Hillary: il Sexgate, complotto nordista

Hillary: il Sexgate, complotto nordista La First Lady intervistata da un giornale dell'Arkansas a 5 giorni dalla deposizione di Clinton Hillary: il Sexgate, complotto nordista «La nostra colpa? Venire dal Sud» NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Dal complotto di destra al complotto nordista: Hillary Clinton ha di nuovo fatto sentire la sua voce sulla faccenda Monica Lewinsky, e come sempre le sue parole sono servite a dare il «la». Nel gennaio scorso, poco dopo l'inizio di questa storia del sesso alla Casa Bianca, lei uscì allo scoperto dicendo che si trattava di «un vasto complotto della destra», e per settimane non si discusse di altro. Ora la First Lady ha deciso di buttarla sul «regionalistico» e per farlo ha scelto il giornale di casa, l'«Arkansas Democrat-Gazette», cui ha concesso un'intervista telefonica. Come vanno le cose alla Casa Bianca in questi giorni?, le chiede l'intervistatrice. «C'è giusto un po' più del solito», risponde lei tranquilla e poi, senza neanche aspettare la nuova domanda sentenzia: «Credo che un bel po' di tutto questo sia dovuto a un pregiudizio nei confronti del nostro Stato. Non farebbero lo stesso se fossimo di un altro Stato». Per i lettori della «Gazette», e anche per gli altri americani, non c'era bisogno di dire altro. Ma forse per chi legge da lontano va ricordato che l'Arkansas è uno Stato del Sud, è uno dei più poveri di questo Paese e nel (superficiale) immaginario di qui è considerato un posto di «burini». Quando Bill Clinton fu elet¬ to ci fu perfino una «riunione» di umoristi repubblicani per discutere su come combattere il nuovo Presidente con le battute. «E' dell'Arkansas. Non è già abbastanza buffo?», disse uno dei presenti, senza peraltro suscitare grandi risate, e infatti la cosa finì li anche per la quasi congenita incompatibilità fra i repubblicani e l'umorismo. Hillary, che è di Chicago ed ha cominciato lì la sua carriera di avvocato rampante, è soltanto una arkansasiana di adozione» per via matrimoniale, ma in questa sua uscita alla vigilia della deposizione che il marito dovrà fare lunedì prossimo ha evidentemente deciso di giocare anche questa carta, forse con l'intento di esten: dere il concetto e di arrivare a dipingere tutta la storia come un conflitto fra la gente «semplice» e gli arroganti «marpioni» di Washington, il che potrebbe sempre aiutare. Che dietro alla preparazione del Presidente per la deposizione di lunedì ci sia lei a sovrintendere è un fatto che tutti danno assolutamente per scontato. E' stata lei a volere il ritorno precipitoso a Washington, quando il «sex scandal» è scoppiato, di Harry Thomason, il regista televisivo che già aveva dato preziosi consigli quando, durante la campagna del 1992, Bill e Hillary si erano presentati in tv, mano nella mano, per risolvere il problema di Gennifer Flowers. L'arrivo di Thomason («Re- stero finché i barbari saranno alle porte», disse) si fece subito sentire. Clinton aveva già smentito la relazione sessuale con Monica in un'intervista alla tv pubblica, ma era stato debole, poco incisivo. Lui impose che lo facesse di nuovo, stavolta preparandosi bene, e così uscì la famosa dichiarazione col ditino alzato, lo sguardo intenso puntato sulla telecamera e l'espressione «quella donna, Monica Lewinsky», che aveva provato e riprovato fino alle tre della notte precedente. Atutt'oggi per tutti è quella, non la precedente, «la» smentita di Clinton. Ieri, mentre si scopre che c'è un collezionista disposto a pagare milioni per il «vestito macchiato» della Lewinsky, anche per Thomason è arrivato il momento di andare a deporre dal procuratore speciale Kenneth Starr, che vuole sapere se il Presidente ha mai parlato con lui di Monica. Ha già detto di non sapere nulla, ma proprio questa insistenza quasi morbosa di Starr ha ancora di più alimentato le critiche ormai senza freni nei suoi confronti. Avevano cominciato domenica Bob Woodward e Cari Bernstein, i due giornalisti del Watergate, e hanno proseguito ieri molti di coloro che lo hanno preceduto in quell'incarico negli anni scorsi. Forse sarà la regia di Hillary, ma certo la stella di Starr, man mano che si avvicina la deposizione di lunedì, si va sempre più offuscando. Franco Patriarchi Hillary Clinton ancora una volta scende in campo per difendere il marito

Luoghi citati: Arkansas, Chicago, New York, Washington