Il Rambo in toga a caccia dell'Anonima di Vincenzo Tessandori

Il Rambo in toga a caccia dell'Anonima Il Rambo in toga a caccia dell'Anonima Da giudice unico antisequestri al sofferto esilio di Cagliari UNA CARRIERA IN PRIMA LINEA ■J banditi, diceva, vanno trattafi ti da banditi». Se mio ha comI piuto un rapimento, che poi è il più vile dei reati, per quello deve pagare. Senza mezze misure, senza concessioni, senza ammiccamenti, senza compromessi. Era così, «il giudice Rambo». Sangue emiliano, era figlio di un ingegnere della società elettrica isolana, cultura sarda, la durezza sarda che in lui era un modo per far capire, se non rispettare, la legge. Luigi Lombardini era nato a Cagliari, non era un magistrato del coro, non era uno qualunque. Aveva le sue idee, certo, su come combattere il banditismo e aveva ottenuto risultati straordinari in quella lunga stagione in cui lo Stato dava l'impressione di essere sul punto di abbassare la guardia. Perché la gente veniva rapita, quasi ogni notte, e nessuno si sentiva più sicuro nell'isola che, a dispetto delle sue bellezze, pareva dannata. Era la stagione dei sequestri clamorosi: quello del cantante Fabrizio De André e della compagna Dori Ghezzi; degli Schild, una famiglia inglese che trovò l'inferno in fondo a un orizzonte azzurro; dell'impresario romano Giulio De Angelis; di molti altri dal nome meno importante o semplicemente meno noto. Avveniva mi sequestro e lo Stato sembrava capace soltanto di replicare una frusta e inutile liturgia. Posti di blocco, indagini sugli eterni sospettati: i latitanti. «Il latitante è il coperchio per ogni reato», dice un antico adagio. Anche Lombardini seguiva quelle piste, e ne seguiva altre, con un metodo tutto suo, ostinato più del silenzio dei pastori che gli venivano portati davanti. Aveva 63 anni, pareva mi vecchio, negli ultimi tempi, dicono i pochi amici che gli erano rimasti. Procuratore capo della Procura circondariale di Cagliari: un posto ambito, invidiato. Per lui, soltanto un esilio. Una vita vissuta fra mille battaglie e non soltanto con la criminalità. Al contrario, quelli con i banditi erano duelli che davano gusto alla sua esistenza. Parlava in un modo tutto particolare: sottovoce, misurando ogni parola, ogni pausa, ogni sospiro. E andava diritto al cuore del problema: sapeva che non avevi tempo da buttare e neppure lui ne aveva. Così, se decideva di fare qualcosa, la faceva in fretta. Portava due spesse lenti e ti guardava con quegli occhi chiari nei quali i banditi vedevano il ghiaccio. Poi intrecciava le mani e raccontava. La sua vita, che era un romanzo. In magistratura era entrato nel 1963 e cinque anni più tardi si era trovato ad affrontare il primo «sequestro di persona a scopo di estorsione». Metodico, attento, capace di percepire ogni allusione, ogni crepa nella difesa di chi gli stava di fronte. A volte, quando lo riteneva indispensabile, alzava la voce. Metodi inconsueti, inammissibili, criticavano alcuni, indifferenti agli insuccessi dello Stato. Lui pareva sordo alle critiche, e invece le ricordava, una per una, e ne soffriva, nell'ufficio di Cagliari, che ai suoi occhi pareva un gulag remoto, perché lo costringeva lontano dal «cuore del problema». E allora ricordava il tempo che fu, quando portava sempre la rivoltella al fianco perché per difendersi non c'era che quella. Più tardi la ripose nel cassetto della scrivania e non sempre ricordava d'infilarsela alla cintura, quando tornava a casa: del resto, non ne aveva più bisogno, gli antichi odi di quelli dell'((Anonima Gregoriani» o dell'((Anonima Gallurese» erano ormai sopiti, come finisce l'astio per qualcuno che ha perso il potere. Alla Pretura, gli dissero, avrebbe trovato la tranquillità. Non si era mai sposato, il lavoro era tutta la sua vita. L'impegno in Pretura era la conclusione di un lungo periodo di guerre intestine, perché il dottor Lombardini i nemici li individuava anche dentro il Palazzo. Anzi, quelli erano i suoi nemici personali, mi disse un giorno. E con quei suoi occhi chiari guardava lontano, forse rivedeva quelle cacce che si erano concluse con circa 300 mandati di cattura. Non un giudice qualunque: era il giudice unico, una specie di supermagistrato che si occupava di tutti i sequestri che avvenivano in Sardegna, da Cagliari a Tempio Pausania, dalle gole del Nuorese alla piana di Oristano. Una sorta di viceré con poteri straordinari al quale lo Stato si era rivolto per non dover alzare quella bandiera bianca che sarebbe stata simbolo di vergogna. Quando all'inizio degli Anni 8u trascinò in tribunale i componenti dell'«Anonima Gallurese», ed erano in 108, sui quali si abbatté un diluvio di condanne, si disse che l'orse era finito il tempo del terrore. E invece il tempo della paura e dell'odio tornò presto. 11 «giudice Rambo» aveva continuato nella sua attività, ma poi la sua rotta era finita su scogli nascosti. Dormiva un'ora o due per notte, non ce la faceva a trovare la tranquillità, il silenzio ovattato dell'ufficio era peggio del peggior frastuono, per lui. Era in cura, prendeva psicofarmaci, oltreoceano direbbero che era in analisi, in realtà cercava soltanto qualche motivo per sopravvivere e non poteva essere un motivo banale. Poi, a scuotere il silenzio di quell'ufficio austero e grigio, era arrivata l'accusa: avrebbe manovrato per intascare denaro alle spalle di una famiglia «colpita da sequestro». In molti avevano temuto che Silvia Melis non sarebbe mai tornata, qualcuno aveva chiesto lumi, anche a lui, a quello che era stasto il giudice unico per i rapimenti hi Sardegna. D'altra parte, molti protagonisti presenti del sequestro erano personaggi già conosciuti, e poi, è vero che tutti i rapimenti sono diversi, ma è vero pure che sono tutti uguali. «Penso che sia rimasto scosso da questa vicenda, che è l'ultima di una lunga serie», dice l'avv. Michele Saba, di Tempio Pausania, uno che Lombardini lo conosceva bene. «Della vicenda Mehs non so niente, e a caldo è difficile un commento. Di certo, posso dire che si è perduta mia persona valida e un magistrato di peso». Vincenzo Tessandori

Luoghi citati: Cagliari, Oristano, Sardegna, Tempio Pausania