Autostrade, privatizzazione a giorni
Autostrade, privatizzazione a giorni L'assemblea vota le modifiche tecniche per andare sul mercato, manca solo l'ok del Tesoro Autostrade, privatizzazione a giorni Valori lancia l'Sos-mafia ROMA. La Società Autostrade ha compiuto altri passi per collocarsi sul mercato e adesso la meta sembra davvero vicina. Anche la Borsa ci crede e scommette sul titolo (ieri salito, in controtendenza rispetto a Piazza affari). Anzi ci punta fin troppo e solo da qui potrebbe nascere qualche problema per costuire il «nucleo stabile» di grandi azionisti, quelli che devono garantire la continuità di gestione a lungo termine (c'è la fila per entrarci, purché le azioni non abbiano un costo eccessivo). Ma questi sono problemi da troppa salute. Per intanto le assemblee hanno deliberato alcuni provvedimenti tecnici importanti, fra cui la conversione delle azioni privilegiate in ordinarie. Il presidente Giancarlo Elia Valori ha detto di prevedere «tempi rapidi» e ha preso impegni perché tutto si faccia «con la partecipazione di importanti gruppi nazionali» e nella massima trasparenza, evitando in particolare inquinamenti da capitale criminale rischio da lui stesso sollevato ormai da un paio d'anni -, ma sempre per dire che tutto filerà liscio grazie anche all'attenzione mostrata dalle pubbliche autorità. Infine è stata smentita l'ipotesi di uno scorporo delle società di gestione controllate (Autostrade meridionali, Tangenziale di Napoli, Torino-Savona, Tirrenica e traforo del Monte Bianco) perché, ha spiegato l'amministratore delegato Pierluigi Ceseri, «fra le diverse reti non c'è contiguità». In questo anno che rischiava di essere magro per il processo di privatizzazione delle imprese pubbliche, l'operazione Autostrade dovrebbe portare nelle casse dell'Iri 6 mila miliardi. Giovedì i rappresentanti della stessa Iri, del Tesoro, degli advisor Imi e Schroeder e naturalmente di Autostrade hanno deciso di andare avanti col programma già stabilito, che prevede un'offerta pubblica di vendita affiancata dalla costituzione di un nocciolo duro pari al 25% del capitale, da costi- tuirsi tramite una trattativa diretta con importanti gruppi privati. Quali? Fra gli interessati ci sarebbero Luciano Benetton, Calisto Tanzi e alcune fondazioni bancarie. Si tratta, però, solo di ipotesi, che potranno concretizzarsi se il prezzo del titolo lo consente (ieri è stato quotato attorno alle 7600 lire e ci si aspetta che salga. In marzo i candidati al nucleo stabile avevano gettato la spugna davanti a un valore di 8400). Per intanto il presidente Valori si è detto soddisfatto per l'anda¬ mento del titolo. «Il mercato borsistico - ha commentato crede nella Società Autostrade e nel suo management». L'assemblea ha deciso che la conversione delle azioni privilegiate in ordinarie avvenga mediante assegnazione alla pari e senza conguaglio. In tal modo coloro che possedevano le privilegiate, e avevano diritto di voto solo in assemblea straordinaria, potranno votare anche in quella ordinaria. L'assemblea ha inoltre approvato la modifica dello statuto per vietare l'intestazione fiduciaria delle azioni, e ha introdotto un articolo che prevede un collegio di tre arbitri per eventuali con¬ troversie tra società e soci, amministratori e liquidatori. Che cosa manca adesso alla privatizzazione? In pratica, ha detto Valori, solo le indicazioni del direttore del Tesoro Mario Draghi, gran regista delle dismissioni, e dell'Iri, che dovrebbero arrivare presto («forse entro pochi giorni», ha auspicato Valori). Un altro passo fondamentale, l'ok della Commissione europea alla conferma della concessione dal 2018 al 2038, era stato compiuto qualche giorno fa. Fondamentale perché assicura il valore a lungo termine dell'investimento azionario. Autostrade fa gola anche perché è parte del consorzio Telon di Carlo De Feo, che non ha vinto la gara per il terzo gestore dei telefonini ma si prenota per il quarto bando. Non resta che una preoccupazione: Valori ha detto che si avvarrà di «tutti gli strumenti che l'attuale quadro normativo consente, per impedire che la Società finisca in mani inaffidabili», cioè mafiose. Ha ricordato di aver sottoposto il problema all'attenzione della Consob, e che lo stesso presidente del comitato parlamentare di controllo ha sollevato la questione. Questo per sottolineare che il problema è tenuto ben presente e nessuno si farà cogliere di sorpresa. Luigi Grassia ^ 1 HUMERI AL CASELLO ■ CHILOMETRI GESTITI: 2854 ■ FATTURATO [miliardi]: 2988 ■ UTILI NETTI [miliardi]: 261 ■ DIPENDENTI: 7432 [109 i dirigenti] ■ SPESE AMBIENTALI [miliardi]: 200 a STAZIONI Dl PAGAMENTO: 220 ■ AREE Dl SERVIZIO: 207 ■ AUTO E TIR TRANSITATI [milioni]: 678 ■ TELEPASS: 723 mila apparati ■ VIACARD A SCALARE: 10 milioni ■ VIACARD TESSERA: 2 milioni ■ PAGAMENTO CONTANTI [sul totale]: 50,24% «Mi batterò perché la società non finisca in mani inaffidabili» Il titolo vola in Borsa Imprenditori e banche in coda per il nucleo stabile Giancarlo Elia Valori presidente Autostrade e (alla sua destra) il sottosegretario Mario Draghi
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