Il Purgatorio? E' a Napoli di Osvaldo GuerrieriUgo Gregoretti
Il Purgatorio? E' a Napoli A Borgio Verezzi uno spettacolo che è quasi un'avventura Il Purgatorio? E' a Napoli Gregoretti tra Dante e Pulcinella BORGIO VEREZZI DAL NOSTRO INVIATO Ma che ci fa questo drappello di uomini e donne, di anziani e giovani, che munito di elmetto giallo s'incolonna davanti alla bocca delle Cave che sovrastano Borgio Verezzi? Contro ogni verosimiglianza, non va a scavare nel grembo duro della roccia rosata, né va a cercare una vena d'oro o di carbone. Questa gente vuole entrare in Purgatorio, luogo teologico di pena e purificazione messo in cantica dal genio visionario di Dante. E poiché l'impresa è propiziata da Ugo Gregoretti, si può star sicuri che la sofferenza, ancorché purgabile, non provocherà ustioni alle coscienze. Semmai costringerà il gruppo a una capriola mentale, a un guizzo clownesco infilato nella più severa delle dottrine cristiane. Il fatto è che Gregoretti non vede il Purgatorio soltanto come un intangibile al di là: lo vede pure come un concretissimo al di qua, una metafora e uno specchio di Napoli, che quanto a sofferenze non è seconda a nessuna. E allora, all'inizio del viaggio nella seconda cantica della Commedia, pone due guide turistiche, di quelle che ciascuno può incontrare a Pompei, ma coperte da un pulcinellesco camicione bianco, e affida loro il compito di far strada alla turba, di portarla a contatto con gli attori che di volta in volta interpretano Dante, Virgilio e tutti i personaggi che riempiono quel luogo d'ombra e di sofferenza con pene e racconti. E si va. Gigi Angelillo è il primo Dante. Il secondo è Mariano Rigillo, a cui è affidata la famosa invettiva «Ahi serva Italia, di dolore ostello». Altri Dante seguiranno, ciascuno contrassegnato dal medaglione con l'iniziale D. E mentre il drappello avanza in cunicoli, su passerelle sospese nel vuoto, tra spaccature tormentate della roccia, si rendono visibili Pia de' Tolomei, Sordello, papa Adriano V, Forese Donati... Inevitabile per le guide osservare che Dante si occupa di vip e non di gente comune. Con una conseguenza curiosa. Le anime del Purgatorio dan¬ tesco chiedono una grazia ai vivi, invece a Napoli i vivi chiedono la grazia alle anime del Purgatorio: per esempio per passare un esame, per avere i numeri del Lotto. E magari, chiosando e improvvisando, le due guide (Michelangelo Fetto e Giorgio Romanetti cui danno il cambio a metà strada Espedito Giaccio e Maria Luisa Santella) citano Le Goff, Di Nola, De Matteis, come per dire che il sacro è una faccia misteriosa dell'etnologia. Ma qui il visitatore è provato. Ha bisogno di tregua e di ristoro. Ed ecco pronte per lui le uova «al Purgatorio», cotte al momento dall'attore Nestor Garay, rosse di salsa e appaiate a un vino di generosa rubinescenza. Il rischio della rilassatezza conviviale non sarebbe così remoto, se non intervenissero a sollecitare le solite guide. Coraggio, si va verso il paradiso terrestre, il culmine del Purgatorio. Lì Dante incontrerà Beatrice. E Dante, questa volta, è Gregoretti. E' lui che subisce le rampogne di colei che già fu angelicata nella «Vita nova». La creatura che dovrà elevarlo al Paradiso ha le fattezze e la voce di Ludovica Modugno. Il dialogo è severo, fittamente umorale, ma si svolge e quasi s'alleggerisce su una piattaforma aerea, sospesa a strapiombo sulle luci della marina, che il vapore notturno non riesce a inghiottire. Bella impresa, bell'intreccio di rispetto filologico e di invenzione non irriverente, bell'avventura per i tanti elmetti che, dal Purgatorio, scendono con passo allegro a valle, verso l'inferno quotidiano. Osvaldo Guerrieri Un drappello in viaggiotra stretti cunicoli e passerelle sul vuoto Un concreto al di qua metafora e specchio d'una città sofferente Il regista Ugo Gregoretti nelle vesti di Dante
Luoghi citati: Borgio Verezzi, Dante, Italia, Napoli, Pompei
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