Un giro di dinari falsi dietro la mafia dei rifiuti di Sergio Miravalle

Un giro di dinari falsi dietro la mafia dei rifiuti Sotto accusa il direttore Bnl del Senato Un giro di dinari falsi dietro la mafia dei rifiuti Trenta gli indagati nell'inchiesta che collega il Kuwait con l'Italia ASTI. Nell'estate del '90 le truppe di Saddam Hussein invasero il Kuwait, saccheggiandone anche la banca centrale e altri istituti di credito ed entrando in possesso, oltre che di oro e valute straniere, anche di miuoni di banconote di dinari kuwaitiani. Dopo la liberazione, la banca centrale del Kuwait mise fuori corso quella massa di denaro finita in mani irachene. Ma il corso legale di una banconota non ferma i trafficanti di valuta che hanno fatto del dinaro del Kuwait ante-Saddam una «moneta forte», usata per coprire lettere di credito internazionali emesse da banche con la compiacenza di funzionari iiifedeb. E' così che alla procura di Asti, indagando su un traffico di rifiuti con ramificazioni straniere, sono incappati nei dinari kuwaitiani. Ne è nata un'inchiesta che ha portato ad una trentina di informazioni di garanzia nel settore bancario, con una prima vittima eccellente: Vincenzo Bianchini, direttore della filiale interna al Senato della Banca Nazionale del Lavoro, rimosso dall'incarico dalla direzione dell'istituto dopo che le perquisizioni avrebbero confermato il coinvolgimento del dirigente nelT «affaire». A condurre l'inchiesta, coordinata dal procuratore Sebastiano Sorbello, è il sostituto Luciano Tarditi, specializzato nelle indagini ambientali. Le sue inchieste hanno portato allo scandalo della discarica di Pitelli nel golfo di La Spezia e alla scoperta del giro di plastica tedesca, falsamente riciclata in depositi italiani, poi incendiati «da ignoti» ad Asti e a Vezza d'Alba. «Il giro internazionale dei rifiuti è più grosso di quanto si possa immaginare e capita di incappare in sorprese anche finanzia¬ rie. Le ecomafie hanno uffici nei vari paradisi fiscali, come le Isole del canale, con i computer controllano il mercato, acquistano, vendono, dirottano capitali», conferma Tarditi. Ma come si arriva dal Kuwait ad Asti passando per Roma? Tarditi usa un esempio: «Pensate ad una signora che porti una pelliccia sintetica al monte dei pegni e che d'intesa con l'impiegato, suo complice, le venga classificata e pagata come di visone. La signora si ritroverà con un credito superiore al valore di quanto ha depositato. Ecco i dinari kuwaitiani, ma anche alcune emissioni libiche e perfino i titoli di Stato tedeschi, emessi dalla Repubblica di Weimar negb Anni 20, servono a creare masse di manovra finanziaria per far emettere lettere di credito fasulle, ma che passando da una banca all'altra si trasformano in potenziale finanziario reale». Naturalmente ci vogliono complicità dentro le banche ad alti livelli. Per questo la «pista astigiana» si è ramificata in decine di perquisizioni e contatti con i magistrali svizzeri (pare che l'aeroporto di Zurigo sia una delle piazze di. smercio delle banconote fuori corso). Ci sono addirittura siti Internet che danno la possibilità di accedere ad una sorta di mercato delle varie pezzature disponibili. Il valore di un dinaro del Kuwait prima dell'invasione irachena era di circa tre dollari, ma il mercato clandestino, controllato dalla malavita organizzata, tratta ora grandi partite a suon di miliardi. La vicenda ha interessato anche la «Federai Reserve» degli Usa e si ricollega ad altre inchieste condotte a Firenze, Aosta, e Torre Annunziata. Sergio Miravalle

Persone citate: Luciano Tarditi, Saddam Hussein, Sebastiano Sorbello, Tarditi, Vezza, Vincenzo Bianchini