Frana lo yen, crollano le Borse

Frana lo yen, crollano le Borse La divisa giapponese a 147,5 sul dollaro. Ora si teme per lo yuan cinese] Frana lo yen, crollano le Borse Il mal d'Asia travolge Wall Street e l'Europa MILANO. Crolla lo yen a 147,40 sul dollaro, un nuovo minimo, impensabile fino a pochi giorni fa e l'attenzione corre subito alla diga dello yuan, la moneta di Pechino. «Noi non svaluteremo annuncia sulla Reuter il vice governatore della Banca di Cina». Ma, via Internet, arriva subito un'altra doccia fredda: l'Indonesia non ce la fa. A settembre, quando scadrà la moratoria sui debiti, annuncerà che non potrà pagare gli interessi. E allora? Sotto ragazzi, è l'ora di vendere. I titoli delle banche americane, innanzitutto, ma non c'è nulla che si può salvare di fronte alla piena di yen, svalutatissimi, in arrivo dal Sol Levante. Comincia così, poco prima delle dieci del mattino, l'ennesima giornata di paura in una delle grandi sale di contrattazione della City milanese. Non c'è, nella città deserta, la carica dei borsini o l'onda lunga della clientela privata. E' una giornata «fredda», almeno sul fronte delle emozioni, giocata da professionisti su un tappeto da gioco grande quanto il mondo. Una giornata infinita (si va fino alla chiusura di Wall Street e poi si riprende con il Far East seguito in presa diretta), per seguire la piena di Tokyo fino ai disastri della Borsa di Mosca, costretta addirittura ad alzar bandiera bianca e interrompere la seduta, fino all'onda lunga che s'abbatte sulla Borsa di San Paolo del Brasile e su tutti i mercati emergenti. Ma la vera battaglia, quella decisiva, la si combatte a Wall Street, minuto dopo minuto. Le perdite fin dall'inizio hanno assunto dimensioni imponenti, 200 punti. Tace la Federai Reserve (ma Greenspan aveva messo in guardia i mercati, meno di venti giorni fa). La Casa Bianca si limita a far sapere che Clinton si è messo in contatto con Rubin, sottosegretario al Tesoro, ex mago dei cambi di Goldman Sachs, punto di riferirneno per il Giappone allo sbando. La chiave della crisi sta proprio lì, a Tokyo dove cresce la tentazione di usare l'arma della svalutazione per ridare ossigeno all'economia in recessione. Arma pericolosa per il terremoto che può provocare in Asia e, di riflesso, in tutto il mondo. Ma lo yen, dicono gli analisti, sembra destinato a scivolare almeno attorno a quota 150. «Se si fermerà lì commenta lo strategist di Caboto Alessandro Fugnoh - si potranno contenere i danni e congelare la crisi. E sperare che il Giappone, in preda alla paura, prenda finalmente decisioni convincenti». E questo significa metter mano ai problemi delle banche, roba da far tremare i polsi: almeno 88 mila miliardi di yen, quasi un milione di miliardi di lire; un intreccio tra potere economico, politica e malavita che può far saltare l'impero del Sol Levante. Ma che capita se non si interviene? Meglio non pensarci. Tutti a guardare i video e alle notizie da brivido che arrivano da Wall Street: la Borsa americana apre subito male (meno 110 punti), poi la perdita si allarga (oltre 220 punti) e in chiusura lima un po' le perdite (-112 punti, l'I,31%). In cifre, il martedì nero d'agosto si può sintetizzare così. A Milano, la giornata chiude con perdite pesanti, il 2,74%, che non hanno risparmiato, in pratica, nessun protagonista del listino. Il pedaggio pagato alla crisi asiatica è davvero salto, se si considera che Piazza Affari vale ormai 62.500 miliardi in meno dall'inizio di agosto. Eppure, solo Parigi (-2,37%) ieri è andata meglio della piazza italiana. Soffre assai di più Zurigo (-3,30%), assai più sensibile alla sorte dei mercati asiatici e americani, la stessa Londra (-2,77) dà segni di crollo, nonostante che proprio ieri, a sorpresa, sia stato annunciato uno dei più grandi affari della storia del capitalismo, la fusione tra Bp e Amoco. La maglia nera, però, tocca a Francoforte (-3,20%), trascinata al ribasso dalla paurosa crisi russa. «E' un buon segnale - si consola un veterano della Borsa italiana -. Solo due anni fa in un giorno del genere, in Italia avremmo perduto almeno il doppio dei tedeschi». E fa una certa impressione, sul monitor dove scorrono i titoli quotati a Milano, vedere la Volkswagen subire l'onta della sospensione per eccesso di ribasso. Ma da Mosca arrivano notizie da brivido, tali da far tremare i potenti creditori teutonici e olandesi: il tasso di sconto, pur di frenare l'emorragia di capitali, sale dal 60 al 150%, la Borsa perde prima il 9 poi, addirittura l'I 1,8%; la Russia è così obbligata a rinviare l'emissione di titoli in dollari che doveva partire tra pochi giorni. Ma chi li compra, in un clima del genere, titoli di Mosca anche se in dollari e a un rendimento da favola? La bolla finanziaria si sgonfia in tutto il mondo mentre una massa enorme di capitali muove dal mondo dell'investimento a rischio ai mercati obbligazionari. Il ribasso colpisce la presunzione dei banchieri di tutto il pianeta, obbliga gli speculatori a una maggior cautela. E il presidente della Federai Reserve, Alan Greenspan, forse, non è poi così insoddisfatto: le aziende Usa, dopo anni di guadagni boom e di quattrini facili, rischiavano di adagiarsi sugli allori. Non viene per nuocere una frustata, purché la lezione venga capita presto e bene... Ugo Bertone Allarme in Usa: Clinton sente Rubin al telefono Francoforte perde il 3,2%, Piazza Affari il 2,74 In agosto Milano ha «bruciato» 62 mila miliardi

Persone citate: Alan Greenspan, Caboto Alessandro Fugnoh, Clinton, Greenspan, Ugo Bertone