Un suicidio l'ultimo giallo nel caso Melis

Un suicidio l'ultimo giallo nel caso Melis Dramma al tribunale di Cagliari: era indagato per concorso in estorsione per la liberazione di Silvia Un suicidio l'ultimo giallo nel caso Melis Si spara dopo l'interrogatorio ilprocuratore Lombardini CAGLIARI. Un colpo sordo, un agente sbuca fuori dal corridoio, fissa il collega rimasto sulla porta, sbianca e sbarra gli occhi: «S'è sparato». Luigi Lombardini, ex giudice antisequestri della Sardegna, attualmente a capo della procura presso la pretura, si è suicidato ieri sera poco prima delle otto. Per quasi sei ore di fila, era stato interrogato da cinque magistrati del pool di Palermo guidati da Giancarlo Caselli, che si occupano dell'inchiesta sulle fasi finali del sequestro di Silvia Melis. Al termine e mentre il suo difensore, il professor Luigi Concas, si allontanava per una pausa, è stata decisa la perquisizione dell'ufficio di Lombardini, al sesto piano del palazzo di giustizia di Cagliari. Un gruppo di agenti della pohzia giudiziaria giunti da Palermo ha accompagnato il magistrato nel suo studio-bunker (sorvegliato generalmente da un gruppo di carabinieri e con una telecamera all'ingresso). Lui, apparso più magro del solito in questo periodo, evidentemente sotto pressione per l'accusa di concorso in estorsione nel rapimento di Silvia Me¬ lis, ha aperto la prima porta e velocemente se l'è chiusa alle spalle. I poliziotti hanno iniziato a gridare, poi hanno sentito un colpo di pistola. A quel punto hanno sfondato la porta e hanno trovato Lombardini ricurvo sulla scrivania, gli occhiali storti sul viso, le braccia quasi protese in avanti. Gli agenti hanno cominciato a correre: è stato avvertito il procuratore Mauro Mura (l'interrogatorio è avvenuto nel suo studio, ed è lui che segue l'inchiesta sul rapimento Mehs), che a sua volta ha informato gli uomini del pool. Il figlio del professor Concas, Pierluigi, ha invece immediatamente chiamato il padre. Questo mentre nel lungo corridoio del Palazzo rimbombava una sola frase: «S'è sparato». In pochi minuti quasi l'intero piano è stato reso off-limits. All'interno sono rimasti soltanto i magistrati, mentre pattuglie di carabinieri e polizia sono giunti per bloccare qualsiasi intruso. Pochi minuti dopo è arrivato Concas: «Ringrazio Caselli e il pool palermitano, davvero un magnifico successo», ha detto mentre una smorfia gli contraeva il viso. E ha raccontato: «II dottor Lombardini ha risposto a tutte le domande. Quelle che i magistrati di Palermo definiscono "elementi concreti" a noi erano apparsi invece blandi». «Non mi sarei mai aspettato un gesto del genere. Lombardini mi era parso come sempre combattivo, concreto, anche se dietro questa forza si nascondeva un uomo fragile. Ave¬ va detto di non essersi occupato del sequestro. Mi sono allontanato per cinque minuti perché non mi avevano avvertito che era prevista una perquisizione. Quando sono tornato per concludere l'atto istruttorio mi hanno informato che si era ucciso. Mi resterà per sempre il dubbio che forse avrei potuto impedirne la morte». Il le¬ gale non risparmia critiche ai magistrati. «Lombardini era stato perseguitato dai colleghi con una serie di inchieste tutte conclusesi con l'archiviazione o la richiesta di archiviazione - spiega -. Ma l'ultima è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: non dimentichiamoci che lui è sempre stato in prima linea nella lotta ai sequestratori». La giornata in procura per Concas era cominciata alle 10 del mattino. Il penalista assiste anche l'avvocato Luigi Garau, legale della famiglia Mehs, e indagato di favoreggiamento (e questa sua doppia veste è stata contestata dal pool, che ha parlato di incompatibilità). Garau è stato convocato (a Cagliari erano presenti, oltre Caselli, i sostituti Giovanni Di Leo, Vittorio Aliquo e Lia Sava) dopo una lunga perquisizione nel suo ufficio effettuata la settimana scorsa. L'interrogatorio è stato sospeso attorno alle 11 e mezzo, dopo che l'avvocato si era avvalso del segreto professionale e aveva depositato un'articolata memoria. Poco dopo, tuttavia, si è appreso che Garau era stato liberato dai vincoli di segretezza dal suo assistito, l'ing. Tito Melis. «Ma questo l'avvocato Garau può deciderlo solo con la propria coscienza», hanno commentato i suoi legali. Un'ora dopo (e siamo alle 12,30) nell'ufficio della procura è entrato Luigi Lombardmi, preceduto da Giancarlo Caselli. Il capo dell'Antimafia ha spiegato la sua presenza a Cagliari «perché dev'essere interrogato un magistrato dirigente di un importante Ufficio» (e la Procura di Palermo è quella che per legge interviene quando in un'inchiesta è coinvolto appunto un magistrato sardol. Poi ha aggiunto: «Non ho nulla da dire, siamo in una fase delicata, non ci basiamo su teoremi, ma su elementi concreti». In serata, Caselli ha così commentato: «L'improvviso e imprevedibile gesto compiuto dal collega Lombardini è avvenuto dopo l'espletamento di una complessa ma serena attività istruttoria svoltasi alla continua presenza del difensore e integralmente audioregistrata contestualmente allo svolgimento di altri atti nei confronti di altre persone». Mauro Spignesi Dura reazione del legale del magistrato: «Ringraziamo Caselli e il pool di Palermo» DLp Luigi Lombardini. A sinistra: Silvia Melis e il padre Tito

Luoghi citati: Cagliari, Palermo, Sardegna