«Niente paura, il crack non ci sarà» di Zeni

«Niente paura, il crack non ci sarà» «Niente paura, il crack non ci sarà» Modigliani: i listini devono scendere, erano gonfiati IL NOBEL DELL'ECONOMIA ¥ al lavoro nel suo ufficio di New York il professor Franco Modigliani, premio Nobel per l'economia. Una breve interruzione delle vacanze per rileggere e sistemare gli ultimi capitoli del libro («La mia terza autobiografia») che, anticipa, sarà pronto in autunno. Titolo? «Non è ancora deciso, ci penserò al mare». Fa caldo, dice, a New York ma laggiù a Wall Street - e dice proprio così: «laggiù» - c'è chi trema. Una giornata durissima, le Borse asiatiche in picchiata, quelle europee giù del 2%, Wall Street a meno 200 punti. Che succede? «Niente di grave». Scusi? «Ha capito bene, ho detto che non sta succedendo assolutamente niente di grave». Tutti parlano di crisi, di dollaro forte, di yen debole, di mal d'Asia... «E io dico che la spiegazione di quanto succede sta tutta in una Borsa come quella di New York che è salita troppo e continua a essere sopravvalutata. Cosa vuole? Non si può crescere all'infinito, gli indici devono tornare a quota 7000, erano sopra i 9000, sono già a 8000». Insomma, secondo lei, il mondo non è alla vigilia di nessun crack finanziario, di nessun terremoto economico. «Assolutamente no, né crisi epocali né catastrofi». Solo Wall Street che si deve ridimensionare? «Sta succedendo l'inevitabile: ai prezzi in cui sono arrivati, certi titoli di-Borsa sono ini cattivo investimento. Nessuno ama dirlo chiaro e tondo ma per crescere ai tassi in cui è salita Wall Street negli ultimi anni i profitti delle società avrebbero dovuto segnare incrementi all'infinito, anno dopo anno, del più 10%: le pare realistico?». Sempre più società Usa stanno annunciando tagli alle loro previsioni di crescita: colpa della crisi asiatica, dicono. «Sarà, ma il fatto è che un aumento dei profitti del 10% registrato negli ultimi tempi ò del tutto eccezionale, non poteva comunque continuare. La media di crescita dei profitti in Usa è del 3-4% con punte del 5-6%». Non poteva durare? «Non poteva. Wall Street è una grande bolla speculativa e ogni bolla speculativa, che lo si voglia o no, ha un termine fissato: prima o poi scoppia». Vero, però la gente, gli investitori, le stesse società, e non solo in America ma anche in Europa, hanno continuato a crederci e a puntare sulla Borsa che sale e sa- le... «Sembra un gioco, no? Il pallone che si gonfia, si gonfia e la gente, felice, che lo rincorre». Ma non è un gioco? «Eggià. E' un meccanismo perverso che potrà anche durare più a lungo di quello che uno s'immagina ma poi scoppia». E fa male. «Può far male». Scusi una domanda personale, professore: lei si è fatto male? «Io ho preso da tempo le mie precauzioni, in questo momento il mio portafoglio non perde». Quindi la storia dell'Asia in crisi, del Giappone sospeso sull'orlo del collasso, sono concause ma non sono le ragioni principali del terremoto di questo agosto in Borsa? «L'Asia, con le sue incertezze, ha sicuramente contribuito a peggiorare il clima. Diciamo che è stato lo spillo che ha bucato il pallone. Ma il problema non è se lo spillo era molto o poco appuntito, il problema è che il pallone era troppo gonfio». Ammetterà, comunque, che un pallone che si sgonfia troppo in fretta può fare molti danni, persino essere scambiato per un tornado... «Io non sono catastrofista, se è questo il senso della sua domanda. Non credo che qui in America ci saranno importanti ripercussioni sull'andamento dei consumi, vedo profitti ancora buoni e reddito in crescita». Fatto sta che un Giappone che va male e uno yen ai minimi storici sul dollaro non sono una bella prospettiva. Fanno paura. Fanno scendere la Borsa di Tokyo, Tokyo fa scendere Wall Street, Wall Street manda giù Londra, Parigi, Piazza Affari. «Vede, l'esempio del pallone gonfiato vale anche per l'Asia. Cos'è lo yen in questo momento se non un pallone sgonfiato? E' sottovalutato ma verni il momento in cui risalirà e tutti ri¬ compreranno gli yen venduti». Complimenti per il suo ottimismo, professore. «Bisogna guardare sempre un pu' oltre la cronaca, capire i fenomeni, le tendenze. Capisco clie non è facile mantenere i nervi saldi, soprattutto nelle Borse, quando si sgonfia un pallone e fa uscire di botto tutta l'aria disturba tutto e tuiti. Ma non è la fine dei mercati, per me questa sarà una crisi di breve durata, mi fa ridere clù dice che è in gioco addirittura la tenuta del sistema capitalistico». A Wall Street temono che i cinesi, per mantenere le loro esportazioni concorrenziali, usino la debolezza dello yen per svalutale il loro yuan: un'eveniiiaiftà vista dai mercati coinè l'inizio del disastro. «Non sono un esperto di Cina ma non credo che i governanti cinesi abbiano bisogno di una scusa». E l'Europa? Sempre, inevitabilmente, dietro Wall Street? «Anche le Borse europee sono salite troppo in alto rispetto alle attese di rendimenti futuri, aspettative non realistiche visie le quotazioni elevate e i tassi d'interesse non bassi». Si sgonfieraamo pure loiù? «Se succederà, nuli sarà un disastro. Oliando i prezzi saranno tornati a livelli ragionevoli, l'aria sui mercati sarà più respirabile e la gente tornerà a comprare. Come sempre». Armando Zeni «Wall Street non può crescere all'infinito Oggi è una grande bolla speculativa» «L'esempio degli Usa vale anche per Tokyo Anche lo yen oggi è una palla sgonfiata» <■« s ■ i f / ni t Il premio Nobel Franco Modigliani

Persone citate: Franco Modigliani, Modigliani