Con Elio, anche Rossini è rock

Con Elio, anche Rossini è rock A Pesaro «Isabella» di Corghi, rifacimento dell'«Italiana in Algeri» Con Elio, anche Rossini è rock Ma i canali di comunicazione restano separati PESARO. Non sono solo le partiture delle opere di Rossini che interessano il Festival di Pesaro; anche il problema della recezione, ossia la riflessione sul «come venivano ascoltate allora» e «come possono essere rappresentate oggi» ha orientato la scelta degli interpreti musicali e degli allestimenti scenici. Per questo ripensamento filologico di Rossini in chiave attuale, il Festival pesarese ha quasi sempre trovato soluzioni ideali: il che ne ha fatto una manifestazione unica tra i grandi festival europei. Quest'anno si è andati oltre, presentando una suite in forma di concerto dall'opera «Isabella» di Azio Corghi, espressamente composta per Pesaro. Si tratta di un rifacimento della «Italiana in Algeri» in chiave rock con lo scopo di attirare i ventenni all'ascolto dell'opera lirica, presentandogliela come un prodotto da discoteca. Il lavoro di Corghi è molto abile. Dopo un prologo rock che esplode fragorosamente con balli e luci psi¬ chedeliche comincia l'opera, decostruita e rimontata in diverse combinazioni. La vicenda non esiste più; solo la musica di Rossini viene in primo piano mentre allo stile «rock» si alterna lo stile «ross» e cantanti lirici cedono i microfoni a Elio, al Chorus Vocinblù e al gruppo Broz Ensemble. Le pagine di Rossini sono perfettamente riconoscibili, forse troppo, anche se Corghi le spezza, le combina con se stesse e con altre, altera il suono dell'orchestra con i timbri della batteria, deforma i profili del discorso con i riverberi della elettronica. Musicalmente il lavoro è condotto con puntigliosa serietà e denota un mestiere di prim'ordine: gli incastri di arie e concertati, la loro combinazione in begli intrecci contrappuntistici, la ricerca timbrica come i disegni impertinenti di «Sciocco amante» o i deliziosi gorgoglìi di. «In gabbia è già il merlotto» non fanno una grinza: tutto suona bene con effetti sempre gradevob*, compresi quelli degli uccel- iini che fanno cucù in punti strategici. Ma alla fine rimane un dubbio: davvero una modernizzazione di questo genere potrà attirare i giovani all'ascolto dell'opera lirica? Per rendere attuale la «Venere di Milo» è meglio metterle i jeans, coprendone le bellezze, o insegnare a leggerla nel suo contesto? E se è vero, come nota Corghi, che i ventenni sentono la loro musica in modo diverso, con «la partecipazione totale del corpo», ossia ballando, è anche vero che la sua «Isabella» va ascoltata in modo tradizionale, nel buio di una sala da concerto. E quindi i canali di comunicazione restano separati, nonostante le implicazioni rock dei ritmi rossiniani. Il problema di un loro collegamento non sembra risolto, perché probabilmente non potrà mai esserlo. Questi dubbi che si scioglierebbero solo verificando come funzionerebbe «Isabella» in una discoteca, sorgevano alla fine durante i calorosi applausi con cui il pubblico ha accolto l'esecuzione diretta assai bene da Enrique Mazzola a capo della Orchestra Città di Ferrara, del Coro da Camera di Praga e del Coro Ferrara Musica, con uno stuolo di giovani cantanti che, nonostante le semplificazioni introdotte da Corghi, ha mostrato notevole abilità nell'affrontare il canto rossiniano. Paolo Gallarati Elio, leader delle Storie Tese protagonista a Pesaro della «teen-opera» voluta da Corghi per avvicinare i giovani alla lirica

Luoghi citati: Algeri, Ferrara, Pesaro, Praga