Farmaci rubati, nuovo business di R. Al.

Farmaci rubati, nuovo business Farmaci rubati, nuovo business Otto arresti, nel mirino 20 farmacisti ALESSANDRIA. Non solo doping nel Bel Paese, ma anche un mercato clandestino di farmaci che rende decine di miliardi e che per questo fa gola anche alla malavita organizzata. Medicine rubate, rapinate, oppure confezionate con sostanze base anch'esse frutto di ricettazione. Il tutto venduto a farmacisti compiacenti, anche perché potevano ricavarne fino al 150 per cento di profitto. Ma i farmaci non erano controllati e, più che conservati, erano ammassati in capannoni gelidi d'inverno e bollenti d'estate. Risultato: gli ignari acquirenti, alla meno peggio, si trovavano in casa medicamenti inutili, magari pagati a caro prezzo; nei casi più gravi potevano anche rischiare danni alla salute. Senza contare che una parte della merce, non si sa ancora quanta, finiva anche all'estero, probabilmente nei paesi dell'Est, forse anche nel Terzo Mondo. Questo il quadro illustrato ieri dal colonnello Maiella, del Gruppo antisofisticazioni dei carabinieri di Milano, che ha condotto le indagini assieme ai Nas alessandrini e a quelli di molte altre parti d'Italia. Perché l'inchiesta è vasta e si amplia ogni giorno: otto finora le persone arrestate (tre di Alessandria, tre di Genova, una di Napoli, una di Milano); una ventina almeno i farmacisti indagati, soprattutto genovesi. Il fascicolo è sul tavolo del procuratore di Alessandria, Brusco, e del suo sostituto, Canciani: sono stati loro a raccogliere e accrescere gli atti inviati da Milano e Napoli. Tutto è partito infatti dall'arre¬ sto nella città partenopea, a novembre, di due alessandrini: Giacomo Camanini, 60 anni, una laurea in biologia, e il cognato Antonio Saldini. Camanini vive sul filo del rasoio da almeno vent'anni: nell'80 denunciato per commercio illecito di medicinali, nell'83 arrestato per traffico di farmaci adulterati, nell'87 di nuovo nei guai: gli sequestrano medicine rubate per un miliardo, depositate in un capannone. I carabinieri - che stavano già indagando su una serie di furti di prodotti farmaceutici nel Milanese - quando a maggio viene scarcerato lo tengono d'occhio. Pedinamenti, fotografie, appostamenti. Scoprono che esiste un maxi-deposito di medicine rubate alla periferia di Alessandria, dove vengono a rifornirsi da tutto il Nord Italia. Lasciano fare, ma registrano tutto e man mano disegnano la mappa della banda, in cui un posto di spicco dovrebbe aver avuto anche il genovese, Aurelio Rizzo, titolare di un import-export. Vengono scoperti altri depositi, a Genova e nel Biellese; si individuano i farmacisti che compravano la merce. Alla fine, venerdì scorso, parte il blitz, con gli otto che finiscono in carcere (già tutti ù\terrogati tra lunedì e ieri); ma le indagini paiono ancora lontane dalla conclusione. Si cercano i laboratori dove i medicinali venivano contraffatti. Si cercano so prattutto i collegamenti con un livello più alto, che faceva da raccordo tra banditi di farmaci e riciclatori. Malavita organizzata, appunto. [r. al.]

Persone citate: Antonio Saldini, Aurelio Rizzo, Brusco, Camanini, Canciani, Giacomo Camanini