UN MERCATO SENZA GOVERNO di Mario Deaglio
UN MERCATO SENZA GOVERNO UN MERCATO SENZA GOVERNO Wuhan, capitale dell'industria pesante, e che contemporaneamente è chiamata a fare del cambio fisso della propria moneta una diga contro il caos finanziario. C'è una sorta di ironia della storia nel vedere questo grande Paese ex socialista, ma non certo ancora capitalista a pieno titolo, schierato in prima linea contro l'alluvione delle svalutazioni asiatiche che minaccia l'economia globale di mercato. Seguendo il corso del Sole, l'ondata di vendite in Borsa ha poi sconvolto il fragile mercato russo, dove la Borsa è stata costretta a sospendere l'attività e ha raggiunto l'Europa occidentale, dove, da Milano a Londra, le perdite hanno superato ovunque il due per cento. Ha superato infine l'Atlantico, raggiungendo Wall Street, dove le contrattazioni hanno dovuto essere sospese per eccesso di ribasso e una schiera crescente di operatori sembra ormai convinta che la lunga stagione dei rialzi sia davvero finita. Il problema, a questo punto, è quello di mettere ordine, senza che vi sia purtroppo alcuno chiaramente in grado di farlo. Forse potrebbe prendere l'iniziativa un Presidente americano che non si trovasse nel bel mezzo di una crisi istituzionale che ne mina la credibilità e non dovesse contemporaneamente affrontare una minaccia terroristica; forse potrebbe farlo un'Unione Europea più coesa, che già disponesse effettivamente di una propria moneta. Nessuna di queste condizioni è invece prossima a realizzarsi. Il rischio di un'anarchia di mercato, con fluttuazioni sempre più marcate, determinate da informazioni scarse e frammentarie, da nervosismo e dicerie diventa quindi sempre più preciso, specie per quanto riguarda i Paesi asiatici. Certo, America ed Europa subirebbero effetti complessivamente secondari e potrebbero essere tentate di limitare i collegamenti con i mercati, finanziari e reali, dei Paesi più a rischio ma non si tratta in ogni caso di una situazione gradevole. La soluzione migliore, in Italia e in Europa, sarebbe quella di una ritirata ordinata delle Borse, un ridimensionamento cauto e modesto di alcuni eccessi, una correzione di valutazioni prossime all'anormalità. Un salasso, insomma, come veniva praticato nella medicina tradizionale ai pazienti con la pressione alta per evitare che subissero un colpo apoplettico. E tutto questo nella convinzione che la Borsa rimanga il canale giusto, nell'attuale sistema economico, per finanziare grandi progetti (come la fusione, annunciata ieri, tra due colossi petroliferi come l'inglese Bp e l'americana Amoco) e per far crescere banche e imprese nel nuovo ambiente europeo. Per questo, sarebbe importante che dai banchieri centrali e dai politici arrivassero al mercato segnali di attenzione e di orientamento; sarebbe importante che, nella calura e nella confusione di quest'agosto, i mercati non venissero lasciati soli. Mario Deaglio
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