tagikistan, segnato dal fiume Pjandzh, ma che non vi sono stati scontri con le forze russe che presidiano il confine dal 1992, su mandato della Comunità degli Stati Indipendenti (Csi), l'organizzazione che riunisce gran parte delle ex repubbliche sovietiche. Forze degli «studenti di teologia» si stanno intanto dirigendo verso la provincia di Kunduz, anch'essa alla frontiera del Tagikistan. Il portavoce del ministero degli Esteri russo, Valeri] Nesterushkin, ha intanto avvertito i Taleban che Mosca non tollererà nessuna minaccia ai confini meridionali della Csi, ed ha aggiunto che la Russia si riserva di adottare misure, in cooperazione con altri membri della Csi, per garantire la sicurezza della frontiera. Nesterushkin ha inoltre accusato militari pachistani di «partecipare direttamente» all'offensiva, sia addestrando i Taleban, sia partecipando ai combattimenti. Il comandante russo delle forze in Tagikistan, generale Nikolaj Resnichenko, ha intanto dichiarato che i suoi effettivi (25 mila uomini) sono stati rafforzati. La conquista di Taloqan, dopo la caduta di Mazar-i-Sharif, rappresenta un colpo durissimo per l'alleanza che fa a capo al presidente Rabbani, cacciato da Kabul nel settembre 1996, il cui governo è riconosciuto dall'Onu. Ed è una pesante sconfitta per il comandante Massud, il «leone del Panshir» eroe della resistenza antisovietica e oggi pilastro militare dell'alleanza anti-Taleban di cui fanno parte anche gli sciiti dell'Hizb-e-Wahadat e l'ex primo ministro Gulbuddin Hekmatyar. Proprio quest'ultimo era stato dato stamane per morto negli scontri a Taloqan. Poi il diretto interessato è stato raggiunto per telefono dalla televisione iraniana, smentendo a viva voce le illazioni sulla sua sorte. Teheran è pienamente coinvolta nella crisi afghana, dopo che dieci suoi diplomatici e il corrispondente dell'Ima Mahmud Saremi sono stati presi in ostaggio a Mazar-i-Sharif (e secondo alcune fonti condotti nella città di Kandahar). Oggi, ironia della sorte, è il regime che debuttò con il sequestro dell'ambascita americana a Teheran, a protestare a livello intemazionale per la cattura dei suoi diplomatici. Ma i motivi di scontro con i Taleban e il Pakistan che li sostiene sono precedenti e vanno addebitati a vari fattori. Oltre al¬ l'ostilità del regime sciita contro i miliziani afghani sunniti, vi è anche lo sforzo di Teheran nel difendere l'immagine dell'Islam, del quale si proclama campione, dalla versione dei Taleban, che l'Iran ritiene estrema e barbara. Poi c'è il problema di quasi un milione e mezzo di profughi afghani sciiti che hanno trovato asilo in Iran e si rifiutano di tornare in un Paese sottoposto per oltre l'80 per cento alla dura regola degli «studenti di teologia» E ultima ma certo non meno importante, vi è la questione del «grande gioco» petrolifero: ovve ro dei futuri oleodotti che dalle ex repubbliche sovietiche potrebbero pompare il petrolio verso l'Iran, oppure attraverso l'Afghanistan direttamente in Pakistan. Un gioco che coinvolge anche la Russia e che spiega l'ampio sostegno offerto ai Taleban da Islamabad. Dietro le quinte, ma non troppo, l'asse afghanopakistano è appoggiato anche dagli Usa, che non possono però sostenere apertamente un regime indifendibile come quello dei Taleban. [AdnKronos-Dpa] Un lanciarazzi autotrasportato dei Taleban apre il fuoco contro le postazioni di Ahmad Shah Massud, «il leone del Panshir», 25 chilometri a Nord di Kabul. La caduta di Taloqan ha tagliato le vie di comunicazione al comandante dei ribelli [foto ansa)

Persone citate: Ahmad Shah Massud, Gulbuddin Hekmatyar, Massud, Nikolaj Resnichenko, Rabbani